Esteri

Argentina, trovato nel fiume il corpo senza vita di Maldonado. Ombra sul voto amministrativo

Santiago Maldonado, 28 anni 
Si tratta del giovane attivista scomparso in Patagonia da più di due mesi, dopo una manifestazione a sostegno della tribù Mapuche che rivendica terreni comprati dal gruppo Benetton. Una vicenda che ha polarizzato la campagna elettorale: i rischi di condizionamento sulle amministrative di domani. Una maggioranza era convinta che fosse stato fatto sparire dalla polizia come ai tempi dei desaparecidos. La perizia ora ha dato un nome a quel corpo sostenendo che probabilmente è morto affogato
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RIO DE JANEIRO - Si è risolto l'ultimo grande mistero che ha scosso per 78 giorni l'intera Argentina. Il corpo recuperato  martedì scorso nel fiume Chubut, nella Patagonia centrale, appartiene a Santiago Maldonado, l'artigiano della provincia di Buenos Aires scomparso il primo agosto scorso al termine di un violento scontro tra gli agenti della Gendarmeria e un gruppo di 500 indigeni Mapuche che avevano occupato una piccola parte dei 900 mila ettari di proprietà del gruppo Benetton.

Trasferito nella capitale e sottoposto ad un'accurata autopsia, il cadavere di questo giovane di 28 anni, la cui scomparsa aveva sollevato un'ondata di proteste e acceso lo scontro tra il governo di Mauricio Macri e l'opposizione capeggiata dall'ex presidente Cristina de Kirchner proprio alla vigilia delle elezioni amministrative che si tengono domani, non ha riscontrato lesioni o ferite compatibili con un'aggressione o un pestaggio come molti ritenevano. "La causa della morte", ha concluso il giudice Gustavo Lleral, "è ancora da stabilire. Ma tutto lascia pensare che sia affogato".

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All'esame, considerato fondamentale sia dagli inquirenti sia dai due fronti politici, hanno partecipato ben 55 tecnici ed esperti. "Abbiamo potuto riscontrare sul cadavere i tatuaggi di Santiago", ha aggiunto il fratello Sergio che ha presieduto l'esame autoptico nella morgue giudiziaria. "E' proprio lui".  La notizia è stata subito annunciata al presidente Macri dalla ministra della Sicurezza Patricia Bullrich finita al centro delle aspre polemiche perché sin dall'inizio della scomparsa di Maldonato aveva difeso l'operato della polizia negando che fosse coinvolta nell'ennesimo caso di "desaparecidos". Il giovane indossava ancora un passamontagna con disegnati dei teschi e una sciarpa avvolta al collo. L'esame dei raggi X ha cercato di capire se fosse stato strangolato, ma la circostanza è stata smentita. L'unico elemento anomalo era la presenza di un bastone che Santiago stringeva ancora in pugno. Tutti gli esami dell'autopsia sono stati eseguiti in modo rigoroso, seguendo quello che viene chiamato "Protocollo di Minnesota". E' una procedura che si usa a livello internazionale per stabilire se i cadaveri rinvenuti sono stati vittime di qualche esecuzione extragiudiziaria. Se cioè sono stati colpiti, torturati e poi fatti fuori senza lasciare tracce evidenti che possano far parlare di omicidio.
La perizia conclusiva riporta i seguenti dati: la procedura è stata registrata su video; tutte le parti coinvolte hanno siglato l'esito conclusivo; l'identità della vittima è stata rilevata grazie alle impronte digitali; la sola discussione tra i periti ha riguardato il bastone trovato nella mano destra di Santiago Maldonado;  gli stessi periti hanno ribadito che la mazza è stata probabilmente collocata nella mano, era parzialmente ossidata e questo dimostrerebbe che è stata a lungo in acqua; il bastone verrà adesso sottoposto ad una specifica perizia; il corpo era in acqua da almeno 60 giorni.

