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Caso Consip, perquisizione in casa di Marco Lillo

Il giornalista de "Il Fatto Quotidiano" in merito alla fuga di notizie sulla delicata inchiesta sulla possibile corruzione all'interno della Centrale di acquisto della Pubblica amministrazione. Il sito del quotidiano:  "Lillo non è indagato". Il giornalista: "Hanno preso il mio cellulare e quello di Federica Sciarelli, ma perchè non quello di Tiziano Renzi?"

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Perquisita l'abitazione romana e l'ufficio del giornalista del 'Fatto Quotidiano' Marco Lillo in merito alla fuga di notizie sul caso Consip.

La perquisizione, effettuata dalla Guardia di Finanza, sarebbe stata disposta dalla Procura di Napoli dopo una denuncia dei legali dell'imprenditore Alfredo Romeo. A quanto risulta, sarebbero stati sequestrati al giornalista anche computer, telefoni cellulari e pen drive.

Secondo quanto riportato dal sito del Fatto Quotidiano, Marco Lillo non sarebbe indagato e la Procura di Napoli avrebbe disposto la perquisizione per rivelazione del segreto d'ufficio avvenuta attraverso la pubblicazione del libro "Di Padre in Figlio" di cui il giornalista -attualmente in vacanza - è autore.

Si cercano tracce informatiche sull'origine dei suoi scoop sull'inchiesta Consip nei pc e negli smartphone del giornalista.

Al momento, riporta il FattoQuotidiano.it, si indaga contro ignoti, e in particolare contro "un pubblico ufficiale al momento non identificato che, avvalendosi illegittimamente di notizie non comunicabili in quanto coperte dal segreto investigativo, riferibili ad atti depositati presso l'Autorità Giudiziaria di Napoli, le abbia indebitamente propagate all'esterno".

"Il decreto - si legge ancora sul sito del quotidiano - è firmato dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino e dal pm Graziella Arlomede, e l'inchiesta per la presunta violazione del segreto d'ufficio è nata sulla base di una denuncia-querela degli avvocati di Alfredo Romeo, l'immobiliarista napoletano al centro della delicata inchiesta sulla corruzione nella società che gestisce gli appalti della pubblica amministrazione.

"Ci sono due telefonini che possono essere scandagliati dall'autorità giudiziaria di Roma e di Napoli: quello di Federica Sciarelli e l'altro il mio per trovare notizie di reati gravissimi, come la rivelazione di segreti d'ufficio. Lei è innocente completamente. Io effettivamente ho pubblicato atti segreti, lei non ha fatto nulla", così la replica del giornalista in un video che aggiunge: "C'è anche un altro telefonino - aggiunge Lillo - quello di Tiziano Renzi, che è accusato da mesi di traffico di influenze dalla Procura di Roma e che, però, non è stato mai preso perché evidentemente interessano più il mio telefonino e quello di Federica Sciarelli". Comunque, nulla da recriminare, solo alcune annotazioni da rilevare".

Per lo stesso sospetto su Marco Lillo - rivelazione di segreto d'ufficio - è indagato, ma dalla Procura di Roma, anche il pm napoletano John Woodcock, con un invito a comparire in Procura il 7 luglio.
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