C'è stato un tempo, non lontano, in cui dicevano a Lionel Messi che era il miglior giocatore del mondo, certo, ma non aveva mai segnato a Martin Neuer, a Peter Cech e a Gigi Buffon, e nemmeno al Chelsea, e in otto confronti di Champions. Lentamente sono venuti giù tutti i tabù, e l'ultimo, quello del gol mancante ai Blues che invece arriva nella notte di Stamford Bridge, rovina la festa ad Antonio Conte, che aveva immaginato, disegnato e giocato la partita tatticamente perfetta contro il grande Barcellona. Invece l'ottavo di andata tra Chelsea e Barça finisce 1-1 e nel ritorno del 14 marzo il miedo escenico del Camp Nou potrà essere un fattore, e Conte dovrà inventarsi di tutto per arginare l'avversario. È stata una partita di magnifica intensità agonistica, con filosofie opposte a confronto, interpreti eccellenti e corretti pure nella battaglia, magari non sorretti a sufficienza dall'arbitro turco Cakir, che qualche sbavatura qua e là l'ha offerta.
È il tipo di confronto ampiamente previsto alla vigilia, programmato dai due allenatori secondo caratteristiche ataviche. Il Barça manovra, il Chelsea si difende e riparte. Ernesto Valverde va col suo 4-4-2 che finora ha incantato l'Europa, anche se stavolta Paulinho finisce a destra e Rakitic al centro con Busquets, Iniesta a sinistra, con Messi e Suarez in attacco. Antonio Conte non vuole saperne di correre rischi e si dispone col modulo più difensivo che ci sia, un 5-4-1 in forte odor di catenaccione, in cui il sacrificio estremo di tutti è la cifra stilistica: anche Willian, anche Hazard falso centravanti ripiegano profondamente, anche Pedro e Fabregas che chissà cosa pensano mentre affrontano tutti i loro fratelli, mentre in mezzo Kanté è il solito soprannaturale intercettatore di palloni, miglior mediano difensivo al mondo senza discussioni, nonché l'uomo che in prima battuta tampina Messi, ma anche Moses e Alonso chiudono e spingono e difendono che è uno spettacolo.
Il Barça ha in Messi la pietra angolare di ogni iniziativa, è lui il regista offensivo, una libellula barbuta che accarezza la pelota e disegna trame, che ha occhi e antenne ovunque, fa bene al cuore vederlo sprintare a testa alta, ma poi i chiavistelli predisposti da Conte si chiudono su di lui, uno dopo l'altro e con orrendo clangore, e a quel punto neppure Houdini potrebbe nulla. L'unico spunto da taccuino nel primo tempo di Lìo è un cross per la testa di Luis Suarez, che al 15' spedisce a lato. Ma nella seconda parte del tempo l'arrocco difensivo del Chelsea guadagna metri, salendo l'intensità del pressing e diminuendo i bollori iniziali del Barça. Conte è un ossesso, accompagna e segue ogni azione dei suoi con gesti e urla, ara il campo per destinazione con furia, litiga col quarto uomo, inveisce con l'arbitro, infine le telecamere lo colgono in flagrante bestemmione quando Willian, il migliore del Chelsea per distacco, si libera al tiro di destro da fuori area e coglie il palo alla sinistra di Ter Stegen (33'). Ancora un travaso di bile per Conte al 41', quando di nuovo Willian colpisce il palo, stavolta il destro, ancora con un destro dal limite, felice e potente, ma impreciso di un'unghia, e il tempo si chiude col 71% di possesso palla ospite e due occasioni davvero nitide per il Chelsea.
La terza sarà quella buona, e la produrrà ancora Willian, dopo un quarto d'ora di secondo tempo in cui si prende consapevolezza del fatto che la manovra del Barça continua a battere in testa, che Paulinho e Iniesta vanno in difficoltà quando Alonso e Moses li aggrediscono sulla corsa, che Kanté continua a rubare aria a Messi. Così arriva il gol del vantaggio dei Blues al 17', da azione di corner: Willian riceve ai 20 metri, salta in dribbling Busquets e dal limite cesella un destro a giro rasoterra sul palo alla sinistra di Ter Stegen, che è troppo coperto e troppo alto per distendersi in tuffo con la rapidità che servirebbe, la palla entra, Stamford Bridge diventa un calderone, Conte a bordo campo raggiunge il nirvana, lo vedono anche abbracciare qualche tifoso dietro di lui, e ora tutti a difendere l'1-0.
Willian è un vero satanasso nei tiri da lontano: dal 2013, ha segnato più gol da fuori area (6) di Cristiano Ronaldo e Neymar. Ma i piani di Conte si infrangono su un errore in disimpegno difensivo di cui il Barça approfitta come un cobra. Alonso sbaglia un rinvio dalla sinistra, palla dalla parte opposta dell'area su cui esce in ritardo Azpilicueta, che fallisce il tackle su Iniesta; il manchego entra in area e serve Mesi, sinistro in controtempo e addio Chelsea, è il gol numero 98 di Lìo in Champions. Inoltre Iniesta e Messi giocavano la partita numero 97 di Champions in coppia, record mondiale. Il loro dialogo, chiuso dal gol, avvicina il Barcellona all'undicesimo quarto di finale consecutivo in Champions League. Perché poi il Chelsea non ha forza per lanciarsi in avanti alla ricerca del raddoppio, e il Barcellona è troppo soddisfatto per lo scampato pericolo per rischiare ancora.
