Chiara, fresca buona come l’acqua

L’unica bevanda con zero calorie, l’unica che non solo aiuta l’organismo in tante funzioni vitali ma che riesce a prevenire disturbi e malattie. Aiuta a dimagrire, ad avere una pelle giovane, un cervello guizzante. Davvero un elisir di salute. Eppure, spesso, un’idratazione adeguata viene trascurata e quasi mai inserita come priorità accanto alla corretta alimentazione. Si prescrivono diete dettagliate ma non una parola su quello che bisognerebbe bere. «Il nostro fabbisogno è di almeno due litri di acqua al giorno. Quantità che aumenta se il clima è caldo e umido - spiega la biologa nutrizionista Elisabetta Bernardi - e se si svolge moderata e intensa attività fisica. Per reintegrare i liquidi che perdiamo attraverso sudorazione, urine e feci, possiamo consumare ortaggi e frutta, composti all’80-90% di acqua. Tisane, tè e acque aromatizzate, se non zuccherate, possono andare bene. Ma la migliore bevanda è sempre l’acqua». Acqua circondata da tanti falsi miti. E qualche bufala. L’acqua frizzante fa gonfiare? «No, il gas ritrova un passaggio verso la superficie e non provoca gonfiore». Acqua naturale o con le bollicine? «È lo stesso, dipende dal gusto di ognuno», risponde l’esperta. Quella del rubinetto - in qualche città ricca di calcio - fa venire i calcoli? «Al contrario. Ne previene la formazione». Meglio quella in bottiglia rispetto al rubinetto? «L’unica differenza è nella quantità di sali presenti. Quella minerale è raccolta alla fonte e imbottigliata così come sgorga. Quella del rubinetto deve sottostare a diversi parametri e la quantità dei sali viene portata a livelli standard stabiliti per legge. E poi cambia il sapore. A qualcuno quella del rubinetto non piace». Il sodio è da demonizzare? «Non è vero che un’acqua buona deve contenere poco sodio. L’apporto di questo minerale attraverso l’acqua è molto ridotto. Certo, gli ipertesi non dovrebbero bere acque che contengono 100 mg di sodio per litro». L’altro mantra è che bisogna bere acqua al mattino per depurarsi e lontano dai pasti perché “gonfia”. Un’altra falsità. «L’essenziale è bere: prima, dopo e durante i pasti. Chi vuole dimagrire può assumere due bicchieri a stomaco vuoto per attivare i recettori della sazietà e quindi mangiare di meno. In generale serve creare una routine giornaliera — consiglia Bernardi — avere sete vuol dire essere già in uno stato di parziale disidratazione, perché il meccanismo della sete ha un tempo di risposta ritardato. Quando si ha sete si è già perso l’1-2% del peso corporeo (in liquidi) e questo causa già i primi sintomi della disidratazione. La sola perdita dell’1% del peso corporeo inoltre è sufficiente per alterare l’umore, provocare il mal di testa e problemi di memoria». Promosso invece il limone spremuto, non solo perché risulta più dissetante, ma anche perché la vitamina C aiuta ad assorbire meglio il ferro degli alimenti. La mancanza d’acqua ha effetti importante sulle funzioni vitali che, in uno stato di fortissima disidratazione, sono compromesse perché l’acqua non serve solo a placare la nostra sete. «È il solvente delle reazioni metaboliche, regola il volume cellulare e la temperatura corporea, permette il trasporto dei nutrienti e la rimozione delle scorie metaboliche, favorisce i processi digestivi e garantisce il corretto svolgimento delle funzioni cerebrali», elenca Bernardi. Ma può anche essere un valido aiuto per chi soffre di diversi disturbi: «Tutto l’apparato urinario beneficia dell’uso di acque oligominerali (con un tenore di sali minerali non superiore a 500 mg per litro) o poco minerali. Le prime migliorano la diuresi, aiutano a eliminare residui del metabolismo, prevengono la formazione di calcoli, ed eseguono un’azione antinfiammatoria e antinfettiva», spiega Umberto Solimene, docente all’Università degli Studi di Milano e presidente della Federazione Mondiale delle Terme. «Per chi soffre di reflusso le acque migliori risultano essere quelle ipertoniche che hanno una minore reattività di stimolo sulla secrezione gastrica». Le acque bicarbonate favoriscono la digestione, se bevute durante i pasti. In caso di osteoporosi si consiglia un’acqua calcica (con una quantità di calcio dai 150 mg per litro in su), che può coadiuvare il trattamento farmacologico. E chi soffre di ritenzione idrica non tema di bere a volontà: «Il contenuto di sale di qualsiasi acqua è molto ridotto rispetto a qualsiasi alimento — chiarisce la nutrizionista — Ogni giorno bisognerebbe assumere al massimo 2.400 milligrammi di sodio e se anche bevessimo un acqua sodica (con quantità di sodio maggiori di 200 mg per litro) un litro fornirebbe più o meno la quantità di una piccola fettina di salame o un cucchiaio raso di parmigiano». Solimene pone l’attenzione sul fluoro: «Se l’acqua ne contiene più di 1,5 mg per litro non è opportuno somministrarla ai lattanti». Oltre ai bambini, anche gli anziani sono una delle categorie a rischio disidratazione perché il meccanismo che regola la sete diventa meno efficiente nel tempo. «Per prevenire i problemi gli anziani dovrebbero bere acqua e assumere minestre e bevande calde e fredde senza aspettare lo stimolo della sete», consiglia Bernardi. Mentre le donne incinta e che allattano hanno bisogno di maggiore apporto di H2O. La produzione di latte, composto per l’87% di acqua, richiede una quantità extra di liquido che equivale a 750 ml al giorno.

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