Politica

IL COMMENTO

La fatwa contro Repubblica, l'ennesimo attacco alla libertà di stampa

In piazza del Campidoglio c’erano i romani che amano Roma e si vergognano di come è ridotta. C’è ancora il diritto di parola, il diritto di manifestare, il diritto di scrivere? O valeva solo ai tempi di Alemanno e Marino, quando erano i grillini a protestare?

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Sul blog dei Cinque Stelle, uno dei partiti che ci governa, arriva la fatwa contro “Repubblica”: “Non la comprate più, meglio dare i soldi in beneficienza”. Cosa abbiamo fatto di tanto grave? Semplicemente abbiamo raccontato quello che abbiamo visto e che a loro non piace. Migliaia di cittadini romani sabato mattina si sono riuniti in piazza del Campidoglio. Gruppi di amici, chi con il cane, chi con la bicicletta, chi con il figlio piccolo sulle spalle, rispondendo ad un appello fai da te apparso sui social. La protesta è contro il degrado di Roma, capitale umiliata, ferita, irriconoscibile. La protesta è, va da sé, per responsabilità oggettiva, contro chi amministra la capitale, e cioè contro Virginia Raggi. Manifestazione senza bandiere di partito e uno slogan: “Roma dice basta”. Dalla piazza arriva la richiesta di dimissioni.

La sindaca si innervosisce e, a sera, quando anche le televisioni straniere parlano dell’evento, liquida con disprezzo l’assembramento sotto il “ suo” Palazzo e insulta chi lo ha animato: “Era il Pd mascherato, sono gli orfani di Mafia Capitale”. Protesti contro la sporcizia, l’incuria, chiedi “una città più vivibile, inclusiva, solidale”? Per la Raggi sei solo un mafioso al soldo del Pd. E il Movimento la appoggia, entrando a gamba tesa nel merito del nostro lavoro. A prova della “parzialità” del giornale  c’è, secondo loro, la foto della folla in Campidoglio in prima pagina sull’edizione romana. 
Ma che idea ha dell’informazione il Movimento Cinque Stelle? Che rispetto ha dei cittadini che hanno legittimamente levato le loro voci (molti sono elettori della Raggi delusi dalle promesse mancate e dalla sua manifesta incapacità) e che idea ha del lavoro dei giornalisti? Io ero lì, ho scritto quello che ho visto.

Non era un raduno sedizioso. In piazza del Campidoglio c’erano romani che amano Roma e si vergognano di come è ridotta. C’è ancora il diritto di parola, il diritto di manifestare, il diritto di scrivere? O valeva solo ai tempi di Alemanno e Marino, quando erano i grillini a protestare?

E’ evidente che questo atteggiamento e queste reazioni scomposte rivelano una profonda insipienza, una non conoscenza dei principi liberali nati ai tempi della Rivoluzione francese e ripresi dalla nostra Costituzione. La libertà di stampa va sempre tutelata, che piaccia o no.  

Fa sorridere, per la sua disarmante inadeguatezza, la contestazione sulla scelta di mettere a piena pagina una foto della manifestazione. Migliaia di persone sotto il Campidoglio non sono una notizia? C’era qualcosa di più importante, qualche impresa della giunta Raggi che noi non conosciamo e abbiamo trascurato? Le notizie si pubblicano forse in base all’algoritmo della Casaleggio Associati? E cosa vuol dire l’accusa di essere “parziali”? Non esiste un’informazione super partes.  In questo Paese ci sono sensibilità e letture diverse (meno male). L’importante è raccontare i fatti  con onestà intellettuale. Ma, evidentemente, a Di Maio, Casaleggio, Grillo e i loro associati la stampa libera non piace. Piccoli Orban crescono.
 
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