Fu presidente della Regione e dell’Ars, ma anche – primo politico della storia – del Palermo calcio. È morto stamattina a 96 anni Mario Fasino, pioniere dei centristi siciliani e a capo di ben cinque giunte regionali dal 22 febbraio 1969 al 22 dicembre 1972. Ma il poliedrico politico dc (era nato a San Severo, in provincia di Foggia) guidò anche la società rosanero nel 1953-1954, al termine dei sei anni che videro il club di viale del Fante in serie A nell’immediato Dopoguerra.
Fasino, i cui funerali saranno celebrati giovedì alle 10,30 nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, in via delle Croci, ha lasciato però molto più il segno sulla storia politica dell’Isola. A Palazzo d’Orléans entrò dapprima come dirigente, ma dopo una militanza nell’Azione cattolica e la direzione di “Voce cattolica”, diventò vicesegretario regionale della Dc e con lo Scudo crociato fu eletto all’Ars nel 1951: una strada che da Palazzo dei Normanni lo portò in breve al governo regionale, dove approdò dapprima come assessore ai Lavori pubblici, poi all’Industria e infine all’Agricoltura. Da questa casella, Fasino mosse verso la presidenza della Regione, che mantenne per oltre tre anni. Fu poi presidente del Parlamento regionale e di nuovo assessore al Turismo e poi al Territorio. Fatta eccezione per un breve periodo, fra il 1981 e il 1983, rimase ininterrottamente all’Ars fino al 1986.
Fino agli ultimi giorni, l’ex presidente ha mantenuto la lucidità politica, come ricorda Domitilla Alessi, figlia dell’ex presidente della Regione Giuseppe Alessi: “In lui – dice – ricordiamo gli anni migliori dell’Autonomia siciliana. Nell’ultimo periodo, insieme con mio padre, ha dato vita all’Associazione ex parlamentari, oggi guidata da Rino La Placa. È stata una persona che ha sempre amato lavorare in silenzio, con uno stile diverso”. Come lo stesso Fasino ebbe a notare un paio d'anni fa, in una delle sue ultime dichiarazioni pubbliche: “Quando vedo in tv le grida, le risse in aula, certe scene di deputati che si insultano – disse all’AdnKronos - io mi arrabbio. Non avendo argomenti seri, ognuno si inventa qualcosa. Queste polemiche non sono degne di una classe dirigente, mi spiace ammetterlo ma è così. In passato non era così”.
Fasino, i cui funerali saranno celebrati giovedì alle 10,30 nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, in via delle Croci, ha lasciato però molto più il segno sulla storia politica dell’Isola. A Palazzo d’Orléans entrò dapprima come dirigente, ma dopo una militanza nell’Azione cattolica e la direzione di “Voce cattolica”, diventò vicesegretario regionale della Dc e con lo Scudo crociato fu eletto all’Ars nel 1951: una strada che da Palazzo dei Normanni lo portò in breve al governo regionale, dove approdò dapprima come assessore ai Lavori pubblici, poi all’Industria e infine all’Agricoltura. Da questa casella, Fasino mosse verso la presidenza della Regione, che mantenne per oltre tre anni. Fu poi presidente del Parlamento regionale e di nuovo assessore al Turismo e poi al Territorio. Fatta eccezione per un breve periodo, fra il 1981 e il 1983, rimase ininterrottamente all’Ars fino al 1986.
Fino agli ultimi giorni, l’ex presidente ha mantenuto la lucidità politica, come ricorda Domitilla Alessi, figlia dell’ex presidente della Regione Giuseppe Alessi: “In lui – dice – ricordiamo gli anni migliori dell’Autonomia siciliana. Nell’ultimo periodo, insieme con mio padre, ha dato vita all’Associazione ex parlamentari, oggi guidata da Rino La Placa. È stata una persona che ha sempre amato lavorare in silenzio, con uno stile diverso”. Come lo stesso Fasino ebbe a notare un paio d'anni fa, in una delle sue ultime dichiarazioni pubbliche: “Quando vedo in tv le grida, le risse in aula, certe scene di deputati che si insultano – disse all’AdnKronos - io mi arrabbio. Non avendo argomenti seri, ognuno si inventa qualcosa. Queste polemiche non sono degne di una classe dirigente, mi spiace ammetterlo ma è così. In passato non era così”.