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"I libri come cura. Così ho inventato la farmacia letteraria"

Elena Molini ha aperto un anno fa la sua libreria a Firenze. "Tanti ora mi chiamano perché vogliono farne nascere altre"

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C'è una libreria di 35 metri quadrati a Firenze che da oggi è anche un romanzo edito da Mondadori: "La Piccola Farmacia letteraria". L'ha scritto Elena Molini, 37 anni, un master in editoria e una sfida coraggiosa, aprire per davvero una minuscola libreria indipendente in un paese che legge poco. L'avventura comincia un anno fa in via di Ripoli, strada lontana dal centro.

La farmacia letteraria è un posto in cui si consigliano libri come fossero medicine?
"L'idea è proprio questa, libri terapeutici per curare i vari stati d'animo. Ogni libro ha un bugiardino, cioè quei foglietti illustrativi che si trovano nei farmaci e che da noi invece guidano il lettore nella scelta del romanzo, del saggio o della raccolta di poesie".

Li scrive lei i bugiardini?
"Sì, ma ogni mese mi consulto con tre mie amiche coinvolte nel progetto: una psicologa e due psicoterapeute. Nel bugiardino scrivo indicazioni, posologia ed effetti collaterali. Non la trama: semmai informazioni per indagare emozioni e stati esistenziali contenuti nel libro. Il nostro catalogo raccoglie libri che coprono 95 tra stati d'animo e sentimenti".

Esempio? Consigli per i cuori abbandonati?
"Prima regola: capire se abbiamo davanti un lettore seriale o qualcuno con poca dimestichezza. Sui problemi di cuore posso consigliare ad esempio La principessa che credeva nelle favole di Marcia Grad Powers, aiuta a disamorarsi di una persona che magari è una proiezione della nostra mente. Oppure Alta fedeltà di Nick Hornby per chi non riesce a dimenticare la ex. Le braci di Sandor Marai per chi vuole ricucire un rapporto di amicizia. II cardellino di Donna Tartt per chi ha perso qualcuno che amava tanto".

Su Instagram avete 22mila follower, 20mila su Facebook...
"I social sono un aiuto per farci conoscere fuori da Firenze. L'interesse attorno alla Farmacia è cresciuto, c'è chi mi chiama per aprire nuove piccole farmacie letterarie in altre città. È bellissimo. Come il giorno in cui sono entrati in negozio due editor di Mondadori e mi hanno chiesto se mi poteva piacere scrivere un romanzo incentrato proprio sulla Farmacia letteraria".

Lei ha lasciato un lavoro in una grande catena di librerie. Perché?
"Non ero felice. Volevo suggerire libri che ritenevo validi o adatti a un certo cliente. Non me ne sono andata a cuor leggero, avevo molta paura nel provare una strada autonoma. Le cose per ora sembrano funzionare".

Il segreto quale è?
"Distinguersi. Vendo un prodotto che si trova uguale in molti posti. Ma se vuoi un suggerimento per curare con le parole di un romanzo, ansie, delusioni o un momento di allegria: io ho delle ricette letterarie. Con un'avvertenza: non tutti i farmaci funzionano, non tutte le terapie fanno guarire".

Parliamo del romanzo.
"La storia è venuta da sé, la protagonista è Blu, libraia che dispensa rimedi: non mi somiglia. È sbadata, io invece precisa e ansiosa. La libreria ha successo, ma lei pensa a come ritrovare un ragazzo che ricorda il Grande Gatsby e che un giorno è entrato nel suo negozio. Intorno a Blu, la generazione dei trentenni che vedono allungarsi le precarietà e invecchiano fra gli aperitivi consumati col vino a meno di 2 euro del supermercato e l'oroscopo di Internazionale per capire l'aria che tirerà domani".

Sul bugiardino del suo libro cosa si legge?
"Per i sogni che si realizzano...".