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Netanyahu contro l'Iran: "Se attaccati, reagiremo"

 
Il premier israeliano accusa il regime iraniano di essere "la maggiore minaccia per il nostro mondo" e mostra il frammento di un drone iraniano abbattuto alcuni giorni fa. Zarif: "Numero da circo che non merita risposta"
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ROMA - C'è sempre il momento scenografico. Due anni fa, per convincere la platea di Monaco che la Russia continuava a contrabbandare soldati in Ucraina, Poroshenko sollevò un mazzo di passaporti russi recuperati durante i combattimenti sul fronte orientale. Quest'anno è Benjamin Netanyahu a regalare agli esperti della difesa convenuti nella capitale bavarese un momento di minaccioso teatro. E la tensione con l'Iran, presente all'ultimo giorno della conferenza sulla sicurezza attraverso il ministro degli Esteri Mohammad Javed Zarif, sale immediatamente alle stelle.
Il momento destinato già a passare alla storia arriva verso la fine della relazione di Netanyahu. "Lo riconosci?", ringhia, cercando di individuare in platea il ministro degli Esteri Zarif. È il resto di un drone iraniano abbattuto alcuni giorni fa nello spazio aereo israeliano, spiega il premier, sventolando un lungo pezzo di metallo. "Non mettete alla prova la nostra determinazione", aggiunge. Perché, "se necessario, Israele è determinata ad agire non soltanto contro i suoi alleati, ma anche contro l'Iran". Poco dopo Zarif derubrica lo show come "numero ridicolo da circo che non merita neanche una risposta". E accusa a sua volta Israele di "utilizzare l'aggressione come linea politica", attraverso "incursioni quotidiane" in Libano e in Siria.

Il rischio di un'escalation nella regione è evocato da entrambi. Netanyahu mostra l'aggressività dello storico rivale con una cartina, sostenendo che "l'Iran si sta espandendo", citando i presunti progressi nel programma di arricchimento nucleare - "è molto pericoloso" - e rivolgendosi anche all'Europa che continua negli sforzi diplomatici per mantenere in piedi l'accordo firmato due anni fa: "è arrivato il momento di fermare l'Iran", scandisce invece Netanyahu, forte dell'appoggio di Donald Trump, che spinge per una linea più dura contro il regime degli ayatollah.

Il 10 febbraio un F16 israeliano era stato abbattuto dalla difesa siriana mentre tornava dopo un bombardamento scatenato proprio dalla violazione dello spazio aereo israeliano da parte del drone iraniano. E Netanyahu aveva accusato immediatamente Teheran di aver orchestrato l'attacco della contraerea siriana. Le tensioni tra Israele e Iran da allora sono a livelli d'allarme. E Zerif ha affermato persino, provocatoriamente, che questi episodi hanno "spazzato via il mito dell'invincibilità di Israele".

L'Iran, secondo il premier israeliano, "è la più grande minaccia del mondo". E Netanyahu lo avverte da Monaco: "non superate le nostre linee rosse". Teheran "sta cercando di cambiare lo status quo in Libano e in Siria". Se accadrà, la minaccia di Israele è di "soffocare il male all'origine".

È la prima volta del premier israeliano alla Conferenza di Monaco e Netanyahu, in fuga dalle accuse di corruzione che lo affliggono nel suo Paese, ne ha approfittato per un paragone storico forte. Ottant'anni fa la Conferenza di Monaco illuse gli europei che si sarebbe potuto fermare Hitler, ricorda il primo ministro. "Due anni fa si è firmato l'accordo sul nucleare con l'Iran". In tante cose i due regimi non sono paragonabili, ma in una sì, afferma: Hitler "voleva la razza padrona", l'Iran "vuole la religione padrona".