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Isole Vergini Usa: un paradiso. E ora ti pagano per visitarlo

Trecento dollari di bonus ad ogni turista che si ferma più di 3 notti, da spendere in storia e cultura: è l'iniziativa che celebra i 100 anni dalla vendita dell’avamposto caraibico statunitense da parte della Danimarca.
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Il sogno di ogni viaggiatore: essere pagato per girare il mondo. Un’impresa pressoché utopistica ovunque ma non alle Isole Vergini statunitensi, un paradisiaco arcipelago caraibico da 100mila abitanti e 53 isole raccolte intorno alle principali: St. John, St. Croix e St. Thomas. Dall’amministrazione delle isole, raggiunte da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio del 1493 e appartenenti agli Stati Uniti dal 1917, arriva infatti un’idea da leccarsi i baffi: un voucher dal valore di 300 dollari per ciascun turista in arrivo per tutto il 2017. L’unico requisito è che si trattenga più di tre notti. E certo non mancano le ragioni per farlo.
 
I soldi potranno essere spesi per acquistare tour dell’isola o altre attività culturali da prenotare attraverso gli alberghi delle isole e saranno assegnati a chi prenoterà attraverso il sito ufficiale dell’ente turistico, Visitusvi.com. Al netto dei dettagli tecnici, si tratta di uno dei pochi casi in cui un’entità amministrativa – perché di Stato non si tratta, per le Nazioni Unite le Us Virgin Islands rientrano nella lista dei territori non autonomi – decide di premiare (quasi) in denaro i viaggiatori in arrivo per invogliarli a visitare le proprie ricchezze paesaggistiche. E, in questo caso, le proprie strepitose (e bianchissime) spiagge. Come se ce ne fosse bisogno.
  La ragione dell’inaspettato regalo ai turisti di tutto il mondo è appunto da ricercare nella storia recente dell’arcipelago. Il 19 gennaio 1917 le isole furono infatti vendute dalla Danimarca – di cui erano una colonia da 1754 dopo complesse peripezie, cessioni e occupazioni di spagnoli, inglesi, olandesi, francesi e appunto danesi – agli Stati Uniti. Prezzo dell’epoca: 25 milioni di dollari. I motivi furono molti. Già dalla fine dell’Ottocento, per esempio, c’era stato un accordo mai reso effettivo. In quel momento, tuttavia, pesò il quadro internazionale e l’impossibilità dei collegamenti oceanici fra la madrepatria danese e la colonia nel Mar dei Caraibi a causa del primo conflitto mondiale e delle insidie sottomarine. Col rischio, qualora la Danimarca neutrale fosse stata invasa dalla Germania, di perdere comunque quei possedimenti. Nel 2017 cadranno dunque 100 anni dal cosiddetto Transfer Day, che avvenne il 31 marzo 1917, quando gli statunitensi presero effettivamente possesso delle isole. Non a caso, ma solo per chi visiterà l’arcipelago in quel mese, sono previste altre agevolazioni fra cui un misterioso “souvernir commemorativo”. Il 31 di ogni anno, infatti, la popolazione locale – una mescolanza di gruppi etnici europei ed africani che dal 1927 può fregiarsi della nazionalità Usa – festeggia appunto il Giorno del trasferimento.
 
Tante le gemme dell’arcipelago. A partire da St. Croix, l’isola più grande ma anche più orientale di tutto il territorio a stelle e strisce dove molti americani festeggiarono per primi il 2000, e dal suo Cruzan Rum passando per il gioiello della Buck Island, parco marino di 345 ettari con una delle barriere coralline più spettacolari dei Caraibi, e le sue località dal sapore coloniale, Christiansted e a Frederiksted, ancora ricche di abitazioni settecentesche. Ci vogliono 90 minuti di aliscafo o 18 di idrovolante per raggiungerla da St. Thomas.
 
Quest’ultima e la sua capitale Charlotte Amalie, importante porto delle Indie Occidentali per due secoli,  è invece la più turistica e accoglie migliaia di crocieristi al giorno. In ossequio al suo passato ha saputo reinventarsi nel maggior approdo crocieristico dei Caraibi fornito di enormi magazzini per lo shopping. Ma è anche vero che accoglie uno dei pezzi forti dell’arcipelago, i quattro chilometri della Magen’s Bay. St. John, a mezz’ora di traghetto, è infine la più piccola e davvero vergine, considerata da molti la più bella, completamente ostaggio di palme e mangrovie e forte di oltre 30 strepitose spiagge, da Little Maho Bay alla celeberrima Trunk Bay