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Politica

L'intuizione del corazziere nero

Ansa
Ansa 

Che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia escogitato di far accogliere Matteo Salvini da un corazziere di pelle scura in uniforme di gala proprio per la Giornata della memoria contro le discriminazioni è, assai probabilmente, un magico colpo di genio "civile", l'unico che potesse giungere in mente a chi custodisce il naturale e reattivo sentimento democratico unito al necessario sarcasmo antifascista. Rispondendo così, in modo brillantemente protocollare, alla subcultura razzista rionale che monta nel Paese, accompagnata, va rilevato quotidianamente, da un signore leghista, fisso lì, come ne testimoniano le parole, i gesti, le smorfie da piantone consegnate ai social, pronte a fornire pacche di incoraggiamento al sentire plebeo endemicamente razzista e ringhioso.

Ora, intanto che altri benemeriti volonterosi, a fronte della meschina equazione che porta molti a identificare i migranti, cioè l'Altro, con il nemico, criminalizzando la miseria, cioè ancora una volta il diverso, consapevoli di un tale piccino orrore, si lambiccavano, magari sotto le bandiere di una dispersa sinistra, su come rispondere, appunto, a ciò che abbiamo già definito un'ottusa Vandea, già, in quello stesso istante, proprio davanti a un incombente quesito politico sull'analfabetismo civile arrembante, ecco che, improvvisamente, sullo scalone d'onore del Quirinale è apparso quel ragazzo, quel corazziere, di colore, nero, anzi, "negro", come direbbero gli amici del ministro.

Uno scatto, un'immagine, un fotogramma, un segno, una dichiarazione politica esplicita inviata dalla più alta istituzione, in altri momenti fin troppo silente, che fa subito giustizia d'ogni repertorio razzista di cui il nostro Paese mantiene tracce di vomito, certamente dai giorni dei ributtanti titoli illustrati di "La difesa della razza" di Telesio Interlandi (e dello stesso Giorgio Almirante, lì in veste di segretario di redazione, che allora così scriveva: "Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. (...) Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei"), e ancor prima, cioè già all'inizio dello scorso secolo, di un fumetto non meno razzista come quello di Bilbolbul sul "Corriere dei Piccoli": il "tripolino", il "negretto", l'"abissino", l'"ascaretto", mostrato nell'esercizio della sua inferiorità razziale, il "selvaggio" che tentava di mangiare gli spaghetti finendone infine strozzato.

Piazzando un corazziere di colore in un'occasione pubblica sul razzismo, Sergio Mattarella ha dato una risposta netta anche al miserabile background che consentiva di ridere dell'inerme piccino Bilbolbul.

Quanto al ragazzo in alta uniforme da cerimonia, N.T., ha 29 anni, nato in Brasile, è stato adottato insieme alla sorella poco più grande da una coppia siciliana quando aveva appena un anno. Il suo privato, è dettaglio che qui non fa storia.

Eppure, affinché il brillio dell'ironia ci accompagni perfino in presenza della meschinità razzista dei nostri dirimpettai, dei nostri vicini, dei nostri peggiori cognati, in questa storia, appunto, accanto a un Salvini in tenuta da piantone di questura, come già i capomanipolo della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (nel suo caso, propenderei per la Milizia confinaria!), al miserabile Interlandi, al fascista Almirante e all'incolpevole creatura immateriale Bilbolbul, sempre a proposito del dono del corazziere ricevuto da Mattarella, c'è da ritrovare anche dell'altro.

Quando abbiamo visto il giovane in alta uniforme, le spalline metalliche, gli alamari argentati, l'elmo "Minerva", lì a mostrare l'evidenza di se stesso, meglio, ciò che ufficialmente la sua presenza riassume nel luogo del Colle, abbiamo pensato, appunto, a un gesto assoluto che rimandava a un'altra esemplare, non meno immensa e irresistibile risposta al razzismo endemico, seppure tratta da tutt'altro contesto e circostanza.

Abbiamo ritrovato all'istante l'immenso Mel Brooks, con lo sceriffo nero al centro del suo "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", lo sceriffo Bart della cittadina di Rock Ridge, cui la proverbiale vecchina del West, a fronte di un gentilissimo "Non trova che è una giornata stupenda?", risponde piccata: "Vaffanculo, negro!".

Ironia per ironia, dimenticavo di aggiungere che la sella del nostro è griffata "Gucci", non tutto il sale dell'ironia si può comunque pretendere nelle occasioni ufficiali. Chissà se il perspicace Salvini abbia intuito che il messaggio lo riguardava insieme ai suoi tweet sulla "pacchia finita" e altri esercizi paraletterari da mattinale di questura?

Restano sullo sfondo le parole di un altro perspicace, Vittorio Feltri: "Non ho seguito bene la vicenda, non ne ho cognizione diretta, ma se un corazziere italiano è nero non importa niente a nessuno, dov'è il problema? I veri razzisti sono quelli che usano questo corazziere per fare ironia nei confronti di Salvini. C'è un razzismo ribaltato che diventa quasi paradossale" (sic). Ogni risposta appare qui davvero vana.

Tuttavia, se non il presidente della Repubblica, certamente Mel Brooks, lui sì, saprebbe come rispondere a certa risaputa cinica piccineria da ben pensanti. Quanto a quegli altri, ovvero l'opposizione boccheggiante come pesce sulla battigia, devono anche loro ringraziare l'intuizione improvvisa, quel corazziere nero, risposta da mago, di Mattarella, così nell'attesa di finire di riprendere fiato e idee prima che arrivi l'ennesima definitiva mareggiata.

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