Esteri

I capricci di Kim Jong-un e le paure di Giappone e sudcoreani

La delegazione nordcoreana a Panmunjom (ap)
Apertura della Corea del Nord all'invio di una delegazione di atleti ai Giochi Olimpici di Pyeognchang, in Corea del Sud. Esito quindi finora positivo, anche se con qualche punto interrogativo che ha a che fare con il carattere imprevedibile del dittatore nordcoreano e le paure della popolazione sudcoreana che non si fida fino in fondo
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SEUL - Era tutt’altro che scontato l’esito positivo dell’incontro di stamattina tra le delegazioni delle due Coree. All’origine di quest’apparente quanto improvvisa distensione dei rapporti tra nord e sud c’è il discorso di Capodanno di Kim Jong-un e la sua proposta d’inviare i suoi atleti alle prossime olimpiadi invernali che si apriranno il 9 febbraio prossimo a Pyeongchang, nel sud della Penisola. Sorpresa da quest’apertura del leader di Pyongyang, che arriva dopo due anni di tensioni, tre test nucleari e decine di lanci di missili, i dirigenti di Seul hanno risposto convocando il meeting.

A prepararlo è stato incaricato da Seul un uomo di grande esperienza di colloqui con la controparte comunista, il ministro dell’Unificazione Cho Myung-Gyun, il quale ha cominciato con il dichiarare che i Giochi Olimpici dovranno anche servire a riscaldare le glaciali relazioni tra i due Paesi fratelli. "Faremo del nostro meglio affinché diventino un festival della pace e che l’incontro sia il primo passo verso il miglioramento dei rapporti inter-coreani", ha detto Cho due giorni fa, rilanciando anche un disgelo militare e proponendo che gli atleti dei due Paesi possano sfilare insieme in occasione delle cerimonie di apertura e di chiusura dei Giochi. Il ministro dell’Unificazione ha perfino proposto di discutere il mese prossimo del ricongiungimento delle famiglie divise dal confine stabilito al termine della guerra di Corea, che si concluse con l’armistizio del 1953. All’epoca milioni di persone rimasero separate dalla divisione della Penisola, molte delle quali sono morte senza aver mai potuto riabbracciare i propri cari. Il mediatore sudcoreano ha infine proposto un dialogo tra le due Croci rosse nazionali e a livello militare per evitare "scontri accidentali", sottolineando come "il popolo abbia un forte desiderio di vedere Nord e Sud muoversi verso la pace e la riconciliazione".


Oltre a inviare gli atleti, il Nord ha promesso di mandare una delegazione di alto livello, sostenitori della squadra nordcoreana, artisti e un team di dimostrazione del taekwondo, l’arte marziale coreana. "Diamo al popolo un prezioso regalo di nuovo anno", ha detto il generale Ri Son-gwon, il capodelegazione del Nord. "C'è un modo di dire: un viaggio fatto in due dura di più che uno fatto da solo".

Insomma, entrambe le parti hanno espresso il desiderio che questo clima vada oltre le Olimpiadi, il che ovviamente non dipenderà soltanto da loro. Infatti, buona parte dei sudcoreani è molto preoccupata da questo riavvicinamento con il Nord, e considera i Giochi Pyeongchang 2018 un cavallo di Troia offerto a Pyongyang. Anche il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, ha subito avvertito Seul di un suo disaccordo per eventuali concessioni alla Corea del Nord. Quanto al premier giapponese Shinzo Abe, ha detto che "il dialogo fine a se stesso non ha alcun significato, l’unica cosa che ha rilevanza è l’abbandono completo, documentato e irreversibile del programma nucleare". Abe teme che il tentativo della Corea del Nord di ricucire lo strappo con Seul potrebbe essere stato studiato per creare una spaccatura sulla gestione diplomatica della crisi tra il Giappone, gli Stati Uniti e la stessa Corea del Sud.

E c’è poi l’incognita maggiore, quella impersonata dal dittatore Kim Jong-un. Pur essendo sempre più isolato e ormai strangolato dalle sanzioni economiche, il giovane dittatore si è già dimostrato un leader capriccioso e imprevedibile. Può bastare un nulla a infrangere i sogni di una pace che i due Paesi potrebbero finalmente firmare dopo una guerra fredda durata ben 64 anni.