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Caso polizza Raggi, il sorriso e le menzogne della sindaca che non sa

Di fronte la Direzione Centrale Anticrimine, con un sorriso da fatina, evita risposte, ripete che l'interrogatorio è stato "sereno" e di aver "chiarito tutto". Non spiega, prende tempo. La verità romperebbe la catena di omissioni e dissimulazioni in cui l'avventura Cinque Stelle in Campidoglio è stata annegata

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ROMA - Non è dato sapere quanti cittadini romani e quanti italiani in genere siano nella struggente condizione di Virginia Raggi, beneficiari dunque di una polizza sulla vita di un amico, un familiare, un fidanzato o fidanzata, a loro insaputa. Né quanti uomini dal cuore grande in quella di Salvatore Romeo, pronto a dividere denari di ignota origine con amici e fidanzate, e a sua insaputa, naturalmente non certo per questo, beneficiati da un invidiabile e fiabesco lieto fine per cui quell'atto di silenziosa generosità viene compensato con uno stipendio quintuplicato e la consegna delle chiavi del Potere in Campidoglio.
 

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Quel che, al contrario, è certo e resterà indimenticabile, è il siparietto notturno, di fronte alla porta carraia della Direzione Centrale Anticrimine, con cui, dopo la mezzanotte, con un sorriso da fatina, la sindaca pensa di mandare a nanna i cittadini della città che amministra - per inciso, la Capitale del Paese - e il resto di Italia che la guarda.

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L'interrogatorio è stato, va da sé, "sereno". Lei, va da sé, ha "chiarito tutto" e, poiché "a Roma c'è molto lavoro da fare e da portare avanti" e "ci sono indagini in corso", non c'è tempo, né è opportuno perdere quei cinque, dieci minuti, per rispondere una volta per tutte a quelle due o tre domande sul suo conflitto di interesse. Quello grande come un macigno che la accompagna dal primo giorno dell'insediamento. Che l'ha impiccata a due figuri come Raffaele Marra e Salvatore Romeo ("gli amici al bar") e ai loro non luminosi destini. Che le è costata l'accusa di abuso di ufficio e falso ideologico. E che, detto per inciso, da otto mesi, tiene in ostaggio Roma e la gestione della cosa pubblica, costrette al coma farmacologico.
 

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Ora, basterebbe questa mattina leggere con attenzione su Repubblica le parole di Alessandra Bonaccorsi, ex fidanzata di Salvatore Romeo, a sua volta beneficiata nel 2013 dalla stessa polizza vita dell'uomo dal cuore grande, per scoprire che il nostro amava informare della sua premura. E, dunque, liquidare le parole della sindaca fatina per quel che sono. L'ennesima menzogna. Interrogandosi, contestualmente, sulla sinistra mimica facciale, sullo straniante e scisso tono della voce, con cui quelle menzogne vengono da mesi proposte all'opinione pubblica, prima ancora che al Movimento che della "trasparenza" ha fatto la sua bandiera.

Come ogni bugiardo seriale - dal caso Minenna-Ranieri, a quello Muraro e Marra - la Raggi è condannata a espungere sistematicamente la verità dei fatti dal suo discorso pubblico, perché se pronunciata, la verità avrebbe l'effetto di illuminare d'incanto la catena di omissioni, dissimulazioni in cui l'avventura Cinque Stelle in Campidoglio è stata annegata. Un prezzo che la Raggi e chi le è rimasto intorno non possono pagare. Per convenienza politica di bottega. Per paura. Per ignavia militante.

Vedremo nelle prossime ore il responso che il Vate del Movimento vorrà dare all'ennesimo twist del caso Raggi. Ma quel sorriso sinistro di ieri notte, la mimica del corpo, a Beppe Grillo, che è animale da palcoscenico, dovrebbero suggerire che la faccenda si fa di ora in ora più seria. E, per certi aspetti, drammatica. Ormai persino a prescindere dal codice penale.

La Raggi non lascerà il Campidoglio per nessuna ragione al mondo. O, almeno, non lo farà di sua spontanea volontà. Perché sa quale buio la attende il giorno in cui dovesse richiudersi per sempre alle spalle la porta dell'ufficio con l'affaccio sul più bel panorama del mondo. Di più. Se costretta dalla sfiducia del Movimento, la Raggi trascinerà dietro di sé i suoi carnefici politici. Va da sé, con un sorriso. "Good night" e "good luck", buonanotte e buona fortuna, al Movimento Cinque Stelle. E, naturalmente, a Roma.
 

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