Bari

Mamma 33enne ha un tumore rarissimo, appello social fa il giro del mondo: "Ora ho una speranza in Israele"

Emilia Lacerenza 
Da Barletta a Tel Aviv per le cure: "Ho deciso di raccontare la mia storia sui social affinché qualcuno potesse darmi un segnale di speranza in più rispetto a quelli che purtroppo non stavo ricevendo nell'ultimo periodo"
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Corsa contro il tempo per trovare una terapia che consenta a Emilia Lacerenza di sconfiggere il carcinoma sarcomatoide metastatico triplo negativo che le hanno diagnosticato nel 2018. Mamma trentatreenne di due bambini, quello della signora Lacerenza, che vive a Barletta, è un caso raro, anzi, rarissimo, così come le hanno detto sin da subito quando ha scoperto di essere stata colpita da quello che lei definisce "un mostro da combattere".

"Raro ma non impossibile - racconta - e questo mi permette di non mollare, anche quando mi hanno prospettato lo scenario di interventi e numerose terapie sperimentali da intraprendere pur senza alcuna garanzia certa sui risultati". Da qui, un percorso medico che dalla Puglia l'ha portata prima a Roma e poi all'Istituto Scientifico Romagnolo di Meldola dove ha incontrato anche la dott.ssa Cinzia Conteduca, ricercatrice ad Harvard pluripremiata di origini barlettane. E proprio da Barletta è partito un imponente tam tam mediatico sul web.

"Ho deciso di raccontare la mia storia sui social - spiega - affinché qualcuno potesse darmi un segnale di speranza in più rispetto a quelli che purtroppo non stavo ricevendo nell'ultimo periodo". Ebbene, l'appello è stato tradotto in molte lingue e la rete si è mobilitata condividendo un messaggio che in poche ore ha fatto il giro del mondo arrivando sino a Tel Aviv. "Tutto è successo così velocemente - afferma la signora Lacerenza - che ancora non riesco a crederci. Ma sono pronta a partire grazie al supporto di quanti pur non conoscendomi stanno credendo in me"

. È bastato un contatto con una signora italiana attualmente in cura in Israele che ha saputo del caso grazie ai social e ha fatto da tramite con la struttura ospedaliera. Già nei prossimi giorni è in programma un viaggio verso lo Sheba Medical Center, il più grande ospedale israeliano, per avviare le prime visite mediche di valutazione. Uno spiraglio si è aperto anche negli Stati Uniti. "Non mi arrendo - tiene a precisare con il sorriso che la contraddistingue - soprattutto ora che so di non combattere la mia battaglia da sola".