20 Anni Repubblica

Dopo Repubblica.it

È già iniziata l'età del sito fuori dai computer, e del giornalismo di Repubblica fuori dal sito, sulle piattaforme esterne, sui social, nei dispositivi indossabili, in tv sotto forma di narrazione video o su un lettore di libri elettronici. Cambiano gli strumenti, i modi di raccontare, sorgono nuove sfide. Quel che non muta sono le ragioni del giornalismo

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È una fredda e assolata mattina di gennaio del 2027. I colori dell'alba filtrano tra le persiane e la voce del tuo assistente personale ti sveglia dolcemente, leggendoti gli aggiornamenti delle notizie della notte da Repubblica.it. È un compendio compilato da un algoritmo di intelligenza artificiale sulla base delle ultim'ora di maggior rilievo, di ciò che hanno condiviso i tuoi amici sui social e dei tuoi interessi. In qualsiasi momento puoi bloccare la voce e chiederle di saltare all'argomento successivo, o di approfondire un tema che ti stia particolarmente a cuore. Mentre fai colazione, su un video in cucina scorre la tua rassegna stampa personalizzata, che ti segnala le cose più importanti pubblicate dai principali media italiani e internazionali.

Sali in metropolitana, o in auto per i pendolari che tra dieci anni utilizzeranno ancora un mezzo privato, e ascolti i podcast dei tuoi editorialisti preferiti, le analisi di sport, le anticipazioni sulle cineprime del finesettimana. Nel corso della giornata l'orologio e gli altri dispositivi indossabili ti notificano le notizie più importanti così come fanno i messenger di Whatsapp, Facebook, e delle altre piattaforme di comunicazione, sui quali Repubblica è presente con un bot in grado di interagire con gli utenti in linguaggio naturale.

A sera rientri a casa, e trovi pronti sullo schermo in salotto i due documentari che durante la giornata hai etichettato dal telefonino per vederli più tardi: il primo è un biopic su Muhammad Ali, il secondo un'inchiesta sul cyberspionaggio ai danni del presidente del Consiglio e di altri ministri. Entrambi realizzati dalle firme del giornale, sono stati premiati durante festival internazionali, distribuiti in sala e su quelle che un tempo avremmo chiamato reti televisive. Insieme con gli e-book e gli instant book, i videodocumentari sono ormai una delle linee di attività più rilevanti della redazione. Prima di andare a dormire scarichi l'ultimo gioco di ruolo in realtà virtuale che ti permette di simulare la tua presenza insieme con Gino Castaldo ed Ernesto Assante sul palco del tour di Bruce Springsteen - lo proverai nel fine settimana - e prenoti dalla app sul telefonino un posto in prima fila al ciclo di spettacoli organizzati per la community di Repubblica.

Abbiamo spostato in avanti il calendario di dieci anni, ma ognuna delle cose raccontate in realtà è possibile già oggi. È il loro insieme che caratterizzerà  la nostra dieta mediatica del futuro.    

In principio, vent'anni fa, fu il sito, e il sito era inchiodato a un computer da scrivania, spesso in un ufficio, e si caricava con una lentezza esasperante. Poi sparirono i fili e si ridussero le dimensioni dei dispositivi, fino a farsi tascabili. Ciò ha permesso la nascita dell'epoca appena iniziata. È l'età del sito fuori dai computer, e del giornalismo di Repubblica fuori dal sito, sulle piattaforme esterne, sui social, nei dispositivi indossabili, in tv sotto forma di narrazione video o su un lettore di libri elettronici come un saggio. A fronte degli 11,3 milioni di utenti che a novembre 2016 hanno scelto Repubblica.it per informarsi, con un distacco del 26% sul primo dei concorrenti (fonte Awdb), già altri 5,5 leggono ogni mese le nostre notizie sui social (Survey Awdb novembre 2016), senza più passare dalla home. Cambiano gli strumenti, i modi di raccontare, sorgono nuove sfide. Dal bisogno di rinnovare il patto di fiducia con i lettori, anche attraverso strumenti tecnologici che aiutino il processo di raccolta e di verifica delle notizie, alla necessità di trovare nuove forme di sostenibilità economica, che affianchino alla pubblicità la disponibilità a pagare degli utenti. Quel che non muta sono le ragioni del giornalismo: la capacità di raccontare cosa c'è da sapere, di spiegare quel che c'è da capire e di tenere in agenda quanto vale la pena di ricordare. Soluzioni e strumenti utili per essere cittadini in grado di decidere meglio del proprio futuro. Con questo viatico, i prossimi vent'anni non potranno che essere più straordinari di quelli appena trascorsi.