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Def, Bankitalia e Corte dei Conti: "Non si torni indietro sulle pensioni"

Il documento all'esame del Parlamento. Alleva: "Buon sostegno dagli investimenti in macchinari. Il sommerso è un freno per la nostra economia". Signorini: "La significativa riduzione del rapporto con il Pil è alla nostra portata". La nota del Mef: 3,5 miliardi di tagli alla spesa pubblica, 5,1 miliardi da lotta evasione. Padoan: "Dalla Ue pressione sull'Italia per il debito"

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L'aggiornamento del Documento di economia e finanza, nel quale il governo ha alzato la stima di crescita dell'Italia al +1,5% nell'intero 2017, inizia la prova del Parlamento con un ciclo di audizioni da parte delle massime autorità sui conti pubblici. E incassa un primo supporto dall'Istat, che proprio oggi ha aggiornato i suoi conti economici trimestrali. "In Italia le aspettative di crescita nei prossimi mesi appaiono favorevoli", ha detto il presidente dell'Istat Giorgio Alleva nel corso dell'audizione in Senato. Mentre la Banca d'Italia insiste sulla riduzione del debito: "E' alla nostra portata", assicura il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini, che però ammonisce: "Non si torni indietro sulle pensioni". Dall'Ufficio parlamentare di Bilancio arriva il via libera, ma anche una nota negativa: per il Pil c'è un rischio di revisione al ribasso rispetto alla previsione dell'1,5% per il 2018. Estremamente ottimista l'intervento del ministro Pier Carlo Padoan:  "L'insieme degli interventi produce un impatto netto positivo per la crescita: si stima incremento del tasso di crescita del Pil di 0,3 punti percentuali nel 2018-2019".

ISTAT:
Alleva ha fatto riferimento all'indice sulla fiducia del consumatori e al clima delle imprese e ha affermato che "segnali di miglioramento sono confermati dall'indicatore anticipatore" a settembre, che testimonia il rafforzamento delle prospettive di crescita a breve. La domanda di investimenti, "uno degli elementi chiave" della ripresa, ha aggiunto, è particolarmente vivace ed "è attesa crescere a un ritmo superiore", con un significativo aumento della produzione nei prossimi mesi. Un chiaro riferimento alla tematica degli sgravi per le imprese, attesi a una parziale riconferma nella prossima legge di Bilancio.

Il presidente non ha mancato di far riferimento al peso dell'economia sommersa, che rappresenta "un freno strutturale allo sviluppo del Paese. In questo contesto, le politiche di contrasto all'evasione assumono una valenza strategica anche per aumentare il potenziale di crescita e la competitività del sistema produttivo". Ha ricordato quindi i dati del Mef sul triennio 2012-2014, che segnalano un gap di 107,7 miliardi, di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancate entrate contributive.

BANKITALIA:
"La politica di bilancio si deve muovere lungo un 'sentiero stretto' tra l'esigenza di non soffocare la ripresa congiunturale e l'imperativo di ridurre il debito", premette Signorini. Aggiungendo subito dopo che "La significativa riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il prodotto è un imperativo e nel medio termine alla nostra portata: lo mostrano tanto le nostre analisi quanto quello del governo".

A sostegno di una strategia di riduzione del debito c'è innanzitutto la crescita, dice il vicedirettore di Bankitalia: "Le proiezioni che abbiamo pubblicato nel bollettino economico in luglio prefigurano una crescita del Pil dell'1,4 per cento nel 2017 e di poco meno nei due anni successivi. Le informazioni resesi disponibili nelle ultime settimane suggeriscono che il risultato per l'anno in corso potrebbe anche essere leggermente migliore". L'importante per via Nazionale è che non si torni indietro sulle riforme, a cominciare da quella previdenziale: "Le ultime proiezioni sulla spesa pensionistica mettono in evidenza l'importanza di garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza tornare indietro".

