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MUSICA

Vinicio Capossela, il live nel cuore di Parigi è un evento per eletti

Il musicista, che sta portando in tour 'Canzoni della Cupa', si è esibito davanti a una trentina di persone nei pressi di Montparnasse, in una galleria d'arte temporanea: quindici canzoni, tra vecchi successi e nuovi brani, al ritmo di dita schioccate

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PARIGI – Animale marino tra sindoni di squali e polpi, sfuggente come le ombre di pesci su tela dalle quali era circondato, Vinicio Capossela ha suonato per non più di trenta persone: ieri sera, dalle parti di Montparnasse, in uno di quei villaggi segreti – ex relais de poste, luoghi di sosta per il cambio dei cavalli delle carrozze – incastrati alle volte nelle grandi strade di Parigi. Un numero civico: 21 avenue du Maine, che è in realtà un vicolo sul quale un tempo si affacciava anche il leggendario Museo di Montparnasse (ora trasformato in Villa Vassilieff, residenza e spazio espositivo per artisti) e nel quale si trovano associazioni comunali e abitazioni private. Qui, in una galleria d'arte effimera che domenica sparirà, è arrivato un pianoforte monumentale e preziosissimo – un Pleyel del 1840 – al quale per poco più di un'ora si è seduto Vinicio Capossela. Lungo quindici canzoni per voce, pianoforte, carrillon e tastiera giocattolo, il marinaio-profeta-baleniere Capossela vicinissimo al suo pubblico è sembrato più a suo agio che in un teatro. Un concerto quasi sottovoce, con il pubblico invitato a schioccare le dita, e non ad applaudire.    

Capossela a Parigi con le sue Canzoni della Cupa

Le storie erano ovunque: nei brani marini di “Marinai, profeti e balene” ai quali sapevamo di avere diritto, ma anche nelle sorprese di Rebetiko mou, nelle canzoni del Ballo di San Vito che compie vent'anni, nel folgorante esordio Modì che ne compie venticinque, più Canzoni a manovella con Bardamu dedicata a Parigi e a Celine, fino ai S.S. dei naufragati (da Ovunque proteggi) e l'epilogo mitico e marino di Le sirene. Non una canzone della Cupa, dall'ultimo album: il concerto era tutt'altro che promozionale. Ma le storie erano soprattutto appese ai muri sotto forma di lenzuola, di sindoni di animali marini prigionieri per sempre nei loro sudari. Ecco allora la risposta alla domanda che il lettore, ma anche il fortunato ospite del concerto, deve essersi posto: perchè Vinicio Capossela è venuto a cantare in una stanza grande come un salotto, davanti a un minuscolo pubblico seduto sul pavimento? Perché quella galleria d'arte effimera che per tre mesi si è chiamata Palais d'etcetera ospita le opere di Jacopo Leone, una delle teste più pensanti dell'entourage di Capossela.
Ideatore, dal 2000, della veste grafica delle copertine dei dischi del musicista – compresa l'originale, raffinatissima confezione di Canzoni della Cupa – il catanese Jacopo Leone vive da un paio d'anni a Parigi. Si definisce “spittore, descrittore, anarchivista”, ha una propensione all'accumulo creativo di vecchi oggetti, e la mostra in mezzo alla quale Capossela ha cantato si intitola Le pecheur d'ombres, il pescatore d'ombre. “Finalmente Jacopo ha potuto esporre le sue opere” ha detto Capossela, giacca e feluca da ammiraglio senza gloria, prima di sedersi al pianoforte. “Lo vedevo andare a prendere pesci al mercato di Catania. Ecco dove sono finiti”. Polpi e branzini e squali trattati con nero di Cina e pressati su lenzuola; un acquario fantasma di pesci defunti che i parigini hanno saputo apprezzare. “Il mio preferito è il pesce rammendo che vive nelle vecchie lenzuola e si nutre di rattoppi. In acqua morirebbe”, diceva Jacopo Leone indicando un telo rettangolare e bucato, con un lungo pesce grigio. “Ma amo anche il pesce sciarpa, metà polpo metà murena, che esce solo in inverno e sparisce chissà dove il resto dell'anno. O lo squalo felice, il polpo saggio”. Lo spittore Leone sta per pubblicare Le canzoni della melanconia cantate da Marisa Terzi, vedova del grande autore di canzoni Carlo Alberto Rossi, e sta per diffondere il suo Manifesto etceterista sul movimento che ha fondato, luogo ideale per artisti nel quale errori, casualità, contraddizioni sono utilizzati a scopo creativo. Tanto che giovedì sera Vinicio Capossela è stato insignito del titolo di 'Artista etceterista'.