Politica

Caos Pd, Lotti: "Renzi ha appena vinto le primarie, fine discussione". Franceschini: "E' appena iniziata"

Il ministro della Cultura Dario Franceschini (ansa)
Per il ministro dello Sport e fedelissimo del segretario dem, "due milioni di persone lo hanno votato, non si può ricominciare con il logoramento interno". Ma il ministro della Cultura non ci sta: "La leadership non è in discussione. Ma in un partito che si chiama democratico, discutere di come andare alle prossime elezioni, se da soli o in coalizione, è una cosa normale, positiva e utile"
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ROMA - "A dire la verità, la discussione è appena iniziata. In un partito che si chiama democratico, discutere civilmente e apertamente del proprio futuro e di come andare alle prossime elezioni, se da soli o in coalizione, è una cosa normale, positiva e utile che non comporta la messa in discussione della leadership del segretario che abbiamo eletto insieme alle primarie. Francamente siamo all'abc della democrazia interna".

Così Dario Franceschini all'Ansa, replicando a Luca Lotti, che a sua volta, parlando a Repubblica Tv, aveva rispedito al mittente i rilievi critici del ministro della Cultura dopo l'esito dei ballottaggi delle amministrative. "Matteo Renzi è stato rieletto leader Pd neanche due mesi fa, fine della discussione", aveva tagliato corto il ministro dello Sport, "non può di nuovo iniziare il logoramento interno, non si può sempre rimettere in discussione tutto. Abbiamo votato pochi mesi fa, pochi giorni fa - aveva poi sottolineato Lotti -. Abbiamo fatto le nostre primarie, due milioni di persone hanno espresso il loro voto a Matteo Renzi, fine della discussione. Il voto locale? Analizziamo tutto, il problema è che se parti subito con l'attacco in questo modo è un'offesa alle persone che hanno votato".

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All'indomani della grande delusione dei ballottaggi, Franceschini aveva evidenziato la necessità di affrontare il problema, ovvero che qualcosa si è rotto nel rapporto tra il Pd di Matteo Renzi e il Paese. Che si era davanti a una chiara "sconfitta del centrosinistra". E ancor prima che Renzi affermasse - anche in riferimento a Romano Prodi e alla sua visione di un centrosinistra unito - che "chi parla di coalizione allargata fa il gioco di Berlusconi" e poi in un post certificasse la "moratoria autoimposta sul tema della coalizione,  il dibattito su cespugli e cespuglietti lo lasciamo agli addetti ai lavori", Franceschini aveva già ricordato come il Partito democratico, di cui il Professore fu tra i fondatori, "è nato per unire e non dividere".
  Chi invece prova a smorzare i toni è il presidente dem Matteo Orfini, proprio l'autore del tweet che aveva indotto un irritato Romano Prodi a usare la metafora della tenda. E che proprio da Bologna, la città del Professore, invita Prodi a smontare sì la sua tenda, ma per tornare a casa. "Nessuno ha auspicato che Prodi allontanasse la sua tenda - il chiarimento di Orfini a margine di un'iniziativa promossa da Left Wing -. Noi auspichiamo che smonti la tenda e ritorni a casa. Quindi il nostro auspicio è, che invece di vivere in una tenda vicino al Pd, viva nel Pd di cui è stato fondatore".

Quanto al fermento interno al partito dopo una oggettiva debacle alle amministrative che Renzi ha negato, almeno in quei termini, "credo - esorta Orfini - che dobbiamo tutti cercare, e lo dico prima di tutto a me stesso, di mantenere una discussione civile, di riflettere, di discutere insieme come è naturale. Nessuno deve offendere, nessuno si deve sentire offeso, però abbiamo bisogno di discutere seriamente. Le elezioni sono andate come sono andate, non va banalizzato o minimizzato, noi abbiamo convocato una direzione il 10 e il 10 discuteremo tutti insieme senza strumentalizzazioni, forzature o omissioni di come cercare di recuperare il consenso che abbiamo perso".

Matteo Richetti non crede che il tiro incrociato su Renzi e le dichiarazioni critiche di Prodi, Franceschini e di un altro padre del Pd come il suo primo segretario Walter Veltroni, sia inquadrabile come congiura. "Non penso che ci sia una regia comune nelle loro dichiarazioni - dice a Otto e mezzo su La7 - ognuno ha espresso la propria opinione, non c'è nessun complotto. Escludo categoricamente, oltre che auspicabilmente, un passo indietro di Renzi da segretario del Pd. Non sarebbe comprensibile".
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