Bari

Gioco d'azzardo e scommesse online, 16 arresti a Bari: in manette Tommy Parisi e i Martiradonna

Tommy Parisi (a destra) con il padre Savinuccio 
Un'alleanza di ferro tra i Clan Parisi e Capriati sta dietro la gestione di un imponente giro d'affari. I clan avrebbero investito i proventi delle attività illecite in una serie di attività apparentemente legali, tra cui anche bar e ristoranti nel centro di Bari
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Un mouse e un server in un paradiso fiscale al posto di coppola e lupara, ingegneri e tecnici informatici al posto dei picciotti, perché quello che conta non è saper sparare ma muovere i soldi da una parte all'altra del mondo senza lasciare traccia.

L'indagine di tre procure coordinata dalla Direzione nazionale antimafia sulla spartizione del mercato delle scommesse online da parte delle mafie, conferma come queste si siano definitivamente evolute e siano entrate in quella che inquirenti ed investigatori definiscono la "nuova dimensione del crimine organizzato", dove con poco rischio si ottengono guadagni enormi.

Il blitz che ha portato all'esecuzioni di misure cautelari nei confronti di 68 persone e al sequestro di beni, società e disponibilità finanziarie per oltre un miliardo è dunque solo l'inizio di una battaglia che lo Stato rischia di perdere se non mette in campo le contromisure necessarie. "Mancano forme di controllo e vigilanza adeguate - è l'allarme lanciato dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho - Se la politica non presta attenzione a questi aspetti l'Italia non sarà in grado di decollare, l'economia sana e pulita continuerà a essere infiltrata e il sud continuerà ad essere la zavorra dell'economia del Paese".

Dei 68 provvedimenti, 28 sono stati eseguiti dalla procura di Catania (con la chiusura di 46 agenzie di scommesse) e riguardano esponenti del clan Cappello e Santapaola-Ercolano, 22 da quella di Bari, che ha sequestrato quasi 200 milioni e 18 da quella di Reggio Calabria, che ha invece effettuato sequestri per oltre 700 milioni.

Il quadro complessivo che emerge è quello di un accordo tra le organizzazioni per gestire il mercato delle scommesse e dei punti vendita, ottenendo così un doppio vantaggio: riciclare fiumi di denaro e reinvestirli in attività pulite; controllare, attraverso i punti vendita, il territorio e ottenere consenso dando lavoro alla gente senza violenze, intimidazioni e sparatorie.

Dietro l'organizzazione in Calabria c'erano, dicono gli investigatori, i rampolli dei boss della 'ndrangheta: Danilo Iannì, Domenico Tegano, Francesco Franco. Erano loro che sui social ostentavano Rolex e Ferrari, cene a base di caviale e champagne, soggiorni in hotel di lusso e pacchi di banconote da 500 euro. A Bari si muoveva invece, sostengono sempre gli inquirenti, una "multinazionale delle scommesse" che movimentava miliardi tra le Isole Vergini, Curacao e le Seychelles. Dietro c'era il figlio cantante del boss barese Savinuccio Parisi, Tommy Parisi,  e soprattutto Vito Martiradonna, cassiere del clan Capriati soprannominato 'Vitin l'Enèl', un nome che compare nelle più importanti indagini sulla mafia barese.

Gli investigatori lo filmano mentre si incontra con un agente dell'Aisi per avere, dice il gip, notizie sulle indagini in corso. Ma soprattutto lo sentono spiegare al telefono come si muove la nuova mafia. "Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a fare: 'bam bam!' - dice ridendo al suo interlocutore - Io invece cerco quelli che fanno: 'pin pin!!'. Che cliccano, quelli che cliccano e movimentano. È tutta una questione di indice, capito?".

Parole che investigatori e inquirenti fanno loro per lanciare l'allarme. "L'indice - sottolinea De Raho - non serve più per sparare ma per movimentare denaro in settori che non ne consentono la tracciabilità". "La nuova frontiera - aggiunge il capo dello Scico della Gdf, Alessandro Barbera - sono i clic sui computer, non le pistole". Anche perché si rischia molto meno: "Le pene sono irrisorie rispetto alla gravità del problema - spiega il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro - questo per le mafie è il campo del futuro, un settore privilegiato".

Per far capire di cosa si parla, gli investigatori citano a mezza bocca un dato: il mercato della droga muove ogni anno 20-30 miliardi. Quello delle scommesse, legali e illegali, oltre 100.

Fra le 68 persone 16 sono pugliesi: sette in carcere e nove ai domiciliari. La misura più pesante è stata applicata dal gip Giovanni Anglana Vito, Francesco, Mariano e Michele Martiradonna (uno dei capoclan di Bari Vecchia e i suoi figli), Antonio Buontempo (nipote di Vito Martiradonna) Giovanni Paolo Memola e Tommy Parisi (figlio del boss di Japigia Savinuccio). Ai domiciliari sono finiti invece Michele BuontempoFrancesco CatacchioMichele Cinquepalmi, Santino ConcuGiuseppe De CandiaAlessandro Di BelloMariella FranchiniGiuseppe la GalaRaffaele Tagliente.

La rete di gioco da banco e online sarebbe stata realizzata tramite una serie di società con sede in paradisi fiscali (Malta, Curacao, Isole Vergini), a partire dalla Centurionbet Ltd, riconducibili alla famiglia Martiradonna, che operava tramite una struttura piramidale e una serie di piattaforme informatiche che raccoglievano le scommesse prevalentemente in Italia. Ai vertici dell'organizzazione ci sarebbe Vito Martiradonna, e poi una rete di figli, fratelli, cugini, persino la "zia" Mariella Franchini (cognata del capoclan Vitin), che svolgeva il ruolo di contabile, agenti e mediatori.

A fare da contraltare all'attività dei Martiradonna c'era poi quella dei Parisi, gestita direttamente dal capo storico Savinuccio, tramite l'intestazione di agenzie e centri scommesse a una serie di prestanome, a partire dal figlio cantante Tommy.

Secondo l'ipotesi degli investigatori del Gico, gli uomini dei clan avrebbero investito i proventi delle attività illecite in una serie di attività apparentemente legali, tra cui anche bar e ristoranti nel centro di Bari, come l'Al 111 di corso Vittorio Emanuele e il Coco's di via Amendola, che sarebbero fittiziamente intestati a prestanome dei Martiradonna. Il legale del Coco's, tuttavia, avvocato Matteo Dammicco, assicura che l'attuale società Snooker Bowling "è del tutto estranea all'indagine" e che il titolare "non ha legami di alcuna natura con le famiglie malavitose".