CORTE DEI CONTI:
Anche la Corte dei Conti chiede che non si torni indietro sulle pensioni:  "ogni arretramento", afferma il presidente Arturo Martucci, "esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità". La Corte invita a "confermare i caratteri strutturali" della riforma Fornero, "a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri (come i requisiti anagrafici di accesso alla evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione)". E raccomanda di  cogliere l'occasione forse unica di tagliare il debito: "Quella che si sta aprendo sarà una fase straordinariamente favorevole per la correzione del debito nonostante la risalita dei tassi incorporata nelle previsioni. E' una occasione che non può essere persa".

MINISTRO PADOAN:
 La prossima manovra conterrà "misure selettive di impulso alla crescita, agli investimenti pubblici e privati, di promozione sociale e per i giovani" ma "l'impatto sulla crescita delle misure espansive è significativo", uno "0,3%" che è "una valutazione prudenziale", assicura il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in audizione, ricordando che la manovra comporta maggiori oneri per l'1,1% del Pil ma che al netto della sterilizzazione delle clausole e della necessità di ridurre il deficit "le risorse disponibili sono limitate". Il ministro ha sottolineato che "persiste la fase di miglioramento e ci sono le condizioni per prevedere un ulteriore e progressivo miglioramento", e che una "eccessiva restrizione" sul fronte dell'aggiustamento dei conti pubblici metterebbe "a rischio la ripresa e la coesione sociale del Paese".

E tuttavia non si può prescindere dalla necessità di rimettere a posto i conti pubblici, ribadisce il ministro: "In Europa si parla di due questioni: la dimensione fiscale, la fiscal stance, e il secondo tema riguarda essenzialmente noi, l'Italia, si guarda al nostro debito e alla questione banche come fonte di rischio per l'Europa, quindi c'è pressione sull'Italia perchè si interrompa questo rischio".

MINISTERO ECONOMIA:
La manovra autunnale per il 2018 parte da 19,6 miliardi: le coperture ammontano a 8,6 miliardi di cui 3,5 miliardi sono tagli di spesa e 5,1 miliardi entrate aggiuntive che dovrebbero arrivare da misure allo studio di lotta all'evasione. Sono i dati principali del documento integrativo della Nota di aggiornamento al Def inviato alle Camere dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. La sterilizzazione delle clausole di salvaguardia vale 15,7 miliardi l'anno prossimo e sarà coperta, in parte, con il margine di 10 miliardi (0,6% del Pil) di maggior deficit autorizzato da Bruxelles. Gli impieghi indicati al momento nella tabella sono stimati in oltre 3,8 miliardi: 2,6 miliardi per le politiche invariate, 600 milioni per la coesione sociale (lotta alla povertà), 338 milioni per la competitività e 300 milioni per lo sviluppo.  La manovra avrà un impatto positivo sui tassi di crescita del Pil: in termini di differenziale tra lo scenario programmatico e quello tendenziale ammonta a "0,3 punti in ciascuno degli anni 2018 e 2019".

UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO:
Via libera dell'Ufficio parlamentare di bilancio al quadro programmatico 2017-18 contenuto nella nota di aggiornamento al Def, "pure in presenza di un rischio di revisione al ribasso per il 2018, anno nel quale la previsione di crescita reale del Governo (1,5 per cento) si colloca al di sopra del limite superiore (1,3 per cento) delle stime formulate dal panel Ubp (composto, oltre che dallo stesso Upb, da Cer, Prometeia e Ref.ricerche)". E' quanto ha affermato il presidente dell'Upb, Giuseppe Pisauro, di fronte alla commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato. 

L'Upb solleva alcune questioni, in particolare quella delle clausole Iva: "In un contesto più favorevole come quello atteso, sia per le previsione dell'andamento dell'economia sia per la distribuzione nel tempo della correzione di bilancio, sarebbe possibile e auspicabile una programmazione degli andamenti di finanza pubblica più credibile e meglio definita", osserva Pisauro, aggiungendo che "Ciò richiederebbe di evitare di fare ancora affidamento, parzialmente nel 2019 e integralmente nel 2020, sulle clausole di salvaguardia poste a garanzia dei saldi di finanza pubblica la cancellazione delle quali implicherebbe nell'ultimo anno dell'orizzonte di previsione un maggiore disavanzo dell'1,1 per cento del Pil".