Il Venerdì

In Islanda, l'isola delle donne

Sul "Venerdì" del 19 ottobre un reportage dal Paese più femminista del mondo. Dove ora una legge obbliga le aziende alla parità salariale. E poi: la nuova ultradestra spagnola, Walter Siti, Riccardo Muti e la vita quotidiana a Genova dopo la caduta del ponte

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Il Paese più femminista del mondo. La storia di copertina del Venerdì del 19 ottobre è un reportage dall'Islanda, dove da quest'anno le aziende sono obbligate a verificare che le donne siano pagate, per lavori analoghi, quanto gli uomini. Serve una (costosa) certificazione di un revisore esterno, e chi non si conforma in breve tempo paga una multa salata. Daniele Castellani Perelli è andato a Reykjavík a vedere come sta andando l'applicazione della nuova legge. E come si vive nell'isola delle donne.

Da nove anni, infatti, l'Islanda è prima nella classifica Global Gender Gap del World Economic Forum. Non ha solo dato al mondo la prima presidente democraticamente eletta e la prima premier dichiaratamente lesbica, ma ha anche approvato – ben prima della campagna #MeToo – tante leggi all'avanguardia per aiutare le donne, da un generoso congedo per i padri alla chiusura degli strip bar, nonché il divieto delle pubblicità sessiste e della prostituzione. Ma non basta. In Islanda l'educatrice femminista Margrét Pála Ólafsdóttir porta avanti con successo l'esperimento di classi separate negli asili, perché, dice, i maschi sono troppo aggressivi. E poi c'è il Museo fallologico più grande del mondo, che, al contrario di quanto si possa pensare, non è affatto una celebrazione del potere maschile...

Chiude la storia di copertina un'intervista di Paola Zanuttini a una scrittrice controcorrente, l'americana Jessa Crispin, che bacchetta il nuovo femminismo, troppo bianco e d'elite, e dice: «Il #MeToo? Se non darà spazio alla critica resterà un gioco di potere per fare carriera».