Torino

"Menu vegano per tutti? Giusto, ma allora si faccia provare ai bimbi veg anche la carne"

Calabrese, docente di dietetica, chiede "reciprocità educativa"

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"Se l’intento è educativo, si dovrebbe permettere a tutti i bambini, anche a quelli provenienti da famiglie vegane, di provare almeno una volta al mese un menù onnivoro". Lo afferma Giorgio Calabrese, docente di dietetica e nutrizione all’Università di Torino. Lo stesso che in passato si è occupato anche del menù delle scuole torinesi.
Professore, approva l’iniziativa del Comune: una volta al mese, un pasto interamente vegano per i bambini delle scuole?
«Approvo l’iniziativa: una volta al mese ci può anche stare. Ma se l’intento è presentare ai bambini l’intero panorama delle possibilità alimentari, allora dovrebbe esserci reciprocità».
Che cosa intende?
«Se si vuole educare, allora si educhino i bambini, tutti i bambini, al fatto che il 95 per cento della popolazione segue una dieta onnivora. La reciprocità non può essere a senso unico».
Sono in arrivo anche nuovi menù regionali: linguine al pesto, polenta e salsiccia. Secondo lei esiste un problema di varietà del cibo nelle mense scolastiche?
«La scuola non è una gastronomia, ma è un luogo di educazione, dunque deve sfruttare tutte le risorse della dieta italiana per far comprendere ai bambini la varietà della cultura e della tradizionale alimentare. Il problema non è tanto far conoscere come mangia una famiglia in Sicilia o in Trentino, ma far comprendere che ciascuno di quei piatti regionali fa parte della dieta mediterranea».
Secondo un’analisi dei piatti avanzati, se fosse per loro, i bambini mangerebbero solo pasta in bianco: bisognerebbe accontentarli, per non produrre scarti?
«I bambini devono poter mangiare in maniera varia e differenziata: pasta, certo, ma anche pesce, carne, verdure; anche se non sempre piacciono. Vanno educati pian piano, da un cucchiaio a un piatto intero, a mangiare di tutto. E le maestre hanno un ruolo di primo piano, nell’abituarli a quei gusti a cui magari non sono tanto abituati».