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La Tunisia dice no a Salvini: "Niente rimpatri fuori dagli accordi"

Salvini incassa il no del suo omologo nordafricano: "Nessuna procedura velocizzata o rientri diversi da quelli previsti dagli accordi in atto. Previsto per martedì un incontro per ridiscutere le operazioni per rimandare i migranti nel Paese nordafricano

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I 184 tunisini arrivati venerdì mattina a Lampedusa con sette barchini, nonostante l'annunciata chiusura dei porti italiani da parte del ministro Salvini che pretendeva l'intervento di Malta per fermarli, dovranno aspettare. Non potranno essere rimpatriati a strettissimo giro di posta come voleva il titolare dell'Interno. La Tunisia ha detto no a procedure velocizzate e a rientri diversi da quelli previsti dagli accordi in atto che limitano ad 80 il numero di persone da rispedire indietro con due voli charter due volte a settimana.

I 184 sono stati già trasferiti a Trapani per le ordinarie procedure di identificazione e si metteranno in fila con tutti quelli che ancora restano da rimpatriare, più di 1.800 dei 3.500 arrivati quest'anno e giudicati irregolari dalle commissioni.

Dopo l'arrivo-beffa a Lampedusa dei 184 migranti, quasi tutti tunisini, Salvini aveva avuto un colloquio informale a Vienna con il suo omologo tunisino e aveva annunciato procedure "innovative ed efficaci" per rimandare subito in patria i tunisini sbarcati. Pensava ad una identificazione immediata a Lampedusa, con altrettante immediata accettazione della riammissione in patria dalle autorità tunisine e un volo charter straordinario entro domenica. Ma così non sarà.

Le autorità tunisine hanno immediatamente chiarito che non vi sarà alcun rimpatrio straordinario. Martedì a Roma, in un incontro già fissato, Salvini e il suo omologo tunisino si rivedranno e si capirà se esistono le condizioni per aumentare e velocizzare le operazioni di rimpatrio di chi arriva dalla Tunisia, che nel 2018 è stata la prima nazione di provenienza dei migranti con circa 4200 persone. Di questi, 3500 sono stati destinatari di un provvedimento di espulsione ma solo 1700 sono tornati effettivamente a casa.