Torino

Torino, lo staff della sindaca costa 1,5 milioni più di quello di Fassino. Lei replica: "Non è così"

Chiara Appendino, sindaca 5 Stelle di Torino 
E Grillo accorre in soccorso dal suo blog: "Una bufala"
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Non è solo questione di promesse elettorali mancate, come l’istituzione di un fondo di 5 milioni di euro per i giovani disoccupati alimentato con i risparmi da un ipotetico taglio del 30 per cento degli staff rispetto alla giunta Fassino, cavallo di battaglia di Appendino nel 2016. Ma di piccoli eserciti di staff, tra segreterie e portaborse, che occupano le stanze accanto a quella della sindaca e degli undici assessori. Quasi 300 persone, secondo i calcoli fatti dal capogruppo della Lista Civica, Francesco Tresso, sulla base di un accesso agli atti e del paragone con gli anni di amministrazione di Piero Fassino.

La sindaca, prima di rispondere in Conisiglio comunale all'interpellanza di Tresso firmata anche dagli altri gruppi di opposizione Lega esclusa, ha replicato in una lunga diretta Facebook. E adesso è arrivato in soccorso anche Beppe Grillo. Dal suo blog il comico fondatore dei Cinque Stelle scrive:
"Bufala di Repubblica! Secondo un'interpellanza ripresa da la Repubblica Torino, i costi per gli staff della giunta Appendino sarebbero più alti rispetto a quelli della giunta Fassino. È una bufala".

La replica della sindaca: "Tutto falso, ho risparmiato"
 

Ricostruiamo la vicenda. Nel primo anno di amministrazione Appendino il numero di occupati nelle segreterie della sindaca e degli assessori è stato di 286, di cui 21 staffisti esterni. Se si considerano gli anni di Fassino, la media del numero di collaboratori occupati nelle segreterie era di 210, di cui 30 esterni. La differenza è di una settantina di persone in più nell’era pentastellata. "Com’è possibile che dodici persone, tra cui la sindaca, ne debbano avere come contorno 300  per gestire l’attività amministrativa ed essere di raccordo tra la parte politica e quella amministrativa?" ripete Tresso.

I Cinque Stelle hanno in effetti rispettato l’impegno di ridurre gli ingressi esterni di staffisti, preferendo l’utilizzo di personale interno. Questo però non ha ridotto i costi, anzi: i dipendenti ricevono un’indennità di ruolo e alla fine, facendo le somme, Appendino ha speso un milione e mezzo in più per le segreterie rispetto all’amministrazione di centrosinistra. La sindaca di Torino, insomma, non ha potuto rispettare la promessa di creare il fondo per i giovani disoccupati non perché i soldi siano finiti nel bilancio generale per coprire i buchi ereditati dal passato, ma perché i risparmi annunciati nella campagna elettorale non si sono realizzati.

Anche prendendo l’anno in cui la precedente amministrazione ha assunto più collaboratori, il 2015, con un totale tra interni ed esterni di 214 persone, la spesa è sempre stata inferiore di oltre un milione rispetto all'era Appendino. Nonostante le polemiche per gli stipendi d’oro, in particolare del portavoce di Fassino, Gianni Giovannetti.

La sindaca su Facebook ha nella sostanza replicato che il numero del personale è aumentato perché sono stati inglobati nel gabinetto del sindaco settori che prima non ne facevano parte e che continuano a svolgere le loro mansioni non al servizio della giunta e della sindaca, ma della città. Ha poi ammesso che il fondo per i giovani disoccupati promesso in campagna elettorale non è stato costituito perché nonostante il costo dello staff sia in realtà dimnuito oltre il 30 per cento promesso, non ci sono comunque le risorse a causa "della disastrosa situazione dei conti che abbiamo trovato. Ma lo faremo entro fine mandato.

Per Tresso, che come si diceva ha presentato un’interpellanza firmata da tutta l’opposizione per chiedere conto della questione alla prima cittadina e dibattere della promessa mancata in Consiglio, non è solo una questione di soldi e di promesse mancate. "Stiamo parlando di circa 25 persone in media per ogni assessorato. Troppe. Un’organizzazione mastodontica e inconcepibile considerando che il numero dei dipendenti del Comune continua a diminuire e che alcuni servizi sono al collasso, come l’anagrafe".

L'anagrafe, appunto. A Torino c’è una lista di attesa lunga mesi per riuscire a fare la carta di identità elettronica e c’è gente che aspetta da luglio per un cambio di residenza. Per ora tutti i correttivi messi in campo dall’amministrazione non hanno prodotto effetti. Il Comune non è riuscito nemmeno a garantire l'annunciato trasferimento di 22 persone agli sportelli: si è fermato a 7. L’assessora Paola Pisano è stata messa sotto accusa non solo dalle opposizioni, ma anche da un gruppo di consiglieri Cinque Stelle che hanno firmato, insieme con la minoranza, un’interpellanza generale proposta dal capogruppo Pd Stefano Lo Russo.

Forse, sottolinea Tresso, "si potrebbe spostare qualcuno dalle segreterie degli assessori a Cinque
Stelle e della sindaca per riuscire a fare qualche carta di identità e qualche cambio di residenzain più. Anche i servizi sociali e le Circoscrizioni sono in sofferenza. Invece il personale sta nelle segreterie degli assessori. È la vittoria della burocrazia: incredibile che questo accada con la sindaca Appendino, che si era presentata come l’alternativa, come il cambiamento".