Cronaca

La doppia sfida di Ann, da scienziata a paziente: "Studiavo il cancro, poi mi ha colpito"

Ann Zeuner 
Biologa, Zeuner fa ricerca per eliminare le cellule che resistono alle terapie. Verso tecniche innovative finanziate dall’Airc
2 minuti di lettura
ROMA - Ragazzina solitaria con la testa fra le nuvole, Ann sognava di fare l'astronoma. È diventata invece biologa, ricercatrice con l'obiettivo di vincere i tumori. Pensava di lavorare per gli altri, i malati, fino alla mattina in cui si è ritrovata lei stessa a combattere un cancro al seno. Divisa tra razionalità di scienziata e ansia di madre, di donna col corpo improvvisamente nemico, mutilato. "Io volevo guardare le stelle, starmene sola col naso all'insù tra lune e costellazioni, ma in fondo la doppia elica del Dna, il nostro codice genetico, come struttura somiglia alle galassie a spirali". Sorride la dottoressa Zeuner, 50 anni, trovando un filo che lega la bambina di ieri e il suo presente di studiosa che salva vite grazie all'Airc (Associazione per la ricerca sul cancro) che domani sarà nelle piazze con la vendita delle arance per finanziare la ricerca.

Dalle stelle alle cellule?
"Al primo esame di università ho scoperto che non ero dotata per la fisica, i telescopi potevo scordarmeli. Così, ho scelto un altro ramo e studiando tra Roma e l'America sono diventata biologa. Lavoro all'Istituto superiore di sanità".
Cosa studia?
"Grazie ai fondi dell'Airc, sono a capo di un team checerca di capire come fare in modo che le cellule dormienti del cancro, soprattutto intestino e polmoni, rimangano tali, così che il tumore non torni anche a distanza di anni. Dopo un'operazione possono infatti restare cellule nascoste che resistono alle terapie. Io cerco di capire i meccanismi della loro attivazione perché attraverso nuove tecnologie si possano eliminare".

Da ricercatrice a paziente...
"Non pensi mai che ti possa capitare. Una mattina con l'autopalpazione del seno ho sentito che qualcosa non andava, sono andata a farmi una ecografia e le facce lunghe dei colleghi mi hanno fatto capire tutto. Conoscere il tumore forse ha diminuito all'inizio la paura , ma l'ansia per il futuro, sapendo quello che mi aspettava tra cure, operazioni e soprattutto avendo due figli, di 15 e 10 anni, è rimasta. Ho fatto la mastectomia, i raggi, poi la ricostruzione. E ora dopo mesi, sono al lavoro più motivata di prima".

Risultati della ricerca?
"Abbiamo brevettato un farmaco senza effetti collaterali, ma per farlo arrivare nelle farmacie ci vorranno molto lavoro e finanziamenti".
Com'è cambiata la sua vita?
"Ho rivoluzionato la dieta: poca carne, pochi zuccheri, alcol e latticini e più attività fisica. Ma soprattutto ho capito che dovevo cominciare a pensare seriamente anche a me, a non mettermi sempre per ultima dopo il lavoro, i figli. Ecco, questo vorrei dire alle donne".

Cosa vorrebbe dire alle donne?
"Che il tumore alla mammella è una piaga sociale: ci vogliono più ricerca e più informazione per sconfiggerlo. Il numero di casi è in crescita e ogni giorno muoiono 35 donne. Troppe non si osservano, travolte dallo stress, dalla cura di tutti. Invece dovrebbero pensare anche a loro stesse. Perché, con la ricerca e le buone abitudini, vincere il cancro è una cosa possibile".