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Comune, 40mila edifici a rischio per le scosse da Trastevere a Fidene

E dopo il sisma sono una ventina i palazzi con lesioni e crepe. Gli amministratori di condominio: “Danni al Pigneto, Bufalotta e Talenti”

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Da quasi dieci anni Roma è considerata una città a rischio sismico medio alto. Eppure quasi tutto il patrimonio pubblico capitolino è insicuro. E non presenta adeguate misure di sicurezza in caso di terremoto. La denuncia arriva dall’ultima indagine condotta da Confartigianato Edilizia: su 60mila beni immobiliari del Comune, almeno 40mila rischiano di soffrire crolli o lesioni importanti. La maggior parte degli edifici si trovano all’interno delle mura Aureliane e sono costruiti prima degli anni Cinquanta.

Gli edifici più recenti. A questi si deve aggiungere il patrimonio dell’Agenzia del Demanio che conta più di duemila edifici: la maggior parte sono storici e costruiti negli anni Trenta, ben prima delle attuali leggi antisismiche. Ma, secondo Confartigianato, anche gli edifici residenziali pubblici realizzati prima degli anni Ottanta e Novanta non possono considerarsi sicuri perché non in linea con le recenti norme antisismiche; anni di mancata manutenzione, speculazione edilizia e appalti al ribasso hanno fatto il resto. L’allarme riguarda tutta l’edilizia popolare costruita in base alla legge 167 tra la fine degli anni Sessanta e gli Ottanta in alcune zone di Trastevere, ma anche lungo il Raccordo come Fidene, Mostacciano, parte dell’Infernetto e della Laurentina. Per non parlare delle abitazioni sorte in modo irregolare negli anni passati e ancora in attesa di essere condonate.

"Non in linea". In base all’indagine della Confartigianato, ci sono intere zone non ancora messe a norma dal Comune a Prima Porta, sul litorale, ma anche nelle cinture periferiche lungo il Raccordo, come San Basilio, la Magliana e l’Aurelia. Tutti questi edifici non sono in linea con le recenti norme antisismiche. E ora i nodi vengono al pettine. "Ci sono edifici di residenza popolare che hanno tuttora infiltrazioni di acqua e danni strutturali. Troppo spesso si fa una manutenzione scappa e fuggi, perché le aziende sono costrette a lavorare al ribasso", spiega Marco Matteoni presidente di Confartigianato Edilizia. Il quadro che emerge è, in sostanza, davvero poco rassicurante e, secondo l’ultima indagine del Cresme (Centro di richerche economiche e sociali del mercato dell’edili- zia), almeno il 20% del patrimonio edilizio pubblico versa in condizioni precarie e fatiscenti, con gravi danni strutturali e quindi ancora più a rischio in caso di sisma.

Una legge. Non solo: manca una legge che impone ai Comuni di fare una mappatura precisa sulla resistenza alle onde d’urto di un sisma, a meno che l’edificio non sia considerato un punto di raccolta in caso di evacuazione e ricovero. Infine il fascicolo con la cronistoria degli interventi realizzati a partire dalla costruzione è obbligatorio solo per gli immobili più recenti. Eppure, in base a uno studio dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia ripreso dalla Regione cinque anni fa, una buona parte di Roma, da Talenti ai Colli Portuensi, è considerata a livello 2, ovvero ad alto rischio sismico.

Microlesioni. Infatti, le conseguenze del terremoto del 24 agosto ci sono. Secondo la Confartigianato, in zona Fidene la maggior parte degli edifici popolari hanno registrato microlesioni alle strutture. Non solo: almeno una ventina di edifici in zona Pigneto, Bufalotta e Talenti hanno denunciato piccole crepe e scollature di tintura all’interno degli appartamenti. Infine, nei vicoli del centro storico, soprattutto in zona Fontana di Trevi, sono caduti piccoli calcinacci di alcuni palazzi in muratura.

L'allarme. Insomma, la precarietà degli edifici di Roma, non solo pubblici ma anche privati, è un fatto da non prendere sottogamba e molti residenti sono in allarme al punto che, secondo Confartigianato, gli amministratori stanno pensando di chiedere al sindaco Raggi una serie di sostegni e incentivi per mettere a norma gli edifici e adeguarli per resistere alle onde d’urto di qualsiasi sisma. "Si possono adottare subito misure per evitare il crollo dei solai — spiega Carlo Bellioni, presidente di Cna edilizia — e rinforzare i fabbricati con travi e interventi sulle strutture portanti. Si può fare almeno per gli edifici pubblici più vecchi, quelli in muratura, che hanno più di cinquanta anni".

Prati, Monteverde, Flaminio. L’allarme non riguarda solo il centro, ma anche il patrimonio pubblico di quartieri come Prati, Monteverde, Flaminio. E comprende anche gli edifici privati. "Non vogliamo essere allarmisti — spiega Marco Matteoni responsabile di Confartigianato Edilizia — ma l’epicentro di questi sismi è sempre più vicino alla capitale e quindi bisogna agire con urgenza per mettere in sicurezza tutto il patrimonio edilizio di Roma, pubblico e privato". Per questo la Confartigianato chiederà nei prossimi giorni l’apertura di un tavolo con il Comune e le associazioni per fare una mappa del rischio su tutti gli edifici e capire quali sono i primi provvedimenti da adottare.