Cultura

Costiera amalfitana, Minori: villa romana tra muffa e incuria

La perla archeologica del I secolo d.C. nel comune patrimonio Unesco dell'umanità versa in condizioni critiche: l'umidità sta rovinando pareti e affreschi. Pochi i turisti, zero i ricavi. Le amministrazioni si rimpallano le responsabilità, mentre nella vicina Ravello il sito medievale Rufolo fa il record di incassi e visitatori 

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COSTIERA AMALFITANA - "Scusate, le stanze della domus sono chiuse al pubblico perché non sono a norma di sicurezza. Se volete, però, ve le faccio visitare come 'volontario'". Minori, comune dichiarato dall'Unesco 'patrimonio dell'umanità': un custode della Villa Romana accoglie così i visitatori giunti da tutto il mondo per ammirare questa perla archeologica edificata nel I secolo dopo Cristo e abitata fino al settimo, sulla foce del Reginuolo, nella baia compresa tra Erchie e Amalfi. Il sito - gli antichi romani lo raggiungevano solo via mare - è in un tratto della Costiera Amalfitana amato e frequentato dall'aristocrazia imperiale che (considerandola l’ideale locus amoenus dove i liberti trovavano l'otium), vi ha costruito le proprie ville patrizie marine. Come testimoniano anche i ritrovamenti di Vietri sul Mare, Amalfi, Positano, e Li Galli.

La visita di 'straforo'. Un turista, costernato, ribatte al custode: "Scusi, ma se lei è un dipendente del sito archeologico, come fa a essere contemporaneamente un volontario?". La risposta non si fa attendere: "La direttrice ci ha vietato di far entrare i turisti perché le otto stanze non sono a norma: la muffa sul pavimento può farvi cadere. E se vi fate male, la responsabilità è mia. Ecco in che senso mi comporto come 'volontario'. Senza contare che qui siamo rimasti in pochi, 5 o 6 custodi quasi tutti anziani, in alcuni casi poco preparati. Un numero insufficiente per gestire la Villa Romana che da anni si sta lentamente degradando, divorata dall'umidità". Cogliamo l'occasione di visitare di straforo le stanze 'vietate al pubblico' della domus. Un vecchio cartello sporco di macchie di umido ammonisce: "Attenzione, pericolo di scivolare!". Accendiamo la telecamera.

Villa romana di Minori, tra muffa e incuria

Come avviene in genere la visita del sito. Di norma, i custodi invitano la gente a firmare un registro di presenze. E a farsi da sé un veloce giretto nel piano inferiore, dove si trova il viridarium (giardino) con natatio (piscina centrale) circondato su tre lati da un porticato con lesene più sporgenti che inquadrano ritmicamente le arcate. Si può dare un'occhiata alla zona termale, passeggiare sotto i portici su un pericoloso tappeto di muffa verde. E calpestare la stupenda scala di pietra (dai gradini che cambiano geometria man mano che si sale per ridurre l'affaticamento), che unisce il piano inferiore a quello superiore. Ma è nulla, rispetto all'emozione di fare un tuffo a ritroso nel tempo di duemila anni, addentrandosi nello splendore delle otto stanze interdette al pubblico. Gli affreschi - l'illuminazione è scarsa, ci vuole una torcia elettrica per ammirarli - sono anch'essi, come tutta la struttura, minacciati da umidità e muffa. Avrebbero bisogno di un urgente restauro.
Il cartello di avviso di pericolo su una parete ammuffita 
Villa marina d'otium. La grande Villa d'otium minorese una volta lambiva la spiaggia, e le arcate si affacciavano direttamente sul mare regalando agli ospiti un colpo d'occhio spettacolare, come si può rivivere nel suggestivo video con ricostruzione in 3d ideato dalla divulgatrice scientifica Paola Pacetti e dall’architetto Giovanni De Stefano. Nei secoli i detriti del fiume e le alluvioni hanno allungato il litorale di circa duecento metri, allontanando la villa dal mare. "Oggi - spiega Pacetti - per chi visiti la domus, è impossibile comprenderne il vitale e fondativo rapporto con il mare verso il quale era rivolta e dal quale vi si accedeva, in quanto i resti archeologici della villa sono completamente circondati dai palazzi della moderna Minori. Ed è per questo che nella ricostruzione in realtà virtuale del filmato si è privilegiata la realizzazione di una vista del prospetto marino".

Forse un senatore il proprietario. Forse costruita da un senatore dell'antica Roma, seppellita per secoli dal fango delle alluvioni, è tornata alla luce, quasi intatta, nel 1932, scoperta per caso durante alcuni lavori di muratura in una casa vicina. Il suo ritrovamento ci ha restituito in originale i colori degli antichi romani: il rosso delle semicolonne, il giallo e l'azzurro delle murature, il nero degli zoccoli dei pilastri. Ed è emerso dal passato il prestigioso triclinio-ninfeo in eccezionale stato di conservazione anche grazie a una copertura a volta di rara bellezza, il più antico esempio conosciuto in occidente.

