Milano

Varese, controlli antidoping a sorpresa in una gara di ciclismo per ragazzini di 12 anni

Il blitz, ordinato dal ministero della Salute, ha creato scompiglio tra i giovanissimi atleti e sconcerto tra genitori e organizzatori. Esaminati i primi quattro della classifica finale

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I controlli antidoping nel mondo del ciclismo e in generale in quello dello sport non sono certo una novità e mai come in periodo di Olimpiadi l'attenzione su certi temi è alta. Questo tipo di analisi post gara diventa però una notizia quando è applicata ad atleti in erba, com'è avvenuto a Tradate, in provincia di Varese, dopo una corsa ciclistica della categoria Giovanissimi, che comprende bambini dai 7 ai 12 anni.

Al traguardo c'era un medico inviato dal ministero della Salute che ha effettuato un controllo a sorpresa su quattro ragazzini, i primi quattro classificati, della categoria G6, dove corrono i nati nel 2004. Ciclisti di 12 anni, che chiaramente sono stati colti di sorpresa, come pure le loro famiglie e gli stessi organizzatori dell'evento sportivo. "In 30 anni di carriera nel mondo del ciclismo non l'avevo mai visto accadere, anche perché secondo il regolamento della Federazione ciclistica italiana si inizia a parlare di agonismo, per cui sono previsti i controlli, dalla categoria Esordienti, quindi dai 13 anni in su - spiega il dottor Carlo Guardascione, presidente dell'Associazione medico sportiva dilettantistica varesina - Evidentemente la Commissione di vigilanza sul doping, che ha richiesto il controllo, prevede analisi anche sui più piccoli. Ne prendo atto, ma è sicuramente una misura inusuale, benché non illegale. Mi sembra una distorsione di risorse, non riesco a comprendere la ratio di una simile decisione".

Il controllo antidoping ai baby ciclisti è arrivato come un fulmine a ciel sereno e gli organizzatori hanno dovuto affrontare non pochi problemi logistici per renderlo possibile. "Durante le gare agonistiche c'è sempre un locale adibito ad eventuali controlli di questo tipo, che poi avvengano realmente oppure no - continua Guardascione - A Tradate ovviamente non era stato previsto nulla del genere e quindi ci si è arrangiati con una tenda che era stata montata sul posto dai volontari della Protezione civile. Per fortuna c'era quella, altrimenti gli atleti sarebbero dovuti andare in un bar o in una casa privata. È chiaro che il tutto ha generato un certo scompiglio, anche se non imputabile al medico che ha effettuato i controlli. Lui ha solo fatto il suo lavoro".
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