Economia

Alibaba sbarca in Germania. Alleanza con Vodafone per sfidare Amazon, Ibm e Google

Jack Ma, fondatore di Alibaba (reuters)
Strappatosi l'etichetta "made in China", il più grande bazar online del mondo punta a scalzare le tre firme che insieme detengono metà del mercato del clouding per le imprese. La server farm inaugurata in Europa è solo l'inizio: altre seguiranno in Giappone, Australia e a Dubai. Ma resta un'incognita: l'America di Trump
3 minuti di lettura
PECHINO - Alibaba goes global e mette la testa tra le nuvole, aprendo il primo cloud center in Europa, precisamente in Germania, con un'alleanza con Vodafone che è solo il primo passo di un'offensiva strategica globale. Il gigante dell'e-commerce mira a scalzare il primato di Amazon, che ha fatto del clouding soprattutto per le imprese la sua nuova forza, ma anche di Ibm e Google: le tre compagnie insieme detengono la metà del mercato ma che cosa accadrà adesso che il colosso di Jack Ma ha deciso di dichiarare la guerra?

La fabbrica della nuvola tedesca è il primo di quattro data center che Alibaba si avvia a costruire lontano da casa: gli altri saranno in Giappone, Dubai e Australia e si aggiungono ai due già presenti negli Usa. “Con l’arrivo di questi quattro centri potremo coprire la nostra clientela a livello globale” dice a Bloomberg tutto soddisfatto Ethan Yu, il general manager di Alibaba Cloud Global appunto. La mossa non è certo inaspettata. Il più grande bazar online del mondo si è strappato da tempo l’etichetta made in China e punta ormai a una platea internazionale: l’ultimo Singles Day celebrato a Shenzen ha posto l’accento appunto sulla globalità delle vendite che hanno toccato i 17 miliardi di dollari di merci movimentate.

E proprio l’Europa, dove i cinesi hanno aperto ormai sette sedi, facendo perno sempre sulla Germania, è la nuova frontiera dell’espansione che viene da Oriente, in linea fra l’altro con il programma di colonizzazione commerciale voluto dal presidente Xi Jinping con la politica economica della Nuova Via della Seta, nell’acronimo inglese OBOR, cioè One Belt One Road. La nuova via tra Oriente e Occidente passa anche attraverso il cloud?

In assenza, per ora, della vendita diretta fuori dalla Cina, visto che non è facilissimo, cioè, per un cliente che non sia un’azienda comprare sul negozio online come si fa con Amazon, Alibaba punta dunque allo sviluppo di nuove piattaforme tipo cloud: lo aveva anticipato del resto lo stesso presidente, Mike Evans, lasciando intravedere in un’intervista a Repubblica diverse opportunità anche per l'Italia, "il Paese ideale con il suo tessuto di piccole e medie azienda per sviluppare una rete di connessione commerciale via Internet".

I servizi per le aziende distribuiti via nuvola dal colosso hanno già regalato quest'anno ad Alibaba un giro d’affari da 224 milioni di dollari, facendo segnare un incredibile più 130% sulla performance dello scorso anno: una crescita che sorpassa quella dei rivali Ibm, Google e Amazon messi insieme, anche se la redditività - per tutti - nel business del cloud è ancora lontana. I clienti hanno toccato quota 2 milioni e 300 mila di cui 650mila quelli paganti: gli altri beneficiano delle offerte legate alle altre piattaforme del gruppo. L’obiettivo dichiarato adesso è di un milione di sottoscrittori paganti.

E per carità il traguardo è mica difficile da raggiungere visto la spinta che il colosso riceve qui proprio dal governo che tante spine nel fianco mette invece ai rivali stranieri. Google è confinata solo a Hong Kong e oscurata nel resto del Paese. La stessa Amazon China è l’ombra del successo globale della creatura di Jeff Bezos: lo store è mica ricco come quello occidentale e la spinta arriva dai prodotti spediti dall’estero ma per questo più costosi di quelli che trovi sulle piattaforme locali tipo Taobao e Tmall, proprietà di Alibaba appunto, o la rivale JD.com.

Oltre all'Europa adesso Jack Ma punta a espandersi ancora più a Est, aprendo altri dati center a Tokio e a Sidney, oltre al blitz in Medio Oriente con una fabbrica del cloud a Dubai. Resta l'incognita America. Da due anni il gigante che debuttò nel 2007 alla Borsa di Shanghai è quotato anche a Wall Street dove al debutto di due anni fa strappò una capitalizzazione da 241 miliardi di dollari. Ma che cosa succederà adesso che il presidente eletto ha promesso di spezzare le reni alla Cina?

Lo stesso Jack Ma, che alla Casa Bianca di Barack Obama era, appunto, di casa, lo ha avvertito in una intervista alla Cnn: “Se l’America di Donald Trump e la Cina non collaborano sarà un disastro”. Yu, il mister cloud del gruppo, ora dice che è troppo presto per giudicare. “Lo capiremo meglio andando avanti. Certo un rapporto positivo tra America e Cina è quello che ci vuole per fare prosperare i business”. Nell’attesa, Alibaba mette la testa tra le nuvole e goes global: meglio ambientarsi per bene in Europa e nel resto del mondo, con l’America di questi tempi chi può dirlo.