La Villa Romana di Minori in una ricostruzione 3d

Parte della domus, cantine di privati. Ma oggi, pur rappresentando un patrimonio straordinario dell'antica Roma, la domus di Minori è scarsamente valorizzata per l'incuria delle amministrazioni che, a corto di finanziamenti pubblici (e con scarso spirito gestionale e imprenditoriale), non provvedono ai lavori di manutenzione e di messa a norma. E lasciano la struttura senza il personale sufficiente per farla funzionare. Insomma, mancano opere di tutela del patrimonio, e iniziative di valorizzazione. L'antico edificio romano è visibile solo sul lato più vicino al mare, poiché molte sue parti - nel cuore del paese - sono state riutilizzate, nel tempo, come stalle, magazzini e scantinati dagli abitanti (ignari delle origini romane di quelle 'grotte') dei lotti abitativi sorti nei secoli sulla villa. Anni fa la Soprintendenza ha eseguito espropri per recuperare tutta l'area della domus, ma le procedure sono fallite. E così ancora oggi una parte importante della Villa Romana non solo è sconosciuta. Ma è usata da privati come cantine dove conservano olio, vino e salumi.

Il mosaici guardano al mare e ai monti. La Villa Romana è inserita in un paesaggio duplice: marittimo e collinare. Oltre alla parte dedicata alla villeggiatura marittima, ne aveva anche una caratterizzata come villa rustica alla quale corrispondeva, probabilmente, anche un’altra diversa facciata nella parte posteriore dell’edificio con la vista verso la natura boscosa dei rilievi. Questa dicotomia frequentissima e ricercata nelle ville d’otium romane, in Campania e non, è esplicitata anche dal mosaico pavimentale del ninfeo-triclinio realizzato durante lavori di rimaneggiamento dell’edificio nel III secolo d.C. Il tappeto musivo, infatti, raffigura le creature marine nella parte della sala che guarda verso il viridarium e il mare, mentre le scene di caccia sono presenti nella zona rivolta alla natura boscosa dell’insenatura che ospitava la villa.

La versione della soprintendente di Salerno. Degrado e scarsa valorizzazione della domus di Minori sono storia vecchia. La neo soprintendente di Salerno, architetta Francesca Casule, ha ereditato la situazione dalle passate gestioni. "Mi sono insediata a metà luglio e mi trovo nel pieno della trasformazione delle soprintendenze voluta dalla riforma-Franceschini", esordisce l'architetto Casule. "A settembre - dice a Repubblica - è mia intenzione dedicarmi alla soluzione dei problemi della Villa Romana di Minori. Vorrei metterla a reddito, realizzando iniziative per favorire il decollo del numero dei visitatori. Ma prima dovrò trovare fondi e personale. Per questo affronterò delicate trattative sindacali, ma spero di trovare una quadra nell'interesse di tutti".

Centomila euro di mancato incasso. Tanto per fare un confronto di come in Costiera si amministrano in modo opposto le strutture artistiche pubbliche, a pochi chilometri da Minori, a Ravello, si trova la medievale Villa Rufolo gestita da una Fondazione. Duecentomila i visitatori paganti (5 euro il biglietto), un milione l'incasso 2015, 4,5 i milioni di fondi pubblici, Ue e Arcus intercettati per il finanziamento di progetti. 
A Minori, i visitatori della domus (il cui valore archeologico è ben superiore a quello della struttura ravellese), sono appena 15 mila. E nelle casse non entra un euro perché l'ingresso è gratuito. Facendo i conti sugli attuali 15 mila turisti (che potrebbero crescere in modo esponenziale con una amministrazione oculata), si ha un mancato incasso medio annuo di almeno centomila euro (un milione in dieci anni), soldi che avrebbero potuto finanziare i lavori di restauro, di messa a norma, di ristrutturazione. O lo stipendio di un paio di guide. Un tipo di malagestione che potrebbe suscitare l'interesse della Corte dei conti. Non si potrebbe incaricare la 'Fondazione Ravello', così efficiente, di gestire la Villa Romana della confinante Minori? E, perchè no?, magari anche la chiesa rupestre di Santa Maria de Olearia, nella vicina Maiori, al cui interno sono presenti importanti affreschi: di proprietà della Soprintendenza, è totalmente chiusa al pubblico. Questo succede a Minori. E in queste condizioni versa il patrimonio archeologico che tutto il mondo ci invidia.