Milano

La battaglia di Filippo Penati: "È il cancro la mia sfida"

Per la prima volta l'ex presidente della Provincia di Milano dopo la condanna a risarcire 19,7 milioni per danno erariale, racconta la sua malattia
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Pubblichiamo un articolo uscito il 26 luglio scorso su Repubblica in cui Filippo Penati raccontava la sua malattia.

Un conto salatissimo e impossibile da saldare di circa 20 milioni di euro. Se non fosse che Filippo Penati, 67 anni da compiere a dicembre, ha altri pensieri per la testa: tra una settimana ricomincerà un altro ciclo di chemioterapia contro il cancro. "Questa è la sfida che voglio coltivare, perché nella mia vita ho riconquistato un po' di serenità", dice.
 
I fatti di cronaca, intanto: a distanza di 14 anni dall'acquisto da parte della Provincia di Milano, nel luglio 2005, del 15 per cento delle azioni della Milano Serravalle-Milano Tangenziali spa, che erano in possesso del gruppo Gavio, la Corte dei Conti della Lombardia ha condannato l'ex presidente della Provincia, che fu anche capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani, a versare nelle casse della Regione Lombardia (oggi proprietaria della Serravalle) un risarcimento di 19,7 milioni per danno erariale. Con lui sono state condannate anche altre undici persone, per un totale da risarcire di quasi 50 milioni. "La gestione della fase precontrattuale - hanno scritto i magistrati contabili nella sentenza d'appello di oltre 80 pagine - ed il suo esito finale con il pagamento di un sovrapprezzo stimato nel valore superiore al 30 per cento di quello del pacchetto azionario acquistato senza la copertura di una perizia e facendo a meno di assistenza qualificata (...) rimangono parti oscure dell'intera vicenda, che avrebbe dovuto essere gestita con perizia e prudenza dal Penati" e dagli altri attori coinvolti.
 
La vicenda nacque a seguito di un esposto dell'allora sindaco di centrodestra, Gabriele Albertini. Dopo il giudizio, inaspettato per lui, Penati ha preso carta e penna per ricordare la sua verità: "Due procure, Milano e Monza, hanno indagato per più di dieci anni e la conclusione è stata l'archiviazione. Il 25 febbraio 2015 la Corte dei Conti della Lombardia ha dato ragione alla Provincia riconoscendo, tra l'altro, che quanto pagato per l'acquisto delle azioni Serravalle ben poteva essere considerato congruo. Il procuratore Mapelli ha archiviato. Anche Albertini in una lettera di scuse del 25 novembre 2015 riconosce la congruità del prezzo. I miei avvocati faranno ricorso e tutto questo si scioglierà come neve al sole".
 
Sembrano passate ere geologiche, politicamente parlando; Penati era il dominus della sinistra lombarda, perlomeno quella "riformista", capace di conquistare a sorpresa Palazzo Isimbardi proprio negli anni del berlusconismo più tracotante. È bastata quell'inchiesta per disarcionarlo nel giro di poche settimane. "Ho pagato un prezzo altissimo per quella operazione di Serravalle - è il ragionamento che Penati fa da tempo - perché difendevo l'idea di una gestione pubblica innovativa. Evidentemente ho toccato fili scoperti, scontrandomi con lobby dallo spirito iperliberista e andando contro ad alcune scelte scandalose fatte dallo stesso centrosinistra, penso all'operazione A1 con i Benetton... ". La politica oggi è lontana, per lui. Il Pd lo espulse ad inchiesta appena cominciata, poi la segreteria di Matteo Renzi lo riabilitò: "Mi fece piacere ma poi non ho più rinnovato la tessera. Tanti mi hanno voltato le spalle, alcuni furono solidali ma non pubblicamente. Però adesso non ho rancori né risentimenti".
 
Dal maggio di due anni fa Penati è presidente della Geas Basket, storica società di pallacanestro femminile di Sesto San Giovanni, la sua città di cui fu anche sindaco. "Vivo in un appartamento in affitto di 55 metri quadri all'estrema periferia di Sesto - ha scritto in un messaggio per i media - della mia pensione di insegnante e un modesto vitalizio. Ora combatto la sfida più importante per la mia vita. I medici mi confermano che tra le cause scatenanti del male c'è sicuramente la conseguenza della mia lunga vicenda giudiziaria".