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Il calcio piange Emiliano Mondonico, è stato uno degli allenatori più amati

Se n'è andato dopo anni di lotta contro un tumore. Sulla sua pagina Facebook il saluto della figlia Clara. Cinque promozioni in A con Cremonese, Atalanta, Torino e Fiorentina, ma anche fantastiche cavalcate europee con i bergamaschi e i granata. Memorabile la sedia alzata per protesta contro l'arbitro nella finale Uefa '92 tra Toro e Ajax
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È morto Emiliano Mondonico. L'allenatore si è spento a Milano, allo scadere della sua ultima, estenuante partita: la lotta contro il cancro. Sulla pagina Facebook di Emiliano, il toccante saluto di sua figlia Clara: "Ciao Papo.... sei stato il nostro esempio e la nostra forza... ora cercheremo di continuare come ci hai insegnato tu... eternamente tua". I funerali si
terranno sabato nella sua Rivolta d'Adda (Cremona), dove era nato il 9 marzo 1947.


Mondonico aveva compiuto 71 anni esattamente 20 giorni fa. Sempre Clara gli aveva fatto gli auguri su Facebook, con un post che in realtà esprimeva la consapevolezza di quale bene prezioso fosse ogni attimo di vita vissuto con papà. "Ehi Papo auguri!!! 71 anni di amore puro... la vita ti ha messo davanti a partite che sembravano impossibili da vincere ma tu, con la forza che ti contraddistingue, hai dimostrato di essere in grado di superare tutto... per cui festeggiamo la tua giornata senza se e senza ma perché ti meriti il meglio... perché senza te nulla avrebbe senso... sorridi... sorridiamo e brindiamo a te che sei il nostro esempio... il nostro maestro...".


Il maestro Emiliano Mondonico ha lottato a lungo contro il cancro. Di quella lotta aveva parlato quattro mesi fa, in un'intervista al Corriere dello Sport. “Ci sono trenta probabilità su cento che la Bestia ritorni - diceva -. Ma, credimi, dopo quattro operazioni, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene, di un pezzo di colon e di intestino, sei pronto a tutto. E, ogni giorno di più, apprezzi il tempo che ti è dato. Il cancro non è invincibile, il calcio mi dà la forza per continuare a sfidarlo”.


E la memoria torna a sette anni fa. Mondonico allenava l'Albinoleffe in Serie B, quando gli fu diagnosticato il tumore all'addome. Lasciò temporaneamente la panchina per essere operato il 31 gennaio. Dopo l'intervento, il rientro a tempo di record: il 14 febbraio eccolo di nuovo alla guida dell'Albinoleffe, che a giugno conquistò la salvezza. Mondonico avrebbe dovuto commentare quel successo con i giornalisti, ma si eclissò dopo qualche attimo dalla conferenza stampa.

Uomo vero e sanguigno, emotivo e passionale, l'allenatore non era in grado di celare quanto accadeva all'uomo. Il tumore si era ripresentato, e con esso la paura di non farcela. Questo fu il suo messaggio, prima di abbandonare la sala: "Ho conosciuto un avversario particolare in corso d'opera, ma non posso ancora dire di averlo sconfitto. Convivere con il pensiero di qualcos'altro oltre all'Albinoleffe non è affatto semplice. Come faccio a regalarvi certezze se non sono sicuro di essere qui tra un mese?".

Con quel pericolo incombente Mondonico era andato avanti, fedele alle qualità che ne hanno fatto un simbolo del calcio italiano: la tempra, il coraggio. E la sua storia di tecnico, iniziata in quella Cremonese dove aveva chiuso la sua storia di calciatore, durante la quale aveva vestito in A le maglie di Torino e Atalanta tra fine anni Sessanta e primi Settanta. La gavetta più autentica per Mondonico, allenatore "pane e salame", come si autodefiniva, partito da ragazzino dando calci al pallone nell'oratorio di Rivolta d'Adda, in provincia di Cremona, dove la famiglia gestiva una trattoria in riva al fiume e dove da anni "Mondo" tornava per allenare ogni mercoledì una "squadra speciale", persone a cui insegnare come prendere a calci le proprie dipendenze.

