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Tennis, da Djokovic a Nadal: il tramonto dei Fab Four. E l'eterno secondo Murray diventa re

Del quartetto che ha dominato gli ultimi anni ride solo lo scozzese. Lo spagnolo, che si è sottoposto ad un trapianto di capelli, ha alzato bandiera bianca, il serbo è crollato dopo Parigi. Resta Federer, che però nonostante la accurata gestione della sua carriera, non è detto che riuscirà a vincere un altro slam

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ROMA - Alzi la mano chi aveva pronosticato Andy Murray numero uno mondiale dell'anno 2016. Bisogna essere onesti, però... E invece è questa la realtà, assolutamente meritata. La stagione del tennis è praticamente conclusa - manca soltanto la finale di Coppa Davis in programma a Zagabria tra Croazia e Argentina, e poi tutti in vacanza qualche giorno, prima di cominciare a preparare il 2017. E allora: che anno è stato questo 2016? Un anno anomalo, è la prima risposta che viene di getto. E' l'anno che ha visto lo sfaldamento dei Fab Four, e anche un cambio interno nelle gerarchie. Nadal ha alzato bandiera bianca da tempo, in questi giorni si è addirittura sottoposto a una trapianto di capelli, segno che vuole davvero tornare cambiato. Ma su quanto sarà davvero competitivo lo scopriremo solo con il tempo. Per Roger Federer le preoccupazioni sono minori, nel senso che dovrebbe essere più competitivo dello spagnolo: lo svizzero, come sempre, ha saputo gestirsi rinunciando agli US Open e pensando al futuro. Nulla lascia presagire negatività sul suo rendimento generale ma, diciamolo subito, alla domanda 'vincerà un altro Slam?' avere la risposta esatta è come vincere al superenalotto. Vi starete giustamente chiedendo dove sia l'anomalia.

Ci stiamo per arrivare giusto ora, con il prossimo quesito: chi non ha immaginato, addirittura avendone quasi la certezza, che in questa stagione saremmo stati testimoni (televisivi e non) di un nuovo Grande Slam, quello di Novak Djokovic. Il quale inizia il 2016 vincendo gli Australian Open. E poi, finalmente, trionfa a Parigi, dove non aveva mai alzato la coppa. E' il 5 giugno e la strada è già stata percorsa a metà. E invece? Il serbo crolla miseramente a Wimbledon, e ancor più sorprendentemente agli US Open, in finale contro Wawrinka (remake del Roland Garros 2015). Contemporaneamente inizia la clamorosa rimonta dell'ex eterno secondo, Andy Murray. Zitto, zitto, si porta a casa di nuovo Wimbledon (il suo secondo). Poi l'oro olimpico di Rio de Janeiro (anche, bis dopo il 2012). Quindi una serie di successi in serie (Pechino, Vienna) che lo rilanciano verso la corsa al numero, complice un Djokovic al ribasso. Il sorpasso, come tutti sappiamo, si compie a Parigi, nel palazzetto di Bercy: lo scozzese vince il torneo e si prende lo scettro. Arriviamo all'ultimo atto, secondo una scenografia praticamente perfetta: il Masters, con la finale tra Murray e Djokovic: il vincitore si prende anche la leadership dell'anno. Non c'è match: il serbo è un'atleta floscio, nella testa e nelle gambe. Perché? Per tutti la ragione è sempre e sola la stessa: un problema familiare.

Quale? Il buon Nole era stato paparazzato già all'inizio di marzo a Miami con Deepika Padukone, star indiana di Bollywood. E, ovviamente, la moglie Jelena non l'ha presa benissimo. Il serbo ha resistito fino al trionfo di Parigi, poi l'equilibrio è crollato. Al di là delle apparizioni pubbliche e delle esternazioni sui social. Il Djokovic attuale, quello visto a Londra ieri, sembra non reggersi in piedi. Addirittura incerto mentalmente. Lui, che della forza psicologica è sempre stato il numero uno. Così stanno le cose, questo è lo stato dell'arte. Il 2017 si annuncia come un anno molto equilibrato, passibile di nuove sorprese e nuovi personaggi. Tanto per dirne uno, fate attenzione a Milos Raonic. E, a seguire, a Juan Martin Del Potro. Nuove variabili, spettacolo assicurato.
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