Roma

Investimenti e consumi fermi, così Roma trascina giù la regione

Report di Bankitalia. Il Lazio cresce meno del resto del Paese. Crollano i consumi. Il turismo aumenta ma è sempre più low cost. Fino al 2013 la spesa annua in opere pubbliche era di un miliardo, oggi è scivolata a 100 milioni. E aumentano le disparità sociali

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Serve un rapido cambio di marcia altrimenti lo spettro è la stagnazione e il peggioramento delle disparità economiche e delle tensioni sociali. Il quadro che emerge dal rapporto della Banca d’Italia sul Lazio, presentato in via XX Settembre, non lascia dubbi.

L’economia capitolina è come il suo turismo: ha enormi potenzialità ma è fragile, povera, low cost. Il motivo? Crollano gli investimenti pubblici a Roma: fino al 2013 la spesa annua in opere pubbliche era di almeno 1 miliardo, oggi è sui 100 milioni. Non è solo responsabilità del Comune: sono crollati gli investimenti dallo Stato. Il peso in termini economici e sociali è alto. Bankitalia confronta il trasporto pubblico di Roma e Milano e il paragone è impietoso: la domanda è la stessa, 400 passeggeri per abitante, ma l’offerta in termini di km è la metà, 16mila contro gli 8mila a Roma. Ecco perché i bus di Atac sono sempre pieni. Manca un piano di crescita e senza un progetto a lungo termine, soffre anche il settore privato. E infatti secondo il rapporto calano le imprese in attivo, i grandi malati sono edilizia e il terzo settore: due imprenditori su tre prevedono di ridurre o non aumentare gli investimenti.

L’anno scorso uno su due prevedeva di aumentarli. Preoccupa anche il pil, ormai dato simbolo di produttività e crescita: è in calo dal 2016 e nell’ultimo anno cresce di appena lo 0,3%, pericolosamente vicino allo zero e alla stagnazione. E anche sul fronte dei consumi delle famiglie non ci sono buone notizie, nonostante gli 80 euro di Renzi o il reddito di cittadinanza: fino al 2017 la crescita dei consumi si aggirava intorno al 2% su base annua, nel 2018 non arriva all’1%. Eppure il reddito delle famiglie è stabile con 19.400 euro pro capite: immobilismo e burocrazia frenano più di quanto possano stimolare i sussidi in una città come Roma, dove i servizi e il terzo settore rappresentano per l’85% della sua economia.

«Il fatto che proprio i servizi fanno segnare una diminuzione è preoccupante – spiega Luigi Mariani direttore della sede di Roma di Banca d’Italia - di fatto influenzano l’andamento dell’economia » . La crescita economica rimane una chimera: «Rallentano gli investimenti – riprende Mariani – e ci crea qualche apprensione » . Emblematico il caso di un settore strategico per Roma come il turismo, che nel 2018 cresce di quasi il 3% portando la spesa media per turista a un +6,9%: bene, ma rispetto a venti anni fa è calata di -33%.

In altre parole è un turismo sempre più povero. La capitale rischia di perdere anche il treno del boom demografico nel Lazio, che sfiora i 6 milioni di residenti: la forza lavoro passa dall’8,8% al 10,3% e gli stranieri dal 3% nel 2002 al 13%. Un’opportunità, in termini economici. Che però la capitale non sta cogliendo: a Roma i disoccupati di lunga durata sono passati dal 5,9% del 2017 al 6,4% del 2018. Aumentano invece i lavoratori dipendenti, + 0,8%. L’allarme è chiaro: « A Roma c’è il rischio di stagnazione economica se non si inverte la rotta », spiega Raffaello Branzini coordinatore del rapporto. Il rischio è di vedere aumentate e inasprite le disparità sociali perché la mancata crescita, il Lazio cresce meno del Paese, e la stagnazione allargano la forbice tra chi ha un contratto fisso e chi è precario. Le recenti tensioni nelle periferie non lasciano presagire nulla di buono
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