Napoli

La console americana pizzaiola per una sera

Colombia Barrosse saluta la città nella festa (anticipata) del giorno dell'indipendenza

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L'atmosfera non cambia. C'è festa, c'è solennità, molto cibo, molto calore. C'è persino la sorpresa di una pizza margherita preparata dalle mani della stessa console. Ma, quest'anno, il 4 luglio di Colombia Barrosse, ha un retrogusto un po' agrodolce. È l'ultima celebrazione della festa dell'Indipendenza americana che il Console generale degli Stati Uniti per il Sud Italia celebra nel cortile di piazza della Repubblica. I tre anni di mandato, sia il suo che quello di Deborah Guido-O'Grady (console responsabile per gli Affari pubblici) si concludersanno a fine luglio: le due diplomatiche torneranno a Washington in attesa di nuovi incarichi.

La festa al consolato ha dunque un doppio valore di ricorrenza e, allo stesso tempo, di commiato. Arrivano ospiti, amici, contatti. Coccarde a stelle e strisce decorano piatti, tavoli e fasce tra i capelli. Il cerimoniale, come sempre rigoroso, è tenuto da Alba Ferreri, consigliere politico del Consolato. Una breve introduzione in italiano e in inglese, e poi la cerimonia della bandiera, portata in parata dai marine, mentre la fanfara dei bersaglieri esegue gli inni dei due Paesi. "È la mia ultima festa qui a Napoli - dice Barrosse - è un piacere per me celebrare con voi il 240esimo anniversario della dichiarazione d'Indipendenza". Il suo discorso  ricorda l'amicizia che da sempre lega Stati Uniti e Italia: un legame che non può non toccare Napoli, città rivelatasi importante anche per la nascita della Costituzione a Philadelphia nel 1777: "Vorrei proprio ricordare - prosegue la console - la figura del grande intellettuale partenopeo Gaetano Filangieri, la cui fitta corrispondenza con Benjamin Franklin, pare abbia ispirato il nostro principio inossidabile del diritto alla felicità".

Qualche parola anche sul terrorismo: "La democrazia su cui poggia il nostro Paese attira le invidie di persone votate all'odio. Per questo è fondamentale non dimenticare mai i nostri principi comuni, la nostra amicizia, i nostri fondamenti. E ricordare che non siamo soltanto due nazioni alleate, ma parte di una stessa famiglia". Applausi della folla. Nel pubblico si distinguono il vicesindaco Raffaele Del Giudice e Alessandra Clemente (appena riconfermata in giunta). C'è anche Amedeo Lepore, assessore regionale alle Attività produttive, assieme al sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore.

Presenti, tra gli altri, il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto e quello di San Giorgio a Cremano Giorgio Zinno, oltre all'ammiraglio americano James Foggo, il presidente di Arcigay Antonello Sannino e la presidente della Mostra d'Oltremare Donatella Chiodo. È il momento della musica, come sempre deliziata dalla band La Terza Classe, specializzata propio in melodie folk made in Usa. E, tra un hot dog e un assaggio di mozzarella di bufala, la console aggiunge un saluto "ludico" alla sua Napoli: "Un omaggio alla vostra grande tradizione culinaria".

E, indossando un grembiule rosso con motivi a stelle e strisce, impasta la sua prima pizza, assieme alla collega Guido-O'Grady e a Kurt Ettelt, responsabile della sicurezza. "La mia - scherza quest'ultimo - sarà un po' più spessa, proprio come la fanno a Chicago". Accompagnati dai maestri pizzaioli Paolo Surace, Salvatore Santucci, Gennaro Luciano e Vincenzo Esposito (assieme a Gennaro Liccardo dell'Associazione verace  pizza napoletana) i tre sfornano altrettante margherite fumanti. Manca un ultimo buon augurio, detto rigorosamente in napoletano: "Che Dio v'accumpagn". Parola di Colombia Barrosse.