Palermo

Arrestato il torturatore dei migranti. Individuato all'interno del Cara di Isola Capo Rizzuto

(ansa)
Si faceva chiamare "Rambo", è stato segnalato dalle vittime. "Sevizie di ogni tipo nel lager in Libia"
1 minuti di lettura
"Rambo", cosi' si faceva chiamare, lo hanno individuato e arrestato all'interno del centro per richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto in Calabria. E' lui, John Ogais, 25enne nigeriano, uno dei torturatori che in Libia avrebbe ucciso, stuprato, sottoposto ad ogni tipo di violenze decine di migranti passati dalla connection house di "Ali il libico". Secondo le indagini della squadra mobile di Agrigento diretta da Giovanni Minardi, che ha raccolto le terribili dichiarazioni di molte delle vittime sbarcate ad Agrigento e Lampedusa nei mesi scorsi, il nigeriano sarebbe il complice del ghanese Sam Eric Ackom, arrestato a marzo dagli investigatori agrigentini su ordine della Dda di Palermo che coordina l'inchiesta. Ogais e' stato individuato e arrestato all'interno del Cara grazie alla collaborazione della squadra mobile di Crotone diretta da Nicola Lelario.

Ma ecco alcune dei drammatici racconti che le vittime della banda di trafficanti-torturatori hanno gia' ripetuto davanti al gip di Palermo nel corso di un incidente probatorio. "Durante la mia permanenza,  all'interno  di quel  "ghetto' da dove era impossibile  uscire, ho sentito che  l'uomo  che si faceva chiamare Rambo ha ucciso un migrante. So che mio cugino ed altri hanno provato  a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti”

E ancora: "Vi era un altro  tale Rambo carceriere della Nigeria che anche se non mi ha picchiato provvedeva a seviziare altri migranti. Le torture cui sono stato sottoposto sono innumerevoli. Per esempio: sono stato  torturato con i cavetti elettrici in tensione. Nell'occasione mi facevano mettere i piedi  per terra dove precedentemente  avevano versato dell'acqua. Poi provvedevano ad  azionare la corrente elettrica per fare scaricare la tensione addosso a me. Subivo delle scariche elettriche violentissime. Questo avveniva circa due volte alla settimàna. Altre volte mi picchiavano, in varie parti del corpo, con dei tubi. A volte mi legavano le braccia e poi mi appendeva in aria, per picchiarmi  ripetutamente e violentemente”.

Tra i sopravvissuti anche un migrante che avrebbe visto Rambo uccidere. ''Ho assistito  personalmente al pestaggio  sino alla morte  di due persone, un nigeriano minorenne e un altro uomo, anch'esso nigeriano ucciso da Rambo davanti al fratello della vittima. Nello stesso momento dell'omicidio, Rambo minacciava armato di pistola, il fratello della vittima, di non raccontare nulla alla famiglia e di farsi mandare immediatamente i soldi. Aggiungo inoltre di avere assistito a diversi violenti pestaggi operati da Rambo nei confronti di migranti.”