Vaticano

(ansa)

Papa Francesco in silenzio ad Auschwitz. Il suo grido alla Via crucis: "Dov'è Dio?"

La scelta di non pronunciare discorsi nel campo di sterminio. Poi la visita e l'omaggio a padre Kolbe. Sul libro d'onore scrive: "Signore, perdono per tanta crudeltà!". All'ospedale pediatrico: "Vorrei stare vicino a ogni bimbo malato". In serata il discorso a parco Blonie di Cracovia: "Dio è nei profughi, nei rifugiati, nelle vittime del terrorismo e delle guerre, nei deboli e negli sfruttati"

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OSWIECIM - In silenzio e col capo chino. In segno di rispetto. Così Francesco è entrato nel campo di sterminio di Auschwitz, ad Oswiecim, a circa 70 chilometri da Cracovia dove si svolge la Giornata mondiale della Gioventù. Ad Auschwitz, nel 2006, Benedetto XVI, il Papa tedesco che quella mattina appariva schiacciato, quasi annichilito, dalle colpe del suo popolo, si chiese: "Dove era Dio in quei giorni? Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?". "Dov'è Dio?", ha ripetuto nel pomeriggio Francesco commentando la Via crucis dei giovani.

GUARDA. Il Papa ad Auschwitz, un lungo momento di silenzio

La visita nel lager. Il Papa ha varcato l'ingresso  da solo, a piedi, con il capo chino e in silenzio. Poi, una volta entrato, è salito sulla vettura elettrica per dirigersi verso le diverse zone del campo. Francesco si è poi seduto, sempre da solo e sempre in silenzio, su una panchina di fronte alle camerate dove erano reclusi gli internati, dove è rimasto per oltre un quarto d'ora assorto, a tratti con gli occhi chiusi, a mani giunte in grembo. Prima di riprendere il percorso, a bordo di una piccola vettura aperta, Francesco si è avvicinato ad una forca in ferro dove venivano impiccati i prigionieri e ha baciato uno dei pali.

La visita si è svolta in silenzio, come aveva annunciato in precedenza lo stesso Pontefice. La scelta di non pronunciare discorsi differenzia Francesco dai suoi predecessori, il polacco Giovanni Paolo II e il tedesco Benedetto XVI, che durante la visita fecero un intervento. 
L'abbraccio ai sopravvissuti. Ad Auschwitz hanno trovato la morte oltre un milione di ebrei europei, 23mila rom, 15mila prigionieri di guerra sovietici, insieme a decine di migliaia di cittadini di altre nazionalità. Papa Francesco ha abbracciato e baciato undici sopravvissuti, fermandosi a scambiare alcune parole con ognuno di loro. Alla fine al Pontefice è stata consegnata dagli ex prigionieri del lager un cero, con il quale Francesco ha acceso una fiamma davanti a un muro del lager, su cui ha appoggiato una mano rimanendo alcuni secondi in silenzio.

Il Papa è poi entrato nell'attiguo blocco 11 dove venne ucciso il francescano conventuale Massimiliano Kolbe, che si offrì volontario al posto di un padre di famiglia, suo compagno di camerata, che era stato selezionato per l'impiccagione. Il 29 luglio, esattamente 75 anni fa, era stata pronunciata la sua condanna a morte. Francesco è sceso da solo nella sua cella, dove sono ancora visibili i graffiti iscritti sui muri dai detenuti, si è seduto in preghiera per diversi minuti.

L'incontro con i "giusti" a Birkenau. Francesco si è poi spostato all'attiguo campo di Birkenau, chiamato anche Auschwitz II, a tre chilometri di distanza. Nell'area, nel periodo della Shoah, c'erano tre campi: due costruiti specificamente per lo sterminio degli ebrei, Auschwitz e Birkenau, e un campo di lavoro a Monowitz (Auschwitz III). Il Papa ha visitato un monumento di vittime delle nazioni, alla presenza di un migliaio di persone è poi passato davanti alle targhe commemorative nelle diverse lingue, deponendo una candela accesa. Ha  incontrato 25 "giusti delle nazioni", persone che hanno messo a rischio anche la propria vita per aiutare gli ebrei in quel momento di persecuzione. Qui il rabbino capo di Polonia, Michael Schudrich, ha cantato in ebraico il salmo 130, il "De profundis", letto poi in polacco da un parroco di un paese dove viveva la famiglia cattolica Ulma che fu sterminata, tutti compresi i bambini, per aver ospitato ebrei, e per i quali è stata avviata una causa di beatificazione. Papa Francesco ha poi scritto, in spagnolo, alcune parole sul libro d'onore del lager: "Signore abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!".

"Dov'è Dio?".  Poi, nel pomeriggio, durante la Via crucis con i ragazzi nel parco Blonia, il Papa ha dato voce a quell'interrogativo sul silenzio di Dio che aveva tenuto nel cuore durante la visita di questa mattina ad Auschwitz-Birkenau. "Dov'è Dio?. Dov'è Dio se nel mondo c'è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov'è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov'è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch'essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov'è Dio, di fronte all'inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell'anima?", ha detto papa Bergoglio dopo aver letto il versetto del Vangelo di Matteo in cui Gesù dice: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".

"Siamo chiamati a Servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata - ha spiegato il Papa - a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante".

"Esistono domande per le quali non ci sono risposte umane - ha ammesso Bergoglio - Possiamo solo guardare a Gesù e domandare a Lui. E la risposta di Gesù è questa: 'Dio è in loro', Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi da formare un solo corpo. Nell'accoglienza dell'emarginato che è ferito nel corpo, e nell'accoglienza del peccatore che è ferito nell'anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani", ha aggiunto Francesco. La via della croce, ha sottolineato, "non è una abitudine sadomasochista", bensì "la via della vita e dello stile di Dio".

Il programma.  Accolto dal primo ministro della Polonia, Beata Szydlo, il Papa ha visitato nel pomeriggio l'ospedale universitario di Prokocim, il più grande ospedale pediatrico nel sud della Polonia. "Vorrei poter stare un po' vicino a ogni bambino malato, accanto al suo letto, abbracciarli ad uno ad uno" ha detto papa Francesco "ascoltare anche solo un momento ciascuno di voi e insieme fare silenzio di fronte alle domande per le quali non ci sono risposte immediate. E pregare". Papa Bergoglio ha anche detto che vorrebbe che "come cristiani fossimo capaci di stare accanto ai malati alla maniera di Gesù, con il silenzio, una carezza, con la preghiera". E ha rinnovato la sua critica alla "società dello scarto", che emargina soprattutto le persone più deboli e fragili, "e questa è una crudeltà". Ha poi ringraziato chi accoglie i piccoli dell'ospedale, "questo - ha commentato - è il segno della vera civiltà, umana e cristiana: mettere al centro dell'attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate". Nella cappella dell'ospedale sono conservate alcune reliquie di Giovanni Paolo II.