Scienze

Gli antropologi contro le discriminazioni: "Le razze umane non esistono"

Gli studiosi italiani di antropologia chiedono alla politica di impegnarsi a contrastare il razzismo con l'arma della formazione e della comunicazione scientifica

2 minuti di lettura
OLTRE il 99%. È questa la percentuale del nostro genoma che condividiamo con qualsiasi altro essere umano. E anche se lo sappiamo da tempo, in troppi sembrano continuare a dimenticarlo. Lo dimostrano le esternazioni di Attilio Fontana, candidato del Centrodestra alle elezioni regionali in Lombardia, che ai microfoni di Radio Padania ha recentemente dichiarato che "la razza bianca è a rischio". E mesi dopo fa riflettere di nuovo l'ondata di razzismo che si è sollevata dopo i fatti di Macerata. Vicende che ci ricordano quanto possano essere pericolosi il risentimento, l'odio razziale e la paura per il diverso. È proprio per questo motivo che gli antropologi italiani hanno deciso di scendere in campo, per sottolineare ancora una volta che il concetto di razza, e tutte le connotazioni e le idee che porta con sé, non hanno alcun fondamento nella scienza moderna. Riuniti alla Camera dei deputati, hanno lanciato un appello a tutte le forze politiche per condannare l'uso strumentale del concetto di razza,  presentando un documento che mira a combattere il razzismo (anche) con le armi dell'informazione e della formazione scientifica, processo che deve cominciare precocemente, già nelle scuole.
 
·UNA RAZZA, QUELLA UMANA
Sotto la nostra pelle - hanno ricordato i rappresentanti delle associazioni e società scientifiche degli antropologi italiani - al di là di differenze superficiali come il colore o la forma degli occhi, il grado di parentela con qualsiasi altro essere umano è altissimo. "In epoca moderna nessuno è mai riuscito a dimostrarne l'esistenza di razze nella specie umana", spiega Giovanni Destro Bisol, antropologo dell'università La Sapienza di Roma. "La biologia ci racconta piuttosto che siamo tutti molto simili da un punto di vista genetico". Discendiamo tutti da un gruppo di antenati vissuti in Africa che successivamente si sono spostati in altri continenti. Gli individui, come i loro geni e le loro culture, si sono quindi incontrati e confrontati fin dalle nostre origini, dando vita a forme di umanità diversificate, in continua evoluzione e trasformazione.
 
·IL SEGRETO DELLA SOPRAVVIVENZA: LE DIFFERENZE
"Sappiamo di essere una specie relativamente giovane, nata circa 200mila anni fa, e fin dalla comparsa di Homo sapiens le migrazioni e i mescolamenti, sia biologici che culturali, sono stati una costante. Dobbiamo quindi essere debitori di questa diversità per il successo che abbiamo avuto come specie, riuscendo ad adattarci e a prosperare in ambienti molto differenti", aggiunge l'antropologo. "Bisogna, in sostanza, sciogliere questa sorta di paradosso secondo cui la nostra percezione dice una cosa e la biologia ce ne dice un'altra". In altri termini - continua l'esperto - bisogna far capire che non esistono basi genetiche che avvalorino l'ipotesi di disuguaglianze cognitive, comportamentali o intellettive tra gruppi umani. E poi far capire che anche ciò che più ci colpisce, come il colore della pelle, la forma degli occhi e l'architettura corporea non sono altro che l'adattamento alle diverse condizioni ambientali.
 
·IL DOCUMENTO
Gli antropologi condannano dunque qualsiasi uso strumentale di categorie che sono al tempo stesso prive di fondatezza dal punto di vista genetico e potenzialmente discriminatorie, come "razze umane" o "culture essenzializzate" (intese come unità definite e rigide) nel discorso scientifico, in quello pubblico e nelle pratiche sociali. Come si legge nel testo del documento gli antropologi chiedono a tutti i candidati e le candidate alle elezioni del 4 marzo e alle formazioni politiche di unirsi alla condanna espressa nel documento (si può aderire a questo appello scrivendo a: appelloantropologi@gmail.com). E di promuovere in Parlamento e nei ruoli di governo che si andranno eventualmente a ricoprire, iniziative (in primis a scuola) per una informazione scientifica sulla diversità biologica e culturale, efficace strumento contro i razzismi.