Emiliano Mondonico calciatore, alle sue spalle il capitano del Bologna Giacomo Bulgarelli (foto dal profilo Facebook) 

Alla Cremonese Mondonico iniziò da allenatore delle giovanili e arrivò alla guida della prima squadra nella stagione 1981-82. Due anni e con "Mondo" in panca e i gol di Gianluca Vialli i grigiorossi tornarono in Serie A, dove mancavano da 54 anni. La Champions di Emiliano, quel personale filotto di cinque promozioni in A. Centrate, dopo la Cremonese, con l'Atalanta (1987-88 e 1994-95), con il Torino (1998-99) e con la Fiorentina, altra nobile decaduta che Emiliano riportò nella massima serie nella stagione 2003-04, entrando per sempre nel cuore dei tifosi viola. La grande amarezza, invece, fu il non essere riuscito a evitare la retrocessione in B al Napoli nel 2000-01.

21 giugno 2004: è il giorno della festa viola, il ritorno della Fiorentina in Serie A. L'abbraccio "testa a testa" tra Mondonico e l'attaccante Christian Riganò (ansa)

La stagione 1987-88 con l'Atalanta era stata incredibile. Mentre i bergamaschi correvano in seconda serie verso la promozione, Mondonico aveva issato i suoi ragazzi fino alla semifinale di Coppa delle Coppe, dove arrivò l'eliminazione sotto i colpi dei belgi del Malines, l'altra sorpresa del torneo, poi vincitori in finale contro l'Ajax.

Morto Mondonico, il ricordo della storica sfida col Real insieme a Lentini e Bruno


Qualche anno ed ecco la storia d'amore di Emiliano con il Toro e una nuova, fantastica cavalcata europea fino alla finale di Coppa Uefa 1991-92. In semifinale i granata avevano fatto fuori il Real Madrid, che non era quello "galattico" di Cristiano Ronaldo ma era pur sempre il Real con tutta la sua potenza politico-calcistica. Ma il Toro volava sui gol del brasiliano Walter Casagrande accompagnati da urla e pugni chiusi dalla panca di Emiliano. E per le bianche merengues fu notte nera. Quindi, il decisivo ultimo atto, il doppio confronto con un altro club dal blasone europeo, l'Ajax di Louis Van Gaal, che Mondonico aveva solo sfiorato quattro anni prima con l'Atalanta. I granata persero la Coppa senza perdere: furono due pareggi, ma il trofeo andò ai lancieri di Amsterdam per i gol segnati fuori casa (2-2 a Torino, 0-0 in Olanda).

Morto Mondonico, quando alzò la sedia durante la finale di Coppa Uefa del '92


Piegati ma non sconfitti. Soprattutto da un arbitro, lo slavo Zoran Petrovic. Ad Amsterdam fu battaglia autentica. Il Toro centrò due pali e una traversa, come colpito da una maledizione. Ma poi Frank De Boer mise giù in area di rigore il libero e capitano granata Roberto Cravero senza che il fischietto fermasse il gioco per decretare il sacrosanto penalty. L'idea che fosse solo sfortuna si dissolse e "Mondo" scattò dalla panchina alzando una sedia verso il cielo in segno di protesta. Plateale manifestazione di dissenso punita con una giornata di squalifica. Mai scontata. L'Europa era stata una grande avventura, ma Emiliano era felice a casa sua: il calcio italiano.

E un anno dopo alzò la Coppa Italia, al termine della stagione 1992-93, quando il Toro prevalse sulla Roma di Vujadin Boskov per la stessa regola delle reti marcate fuori casa che un anno prima lo aveva penalizzato con l'Ajax: 3-0 per i granata nell'andata di Torino, 5-2 per i giallorossi nel ritorno a Roma. Una doppia finale memorabile, che sembrava decisa dopo i primi 90 minuti e invece rimasta in bilico fino al 180°. Gli uomini di Mondonico, storditi all'Olimpico anche dai tre rigori assegnati alla Roma e trasformati dal "principe" Giuseppe Giannini, si rialzarono con la doppietta del centravanti corazziere Andrea Silenzi. “Stasera contava il cuore, il cuore del Toro. Ed è saltato fuori. Bravissimi i ragazzi a credere in questo cuore” disse alla fine un raggiante Emiliano Mondonico. Lui non poteva saperlo, ma 25 anni dopo quella Coppa Italia resta l'ultimo trofeo vinto del Torino. La firma di "Mondo" sulla storia.
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