Roma

Roma, "Senza Sangue" diventa un'opera lirica all'Auditorium

Peter Eötvös dirige stasera in prima assoluta la sua opera dal romanzo di Alessandro Baricco

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Ad uno scrittore musicofilo come Alessandro Baricco non poteva capitare di meglio che vedere un suo romanzo trasformato in un'opera lirica. Ma forse neanche lui, cresciuto nella venerazione del melodramma italiano, avrebbe mai pensato che ad avvicinarsi a un suo lavoro potesse essere uno dei più importanti compositori contemporanei. Galeotto fu il libro "Senza sangue", e chi l'ha messo in musica è l'ungherese Peter Eötvös, rispondendo ad una commissione della New York Philharmonic e della Philharmonia di Colonia. Nelle sue mani, la storia immaginata da Baricco è diventata un atto unico della durata di 50 minuti che oggi (e fino a domenica) lui stesso dirigerà in prima italiana, e in forma di concerto, al Parco della Musica con l'Orchestra di Santa Cecilia. Voci soliste, il mezzosoprano Sonia Ganassi e il baritono Russell Braun. Due soli sono infatti i personaggi di una storia semplice, che mette in scena una donna animata da sentimenti di vendetta, e poi di amore, verso un uomo che molti anni prima ha partecipato allo sterminio della sua famiglia.
Ghiotta anche la prima parte del programma di questo concerto realizzato in collaborazione con Romaeuropa Festival, che offre due pagine di repertorio profetiche per gli sviluppi novecenteschi: il poema sinfonico "Dalla culla alla tomba" di Franz Liszt e l'Adagio dalla Decima Sinfonia di Gustav Mahler.

"Non ho partecipato alla stesura del libretto e ascolterò l'opera per la prima volta stasera - dichiara Baricco - È una musica che viene da un mondo che non è quello in cui sono cresciuto, una specie di lingua che riesco a decifrare fino a un certo punto, ma che comunque parla. È una bella sensazione". Lo scrittore torinese assisterà all'esecuzione dalla platea e forse ripenserà a quando, nel famoso "L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin", sparava a zero sulla musica contemporanea. "Il mio bersaglio erano alcuni programmi di concerti in cui si ascoltava nella prima parte Boulez e nella seconda Beethoven e si chiedeva al pubblico di considerarli come due pannelli di un unico affresco", argomenta Baricco. "Credo che la narrativa e la musica abbiano seguito percorsi vicini, ma non uguali. Ci sono dei punti di rottura che la tradizione letteraria non ha avuto. Certo, c'è stato Joyce, ma questo non ha impedito che Philip Roth scrivesse un capolavoro come "Pastorale americana"". E aggiunge: "Se uno legge Jonathan Franzen non è difficile riportarlo a Flaubert. Se si ascolta Eötvös è abbastanza facile pensare a Bartók, ma non è immediato, anzi è discutibile, collegare Stockhausen a Schubert. Bisogna capire se la musica oggi possa avere la sua "Pastorale americana"".
Auditorium Parco della Musica via Pietro de Coubertin 30; stasera ore 19.30, venerdì 2 ore 20.30, sabato 3 ore 18 - info: 06.8082058