Palermo

Elezioni in Sicilia, Crocetta: "Il Pd voleva assassinarmi ma si è suicidato"

Il governatore uscente risponde alle accuse del sindaco di Palermo: "L'arroganza e il narcisimo di Leoluca Orlando ci hanno fatto perdere". Sul piano nazionale la sconfitta "rafforza la premiership di Renzi"

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ROMA - "Nella storia finora rimango l'unico ad aver portato il centrosinistra alla vittoria in Sicilia. Le polemiche sono inutili: chi si assume la paternità di una proposta deve sobbarcarsi anche la responsabilità di una sconfitta". Per il governatore uscente Rosario Crocetta, la colpa della disfatta del centrosinistra nell'Isola ha un nome e un cognome, ossia quello di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo: "Hanno ascoltato lui invece di fidarsi di me".

Speciale elezioni siciliane

Crocetta, qual è stato l'errore più grande del Pd?
"Quello di applicare il cosiddetto 'modello Palermo' a tutta la Sicilia. Hanno scientificamente voluto il mio assassinio, che però si è trasformato nel loro suicidio".

Orlando la accusa di "gestione disastrosa".
"Secondo lei è disastroso aver creato 75mila posti di lavoro, aver incrementato il Pil di 14 punti, aver finalmente speso i fondi europei? L'arroganza e il narcisismo di Orlando ci hanno fatto perdere, questo è il vero disastro". 

Ritiene di essere vittima del 'fuoco amico'?
"Una parte del Pd mi ha fatto la guerra per cinque anni. Io ho fatto tutto quello che mi è stato chiesto: non mi sono ricandidato, non ho ripresentato il mio movimento, il Megafono, e ho dovuto inserire i miei candidati nella lista Micari, perché Orlando la sua lista non è riuscito a farla. E alla fine l'anticrocettismo ha portato alla sconfitta. Ho la coscienza di aver fatto il mio dovere e di essere stato leale".

Quanto ha pesato la spaccatura del centrosinistra?
"Il centrosinistra era spaccato anche cinque anni fa, quando prendemmo il 30,5%. Cinque anni fa avevo il avevo il 25% di gradimento da solo. E anche in questa tornata i miei candidati, inclusi nella lista Micari, hanno rappresentato un 7% di valore aggiunto. Certamente più di Alfano. La leadership conta: è stato un errore non permettere di ricandidarmi e impedire di fare le primarie".

Il voto siciliano che riflessi può avere sul piano nazionale?
"In Sicilia ha sempre governato il centrodestra, l’unica parentesi sono stati i miei cinque anni. Paradossalmente il voto in Sicilia rafforza la candidatura di Matteo Renzi alle politiche, perché quando si cambia cavallo non si può costruire una un’alternativa alla premiership in pochi mesi".

Comunque vada in Sicilia, il vincitore non avrà una maggioranza per effetto della legge elettorale regionale.
"Anche io ho fatto accordi politici per governare. Il primo anno i grillini hanno collaborato, poi quel dialogo si è rotto. Siamo in un sistema tripolare dai risultati imprevedibili, che è nato proprio in Sicilia per la prima volta cinque anni fa".

Si candiderà in Parlamento?
"Non mi autocandido a nulla. Di sicuro voglio riorganizzare il Megafono e radicarlo in tutta la Regione. Ai seggi tante persone mi chiedevano perché non ci fosse sulla scheda elettorale".