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Taranto, veleni nei terreni delle campagne di Statte: il sindaco vieta pascolo e coltivazione

La mappa diffusa dal Comune di Statte 
"Si tratta di uno studio inedito: probabilmente è il primo caso in Italia di un Comune che effettua 400 carotaggi su tutto il suo territorio per caratterizzarlo", spiegano dal Comune
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TARANTO - "Rischio sanitario inaccettabile" per 150 ettari di terreno contaminato da inquinanti industriali nel territorio di Statte, a due passi dall'Ilva di Taranto. Da uno studio durato diversi anni, alcuni terreni risultano contaminati da arsenico, mercurio, Ipa, diossine e Pcb. Il sindaco Franco Andrioli ha pronta un'ordinanza per vietare coltivazione, pascolo e movimentazione e far scattare l'obbligo di bonifica. È pronto anche un progetto da quasi 6 milioni di euro, da finanziare con un Programma operativo regionale (Por), per bonificare i terreni, ma i proprietari rischiano l'ipoteca. "Saremo al loro fianco", promette il sindaco.

"Si tratta di uno studio inedito: probabilmente è il primo caso in Italia di un Comune che effettua 400 carotaggi su tutto il suo territorio per caratterizzarlo", spiega Angelo Miccoli, ex sindaco e ora assessore all'Ecologia a Statte. "Con un finanziamento regionale da 1,4 milioni di euro abbiamo analizzato 6.500 ettari e per 150 è scattato l'allarme. Da quando è nato il comune di Statte, nei primi anni Novanta, si è subito attivato un ufficio Ambiente perché eravamo consapevoli del disastro ereditato. Nel territorio si erano concentrate cave, discariche e industrie, come Matra, già bonificata, e Cemerad, attualmente in fase di bonifica".

L'emergenza ambientale si è acuita nel 2008, quando dalle analisi su alcuni formaggi scattò l'allarme diossina nel latte prodotto da allevamenti poi condannati all'abbattimento per la contaminazione. "Ero sindaco ed emisi un'ordinanza di divieto di pascolo su 200 ettari attorno all'Ilva. Ma subito sentimmo l'esigenza di capire quale fosse lo stato dei luoghi, quali e quante le sostanze inquinanti. Ora finalmente lo sappiamo. Oltre alle aree interessate dall'ordinanza ce ne sono altre critiche con concentrazione dei micro-inquinanti totali superiore al valore soglia proposto dall'Istituto superiore di Sanità", aggiunge Miccoli.

A destare preoccupazione è in particolare un corridoio a ridosso della gravina di Leucaspide, vicino ai pozzi di ispezione e le discariche dell'Ilva come la Mater Gratiae, in cui si sono accese dieci delle 19 spie rosse per superamento della concentrazione soglie di rischio. Zone stranamente escluse dalle aree del Sin, Sito di interesse nazionale, per le quali sono già stanziati i fondi per la bonifica. Lì i tecnici hanno riscontrato preoccupanti valori di arsenico e una contaminazione della falda tale da vietare l'uso dell'acqua per scopi idro-potabili. I proprietari delle aree con obbligo di bonifica ora rischiano l'ipoteca. "Saremo accanto ai cittadini danneggiati e li rappresenteremo in tutte le sedi", promette il sindaco Andrioli.

La Asl di Taranto e il Comune di Statte intanto hanno predisposto una ordinanza che impone comportamenti e divieti ferrei, come per esempio il divieto di aratura, di dissodamento e di ogni altra operazione che comporti il contatto dermico con il terreno stesso o l'inalazione di polveri da esso provenienti o il divieto di asportazione e scavo di terreno dalla zona, e il divieto di utilizzo a scopo ricreativo. Gli organi tecnici della Asl hanno prescritto il divieto di produzione primaria di alimenti e mangimi di qualsiasi natura (vegetale, animale o minerale) compreso il pascolo, salvo deroghe documentate e subordinate alla garanzia di salubrità che dovranno essere attestate con accertamenti analitici eseguiti in laboratori autorizzati e con prove accreditate.