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Lenticchie e fregula, l'asilo in Sardegna ha la mensa più verde d'Italia

A Samassi, nel sud ovest dell'isola, la collaborazione tra comune, azienda sanitaria e produttori locali porta sui tavolini della scuola dell'infanzia cibo sano e a chilometro zero. Con soddisfazione dei genitori, che imparano a mangiare meglio e spendere il giusto insieme ai propri figli

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ROMA - Corrono per sedersi a tavola come se ad aspettarli ci fossero patatine fritte e merendine industriali, invece le cuoche della scuola dell'infanzia di Samassi, piccolo centro del sud ovest della Sardegna, scodellano piatti della tradizione e distribuiscono pane con ricotta e miele. Sulla parete dell'asilo fa bella mostra, insieme ai disegni dei bambini, il premio "MensaVerde" assegnato a ristorazioni per le comunità, pubbliche o private, che hanno mostrato una particolare attenzione alla qualità del cibo e alla riduzione degli impatti ambientali e sociali legati alla gestione. Nel 2016 la scuola dell'infanzia di Samassi aveva ricevuto una menzione speciale, quest'anno si è aggiudicata il primo premio con il progetto iniziato nel 2011 grazie alla collaborazione tra Comune, Azienda sanitaria di Sanluri e agenzia Laore, che si occupa dell'attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale.

La mensa più verde d'Italia è in Sardegna


La mensa dell'asilo di Samassi non è la prima a puntare sulla qualità alimentare, ma l'idea che le sta a monte è unica per l'efficacia con cui ha coinvolto tutta la comunità. "Il primo obiettivo è la salute dei bambini - spiega Marina Donatini della Assl di Sanluri - ma questo progetto ha fatto crescere tutti noi". I bambini imparano a conoscere quel che trovano nel piatto, grazie alla collaborazione con una fattoria didattica della zona hanno avviato una loro piccola coltivazione di ortaggi, visitano le aziende fornitrici, sono guidati nell'ottimizzare il ciclo di produzione per ridurre gli sprechi e l'impatto ambientale. E fanno da portavoce con i genitori.

"Il coinvolgimento delle famiglie è parte fondamentale del progetto - conferma Giulia Setzu, vice sindaca e assessora all'istruzione del comune di Samassi - partecipano ai corsi e frequentano laboratori. Dall'avvio del progetto non ci sono mai state lamentele, nonostante il menù sia molto cambiato e ci siano alimenti, come le lenticchie e i legumi in generale, che di solito è difficile far accettare". Tutto grazie alla partecipazione attiva e a tre punti base: nutrizione di qualità, sostenibilità ambientale e informazioni alle famiglie.  "C'è stata un po' di resistenza - aggiunge Setzu - quando abbiamo spiegato perché volevamo usare sempre l'acqua del rubinetto. Siamo riusciti a provare che non serviva soltanto a ridurre i rifiuti e i costi, ma stavamo puntando sulla qualità, perché l'acqua delle condotte è, se non uguale, più sana e migliore di quella imbottigliata".

Ad aiutare la mensa di Samassi anche un territorio votato all'agricoltura. Il Campidano è da sempre il cuore dell'agroalimentare sardo, così per la società che gestisce il servizio non è stato difficile adempiere alle richieste di fornire prodotti biologici, Igp e Dop al 90 per cento, acquistando da produttori che si trovano in un raggio di 30 chilometri da Samassi. Unica eccezione le patate, che arrivano da Fonni, in provincia di Nuoro. "L'economia di Samassi si basa sull'agricoltura - sottolinea il sindaco Enrico Pusceddu del Pd, che guida una giunta di centrosinistra - perciò la sostenibilità ambientale per noi è primaria per assicurare alle nuove generazioni un'economia fiorente".

L'aspetto economico non è secondario, come spiega Luisella Massetti, responsabile Pubblica istruzione del comune di Samassi, perché "fare una mensa di qualità non significa spendere di più. Certo - aggiunge - il Comune ha dovuto impegnarsi in un lavoro di ricerca per l'organizzazione. Il risultato però è stato di grande soddisfazione per tutti". L'esperienza di Samassi potrebbe ora fare da apripista per altre scuole. Il comune campidanese non è l'unico ad aver aderito al progetto della provincia del Medio Campidano, ma è il primo ad aver trovato tutte le soluzioni tecniche, a partire dalla redazione del capitolato per rendere possibile l'adesione a tutte le norme, compresa quella che richiede il ribasso dei costi. Di certo, l'essere una piccola comunità (poco più di 5mila abitanti) e la specificità del territorio sono stati d'aiuto, ma a fare la differenza sono state le persone, la loro voglia di immaginare un servizio migliore per i cittadini.