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Diodato, ecco 'Cosa siamo diventati': "Un disco per dirvi chi sono davvero"

Esce il 27 gennaio il secondo album del cantautore pugliese: "Non mi riconosco nella canzone alla moda oggi, nessuno che voglia davvero metterci la faccia"

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Un nuovo disco di inediti intitolato Cosa siamo diventati concepito come uno strumento di autoanalisi. E il brano in apertura, Uomo fragile, che suona come un suggestivo esperimento di canzone rock, una confessione a cuore aperto, fotografia di un’infanzia che segna una vita oltre che, inevitabilmente, le storie di tutte le canzoni che arriveranno.

Al giro di boa del secondo album di inediti, passaggio cruciale per un cantautore, Diodato è arrivato con sorprendente slancio: "Non vedevo l’ora", spiega lui. Il fatto è che dopo il bell’album di esordio del 2013 con E forse sono pazzo, e dopo la partecipazione l’anno successivo tra le Nuove proposte al Festival di Sanremo con la canzone Babilonia, premiata dalla giuria di qualità, il cantautore pugliese aveva affidato ad un bellissimo album di cover degli anni 60 intitolato A ritrovar bellezza la serie di sigle cantate per Che tempo che fa di Fabio Fazio: "Una parentesi che ho amato molto" osserva, "ma ci tenevo tantissimo a uscirne per tornare con un album di mie canzoni, di brani che ho scritto negli ultimi anni", spiega.
 

Diodato, il primo singolo è 'Mi si scioglie la bocca'

 
"Il mio primo disco E forse sono pazzo come tutti i primi dischi conteneva le canzoni scritte in anni e anni di scrittura e di gavetta, un riassunto dei miei primi anni, del mio approccio alla musica. Questo è indubbiamente un disco diverso che ho scritto in un tempo più ristretto e che sento molto più mio, che rappresenta in pieno ciò che sono diventato". Bisognerà dunque partire dal primo brano. Da quell’uomo fragile che parla di sé bambino.

Un bambino che pensa che non vorrà mai diventare come i genitori che (discutono? Urlano? Dicono di odiarsi?) si trova davanti. Ma che, diventato adulto, dovrà fare i conti con le salite e i tornanti della vita. "La cosa che mi ha fatto un po’ soffrire di questo disco è stato di mettermi a nudo e cercare di dire il più possibile la verità. Che apparentemente può sembrare una cosa normale e semplice, ma nella realtà è un terreno molto scivoloso, in cui è frequente cadere in tranelli, sia nella scrittura sia nel modo di riformulare certe esperienze".
 
La copertina di 'Cosa siamo diventati' 

Il disco è decisamente autobiografico. Un album della maturità di un artista che ha compiuto i 35 anni. "È quasi tutto un disco autobiografico, ci tenevo che lo fosse, che rappresentasse appieno me stesso. Anche i brani in cui parlo in terza persona lo sono. La cosa particolare che mi è successa con il primo singolo Mi si scioglie la bocca, e così accadeva anche con Babilonia, è vedere quanta gente arrivava ad identificarsi con il mio testo e con le mie parole. Ho capito che quando racconti te stesso e pensi di essere un unicum lontano da tutto il resto, sei al contrario più vicino agli altri. Ci si riconosce. Una tua storia può assomigliare a tante altre storie vissute".
 
Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi 

La storia di Uomo fragile "ha a che fare con un bambino di fronte a delle difficoltà familiari, e quel bambino sono io, quelle cose che vanno a influire e a toccare quella fragilità di bambino, che rimane come cristallizzata, una fotografia che ti porti avanti negli anni. Io che provo dolore e che prometto di non diventare così e di non ripetere quelle cose lì. La cosa strana che ti succede nella vita è che più vai avanti, anche sentendo quelle ferite, più ti rendi conto di quanto puoi assomigliare a quelle cose, che ormai fanno parte di te".  
 
Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi 

La scrittura di una canzone come una seduta di autoanalisi? "Quando parlo di verità nella scrittura vuol dire anche scrivere di getto, senza censure, io sono profondamente convinto che la scrittura delle canzoni sia una forma di autoanalisi. E in questa autoanalisi c’è la descrizione degli effetti di una cosa comune come i semplici e continui litigi all’interno di una coppia, che agli occhi di un bambino appaiono incomprensibili, e lasciano delle ferite. Forse è impossibile che in una coppia non accadano litigi ma bisognerebbe stare attenti a non eccedere".
 
Un album quasi da gruppo più che da cantautore. Ci sono dentro le passioni musicali di Diodato: la canzone d’autore, ovviamente, specialmente le atmosfere del Sud raccontate da Capossela; ma anche il rock dei Radiohead, persino i riff chitarristici dei padri dell’hard rock, a cominciare dai Led Zeppelin.
 
Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi 

Sulla salute della canzone d’autore italiana, Diodato ha le idee chiare: "C’è un’ondata musicale che non sento molto vicina e in cui non mi riconosco particolarmente, né vi riconosco il cantautorato italiano di un certo tipo. Detto questo ci sono tanti artisti validi ed è importante che ci sia attenzione su ciò che accade, a prescindere dai gusti personali. Mi dispiacerebbe però se si seguisse solo una moda, cosa su cui non mi soffermo molto, perché sono un cantautore ma con grande attenzione alle sonorità e questo mi allontana tanto da altri colleghi che hanno un approccio musicale diverso, più immediato, in molti casi oggi la musica è messa in secondo piano rispetto alle parole. La cosa che mi infastidisce è questo non prendersi mai troppo sul serio. Questo gioco del voler mostrare che è tutto uno scherzo, e invece no, la musica è una cosa molto seria, e se ci si atteggia in questo modo lo si fa per evitare il giudizio. Ecco: oggi manca il coraggio di metterci la faccia".