Cronaca

No alla pastasciutta antifascista perché "Anti è divisivo", l'ultimo oltraggio ai fratelli Cervi

La scelta della giunta a Mirandola, da poco a guida leghista. L'Anpi locale: "La Festa del 25 luglio si farà anche senza patrocinio, in ricordo delle 52 vittime del nazifascismo"

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MIRANDOLA - “Avevamo riunito i nostri volontari per fare assieme la Festa del maccherone col pettine e la Pastasciutta antifascista, che ormai è una tradizione. Ricorda la pasta portata dai fratelli Cervi nella piazza di Campegine per festeggiare la caduta del fascismo il 25 luglio del ’43. Arriva il patrocinio del Comune, tutto bene. Poi il neo sindaco leghista ci chiama in Comune e ci spiega che la parola "Anti" non va bene, perché è ‘divisiva’, mentre un sindaco deve mantenere la coesione di tutta la comunità”. Pier Luigi Borellini Gualdi , presidente Anpi di Mirandola e Francesca Donati del direttivo per due ore ascoltano la lezione di Alberto Greco (primo cittadino dopo 74 anni di sinistra) e dell’assessore Giuseppe Forte. “Ci dicono che è proprio l’ “Anti” che non può essere accettato. Al limite poteva essere chiamata ‘pastasciutta partigiana’, o pastasciutta e basta”.

Frasi che resteranno nella memoria dei dirigenti Anpi. “L’antifascismo si deve modernizzare: non esiste più perché non ci sono più i fascisti. I morti sono tutti uguali. Certo, potremo dare il patrocinio alle vostre commemorazioni davanti ai cippi e alle lapidi dei partigiani ma faremo la stessa cosa se qualcuno vorrà ricordare i morti fascisti. Il 25 Aprile? Non c’è problema. Quella non è una festa antifascista, è una festa dello Stato aperta a tutti. Certo (precisazione dell’assessore, ndr) non mi è mai piaciuto che si canti Bella ciao”.

“Questi si presentano come il nuovo che avanza – dice il presidente dell’Anpi – e invece sono un passato che si ripresenta”. La Festa si farà, naturalmente. E continuerà, anche senza patrocinio, il ricordo delle 52 vittime del nazifascismo nel mirandolese. I neo amministratori salviniani che certamente conoscono l'origine dei maccheroni col pettine (che è quello dei vecchi telai) forse non sanno che alla pastasciutta organizzata dai fratelli Cervi partecipò anche qualche fascista. Uno era addirittura in camicia nera. Lo ha raccontato a Repubblica Giovanni Bigi, che quando aveva 16 anni portò il carro con i maccheroni nella piazza di Campegine. “Qualcuno avverte Antenore Cervi che ad aspettare la pasta c’è un giovane in camicia nera. Lui dice: si vede che ha fame. Poi gli si avvicina e gli dice: almeno la camicia te la potevi togliere”. “Ho solo questa”. “Hai capito come ti ha ridotto il fascismo?”.

Dal ’22 in poi, nella campagne di Reggio Emilia, giravano gli “stanga – caplètt”, i picchiatori di cappelletti. Il 1° Maggio era vietato ed i fascisti entravano nelle case contadine per controllare che a pranzo non si facesse festa. Se trovavano i cappelletti, spaccavano piatti e tavole e spesso le teste di chi stava mangiando. Ormai da anni, nel reggiano, si fanno grandi feste con i “Cappelletti antifascisti”. Anti, sempre anti. Si spera che i neo amministratori della città dei Pico non scoprano “precedenti” anche per i maccheroni col pettine.