Conte esce scurissimo dal terreno. Messi esce guardando il cielo, ancora una volta il Barça è lui. Gli statistici ci informano che in una carriera da 744 partite ufficiali, 596 gol e 245 assist, la Pulce ha fatto gol a 71 delle 82 squadre affrontate. Le uniche a cui non ha segnato, per gli scherzi del destino o chissà per quali altri motivi, si chiamano Inter, Rubin Kazan, Udinese, Xerez, Benfica, Murcia, Liverpool, Girona, Gramenet, Cadice e Al Sadd.
È il tipo di confronto ampiamente previsto alla vigilia, programmato dai due allenatori secondo caratteristiche ataviche. Il Barça manovra, il Chelsea si difende e riparte. Ernesto Valverde va col suo 4-4-2 che finora ha incantato l'Europa, anche se stavolta Paulinho finisce a destra e Rakitic al centro con Busquets, Iniesta a sinistra, con Messi e Suarez in attacco. Antonio Conte non vuole saperne di correre rischi e si dispone col modulo più difensivo che ci sia, un 5-4-1 in forte odor di catenaccione, in cui il sacrificio estremo di tutti è la cifra stilistica: anche Willian, anche Hazard falso centravanti ripiegano profondamente, anche Pedro e Fabregas che chissà cosa pensano mentre affrontano tutti i loro fratelli, mentre in mezzo Kanté è il solito soprannaturale intercettatore di palloni, miglior mediano difensivo al mondo senza discussioni, nonché l'uomo che in prima battuta tampina Messi, ma anche Moses e Alonso chiudono e spingono e difendono che è uno spettacolo.
Il Barça ha in Messi la pietra angolare di ogni iniziativa, è lui il regista offensivo, una libellula barbuta che accarezza la pelota e disegna trame, che ha occhi e antenne ovunque, fa bene al cuore vederlo sprintare a testa alta, ma poi i chiavistelli predisposti da Conte si chiudono su di lui, uno dopo l'altro e con orrendo clangore, e a quel punto neppure Houdini potrebbe nulla. L'unico spunto da taccuino nel primo tempo di Lìo è un cross per la testa di Luis Suarez, che al 15' spedisce a lato. Ma nella seconda parte del tempo l'arrocco difensivo del Chelsea guadagna metri, salendo l'intensità del pressing e diminuendo i bollori iniziali del Barça. Conte è un ossesso, accompagna e segue ogni azione dei suoi con gesti e urla, ara il campo per destinazione con furia, litiga col quarto uomo, inveisce con l'arbitro, infine le telecamere lo colgono in flagrante bestemmione quando Willian, il migliore del Chelsea per distacco, si libera al tiro di destro da fuori area e coglie il palo alla sinistra di Ter Stegen (33'). Ancora un travaso di bile per Conte al 41', quando di nuovo Willian colpisce il palo, stavolta il destro, ancora con un destro dal limite, felice e potente, ma impreciso di un'unghia, e il tempo si chiude col 71% di possesso palla ospite e due occasioni davvero nitide per il Chelsea.
La terza sarà quella buona, e la produrrà ancora Willian, dopo un quarto d'ora di secondo tempo in cui si prende consapevolezza del fatto che la manovra del Barça continua a battere in testa, che Paulinho e Iniesta vanno in difficoltà quando Alonso e Moses li aggrediscono sulla corsa, che Kanté continua a rubare aria a Messi. Così arriva il gol del vantaggio dei Blues al 17', da azione di corner: Willian riceve ai 20 metri, salta in dribbling Busquets e dal limite cesella un destro a giro rasoterra sul palo alla sinistra di Ter Stegen, che è troppo coperto e troppo alto per distendersi in tuffo con la rapidità che servirebbe, la palla entra, Stamford Bridge diventa un calderone, Conte a bordo campo raggiunge il nirvana, lo vedono anche abbracciare qualche tifoso dietro di lui, e ora tutti a difendere l'1-0.
Willian è un vero satanasso nei tiri da lontano: dal 2013, ha segnato più gol da fuori area (6) di Cristiano Ronaldo e Neymar. Ma i piani di Conte si infrangono su un errore in disimpegno difensivo di cui il Barça approfitta come un cobra. Alonso sbaglia un rinvio dalla sinistra, palla dalla parte opposta dell'area su cui esce in ritardo Azpilicueta, che fallisce il tackle su Iniesta; il manchego entra in area e serve Mesi, sinistro in controtempo e addio Chelsea, è il gol numero 98 di Lìo in Champions. Inoltre Iniesta e Messi giocavano la partita numero 97 di Champions in coppia, record mondiale. Il loro dialogo, chiuso dal gol, avvicina il Barcellona all'undicesimo quarto di finale consecutivo in Champions League. Perché poi il Chelsea non ha forza per lanciarsi in avanti alla ricerca del raddoppio, e il Barcellona è troppo soddisfatto per lo scampato pericolo per rischiare ancora.
Conte esce scurissimo dal terreno. Messi esce guardando il cielo, ancora una volta il Barça è lui. Gli statistici ci informano che in una carriera da 744 partite ufficiali, 596 gol e 245 assist, la Pulce ha fatto gol a 71 delle 82 squadre affrontate. Le uniche a cui non ha segnato, per gli scherzi del destino o chissà per quali altri motivi, si chiamano Inter, Rubin Kazan, Udinese, Xerez, Benfica, Murcia, Liverpool, Girona, Gramenet, Cadice e Al Sadd.