Bologna

"Vietare i gadget fascisti". L'iniziativa della Regione Emilia-Romagna

Votata una risoluzione che chiede di considerare un reato di apologia la vendita dei cimeli. La destra contraria, i grillini si astengono. Fiano (Pd): carcere per trasgressori

1 minuti di lettura
BOLOGNA - Magliette, accendini, sino alle bottiglie di vino con la faccia di Mussolini e Hitler. La sinistra in Emilia Romagna dice basta ai souvenir del Ventennio: è apologia del fascismo. In Regione è stata approvata la risoluzione, con i voti favorevoli  di Pd, Sel e AltraEr. Contrari i gruppi di Lega Nord, Forza Italia e Fdi-An mentre si è astenuto il gruppo M5s. Il provvedimento prevede l'estensione del reato di apologia del fascismo "anche alla vendita e diffusione di gadget con immagini del regime".

Nella risoluzione si chiede alla Giunta regionale "di intervenire nelle sedi opportune affinché il reato di apologia del fascismo sia esteso anche alla vendita e diffusione di gadget e oggetti con immagini del regime fascista e nazista e venga inserito nel codice penale, consentendo così la repressione dei reati legati alla riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo".

A giudizio di Nadia Rossi (Pd), prima firmataria dell'atto, è importante "dare un segnale contro la banalizzazione della storia e del male rappresentato dal totalitarismo fascista, perché la memoria non può venire offuscata da mere logiche commerciali". Dal canto proprio l'esponente della Lega Nord, Massimiliano Pompignoli ha criticato l'atto di indirizzo perché "utilizza l'estensione del reato di apologia di fascismo come pretesto per colpire i commercianti di Predappio che vivono del commercio di gadget". Per Tommaso Foti (Fdi-An), invece, la risoluzione rischia di "ispirare ordinanze di divieto da parte di taluni sindaci che possono compromettere il commercio di cimeli e pubblicazioni dell'epoca fascista in mercatini di antiquariato".

L'anno scorso era intervenuto il sindaco di Rimini, proprio per chiedere di emendare la legge sull'apologia del fascismo inserendo anche una eventuale punizione per chi vende oggetti riportanti simbologie o immagini dei regimi fascista e nazista. Il caso era scoppiato in seguito alla notizia di due turisti americani di fede ebraica scandalizzati dalla vetrina di un negozio di souvenir a Rimini in cui si mettevano in vendita bottiglie con la faccia di Mussolini o di Hitler (vetrine diffusissime in Riviera).

Emanuele Fiano, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali alla Camera, rivendica come giusto il divieto della vendita di gadget "che inneggiano ai valori nazi-fascisti" e ricorda di aver presentato una proposta di legge insieme a Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia, che "introduce il reato di propaganda fascista e nazifascista, sanzionando comportamenti individuali che inneggiano al nazifascismo". "La nostra proposta - spiega - consiste in un solo articolo, in base al quale chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni". 
I commenti dei lettori