Roma

Roma, sport, progetto ForGood, oltre 500 bambini coinvolti

Chimenti: "Iniziativa fondamentale, sport pareggia tutto": è lo strumento per contrastare efficacemente la povertà infantile. Tantissimi i bambini romani che hanno partecipato: "Mi è cambiata la vita".

1 minuti di lettura
Sono stati presentati oggi, presso il Salone d'Onore del Coni, i risultati del progetto ForGood. Sport è benessere volto a contrastare la povertà infantile attraverso la pratica sportiva. Alla presenza di Franco Chimenti, vice presidente vicario del Coni, Fabio Pigozzi, rettore dell'Università degli Studi di Roma del Foro Italico, Marco Perissa, presidente Opes (comitato organizzatore #BeAlive), e Alessandro Tappa, presidente di Sport Senza Frontiere Onlus, è stato illustrato il modello di intervento elaborato per continuare con più efficacia il lavoro di integrazione sociale dei bambini e delle bambine attraverso la sport.

Sono 22 gli enti socio-assistenziali e sanitari coinvolti, 504 i bambini inseriti nelle attività sportive e seguiti per 2 anni, 126 le società sportive della rete solidale di 'Sport Senza Frontiere' e 22 le diverse discipline sportive praticate dai bambini. Non solo: più di 1000 visite mediche effettuate e tre università coinvolte (Tor Vergata, Foro Italico e Roma Tre).

"ForGood. Lo sport è benessere" l'attività fisica come contrasto contro la povertà infantile

"Questa iniziativa è clamorosa e fondamentale. Lo sport e la scuola sono un abbinamento fantastico. Quando ci sono delle differenze sociali, i bambini ne soffrono molto più di tutti gli altri. Lo sport pareggia tutto, la partecipazione nello sport significa per loro essere uguali agli altri, e nello stesso modo la scuola, che mette insieme bambini di ceti diversi", ha detto Chimenti durante la conferenza, che si svolge contestualmente a #BeAlive, una giornata dedicata allo sport e ai suoi valori, organizzata allo stadio dei Marmi.

ForGood. Sport è benessere è un intervento di inclusione sociale e prevenzione sanitaria nei quartieri marginali di tre grandi città italiane (Roma, Napoli e Milano) e a Buenos Aires, in Argentina, attraverso la pratica sportiva.

Il progetto biennale è rivolto a bambini e ragazzi in condizioni di disagio socio-economico, che sono stati inseriti in corsi sportivi assistiti e che hanno avuto la possibilità di ricevere un uno screening pediatrico approfondito e un counseling psicologico, esteso all'intero del nucleo familiare. Insomma, lo sport come strumento per contrastare efficacemente la povertà infantile.

Il progetto ha permesso di affiancare al lavoro socio-educativo-sportivo, che costituisce lo strumento di intervento principale di 'Sport Senza Frontiere', un'azione di prevenzione a tutela della salute dei bambini e delle famiglie. Il modello di intervento elaborato è stato studiato per constatare il 'drop out' sportivo e favorire il processo di inclusione del bambino.