Santiago Maldonado era scomparso il primo agosto scorso vicino alla strada 40 dove era in corso un sit-in di un vasto gruppo di indigeni Mapuche che da due anni rivendicano il diritto alla riappropriazione delle terre appartenute un secolo fa ai loro avi. Per far sgombrare l'importante arteria, che collega il centro con il sud dell'Argentina, era intervenuta la polizia. C'erano stati dei violenti scontri; la stessa polizia aveva reagito sparando proiettili di gomma e lanciando una fitta sassaiola, negata dagli agenti ma poi acclarata da delle immagini postate nei social. Inseguiti nei campi, i Mapuche avevano perso di vista quel ragazzo che da tre mesi si era trasferito a El Bolsón, un paradiso hippies nel cuore della Patagonia, per solidarizzare con la lotta dell'etnia indigena. Viveva con poco e campava vendendo collanine e facendo dei tatuaggi.

L'ultima volta che era stato visto, Maldonado si trovava proprio vicino al fiume Chubut che, in pieno inverno australe, era gonfio di pioggia. Tutto lasciava pensare che avrebbe voluto attraversare il corso d'acqua sebbene non sapesse nuotare. Da quel momento si erano perse le sue tracce. Il caso aveva assunto una valenza nazionale e poi anche internazionale, con continue manifestazioni spontanee di amici e parenti che chiedevano a gran voce che fine avesse fatto. Eramo riemersi i fantasmi della feroce dittatura militare (1976-1983) e degli oltre 30 mila desaparecidos, rimasti vittime degli sgherri dei golpisti. Questo popolo di scomparsi, molti dei quali arrestati senza alcuna colpa, torturati, sedati e poi scaraventati nel vuoto da alcuni aerei ed elicotteri, ha sempre ossessionato l'Argentina convinta di vedere complotti dietro ogni caso in cui ci può essere lo zampino dei Servizi segreti. L'80 per cento del paese sosteneva, anche in questo frangente, che Santiago Maldonado fosse stato catturato dalla polizia e poi fatto sparire con i consueti metodi usati in passato. La ministra della Sicurezza si era invece subito schierata con la Gendarmeria e aveva difeso l'operato degli agenti intervenuti in Patagonia. Si era proceduto ad analisi e confronti accurati, i poliziotti erano stati interrogati; i mezzi usati quel giorno ispezionati alla ricerca di tracce del dna del giovane. Tutto era risultato vano. Maldonado era sparito nel nulla. Lo stesso fiume, dove è stato poi ritrovato il suo corpo, era stato scandagliato più volte.

La tensione era aumentata quando l'ex presidente Cristina de Krichner, oggi all'opposizione e candidata alle elezioni di domani, si era scagliata contro Macri accusandolo di non riuscire a risolvere un mistero che tutti consideravano invece chiaro: l'ennesimo episodio di sparizione occulta da oparte degli apparati segreti dello Stato. Il presidente aveva replicato ricordando come la stessa de Krichner, quando era al potere, aveva definito suicidio la morte misteriosa del giudice Albero Nisman, trovato cadavere in casa sua alla vigilia dell'atto di accusa contro la presidente e il suo entourage che avrebbe dovuto presentare in Parlamento. Un suicidio pieno di incongruenze che il Capo dello Stato, alla fine, aveva accettato come omicidio. Nisman accusava l'allora presidente di aver coperto il gravissimo attentato, avvenuto il 18 luglio 1994 al centro ebraico di Buenos Aires (85 morti, 200 feriti), organizzato probabilmente da Hezbollah su ordine dell'Iran.

I due casi, Maldonado e Nisman, avevano finito per polarizzare la campagna elettorale delle ultime settimane. La scoperta del cadavere del giovane artigiano rafforza la posizione del governo Macri che fino all'ultimo si era difeso mettendo in campo tutto l'apparato investigativo. Il corpo è stato ritrovato. La tesi che sia affogato è la più probabile. Adesso bisognerà vedere se è stato un incidente oppure se qualcuno lo ha spinto nelle acque del fiume. Per Cristina de Krichner si annunciano ore decisive. Vedrà se raccoglie ancora la fiducia di una buona parte degli argentini, portandola in Senato. Tre giorni dopo comparirà davanti alla magistratura per rispondere di una vecchia inchiesta per corruzione.