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(reuters)

La Gran Bretagna esce dalla Ue. Borse al collasso. Farage esulta. Voci dimissioni Cameron

Testa a testa nella notte, poi la vittoria. Farage canta vittoria. Sterlina e mercati in caduta libera

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LONDRA - Il testa a testa nelle notte del referendum sulla Brexit si è trasformato nella vittoria degli euroscettici. Dall'iniziale esultanza nel campo dei pro-Ue si è passati all'euforia sul fronte opposto dei Leave, che vince con il 52% delle preferenze contro il 48% dei Remain. E la Gran Bretagna ora deve fare davvero i conti con l'uscita dall'Unione europea.

I seggi si sono chiusi alle 23 ora italiana e i primi opinion poll di YouGov davano il 'No' all'uscita (Remain), al 52%, mentre i 'Sì', cioè i voti a favore dell'uscita dalla Ue (Leave), al 48 per cento. Ma con lo spoglio reale delle schede, l'ottimismo del Remain si è spento. L'inversione di rotta è iniziata con il risultato di Newcastle, dove il fronte pro-Ue ha raggiunto solo il 50,7%, contro il 49,3% del Leave. Un risultato che ha deluso le aspettative di chi credeva in un'affermazione ben più netta del Remain, soprattutto se letto in maniera congiunta al dato di Sunderland: qui il Leave ha vinto con il 61,3% delle preferenze, contro il 38,7% dei Remain. Di fatto, con il procedere dello scrutinio nei singoli collegi sui 382 totali, il Leave si è portato in vantaggio sul Remain. E le previsioni iniziali si sono praticamente rovesciate.

Così il panico ha cominciato a diffondersi tra i pro-Ue, ma soprattutto sui mercati finanziari. Con la sterlina in caduta libera e le Borse asiatiche, aperte nel frattempo, che stanno precipitando. Gli europeisti hanno guardato con speranza ai dati in arrivo da Londra e dalla Scozia, ma non sono bastati a capovolgere lo svantaggio accumulato rispetto ai Leave. In effetti, il voto nel municipio della City di Londra, cuore del mondo finanziario britannico, aveva visto affermarsi il Remain al 75% delle preferenze contro il 25% del Leave.

Anche il dato sull'affluenza è sceso rispetto ai conteggi della serata, assestandosi attorno al 72,2 per cento. Un picco dell'84% è stato registrato a Gibilterra, dove ha scelto il Remain il 95,4 per cento (contro un 4,1% che si è espresso per il Leave). Un risultato arrivato nelle prime ore dello spoglio che aveva alimentato gli entusiasmi dei pro-Ue.

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Dalle urne, insomma, sembra uscire l'immagine di un Regno Unito diviso in due. Secondo i risultati disaggregati dello stesso sondaggio di YouGov, il 75% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha votato contro la Brexit, mentre il 61% degli ultra-sessantacinquenni ha votato per uscire dall'Unione europea. Una spaccatura basata non solo sull'età, ma anche sul titolo di studio: il 71% dei laureati ha votato contro la Brexit, il 29% a favore. Chi ha titoli di studio inferiori ha invece votato per il 55% a favore della Brexit e per il 45% per restare in Europa.

E alla luce dei dati attuali, le dichiarazioni rilasciate a caldo dai leader di entrambi gli schieramenti sembrano del tutto superate. Sintomo della errata percezione che del voto sulla Brexit si era creata. "Grazie a tutti quelli che hanno votato per mantenere la Gran Bretagna più forte, più sicura: starà meglio in Europa", aveva twittato subito dopo gli opinion poll il premier britannico David Cameron.
Ma il primo a commentare nel corso di una conferenza stampa era stato Nigel Farage, il leader dell'Ukip, partito euroscettico: "Abbiamo dominato questa campagna elettorale e per questo siamo stati demonizzati. Ma ho stretto molte mani di persone che non vogliono stare in Ue, abbiamo visto che la metà della popolazione non vuole più rimanere. Ora sarà importante quello che accadrà nel resto dell'Europa". Farage ha poi precisato: "L'Ue è destinata al fallimento e prima o poi noi vinceremo questa guerra". Poi ha aggiunto: "La campagna è stata stupefacente, nessuno un anno fa avrebbe detto che il risultato oggi avrebbe potuto essere questo. Ci riprenderemo la nostra indipendenza". Con l'ampliarsi del divario tra i Remain e i Leave, il leader dell'Ukip è tornato a farsi sentire per decretare la vittoria: "E' l'Independence Day".

Anche Boris Johnson, ex sindaco di Londra ed esponente di punta del fronte favorevole alla Brexit, aveva ringraziato gli elettori dopo la chiusura dei seggi. "Grazie alle migliaia di attivisti del Labour che hanno fatto campagna e hanno sostenuto il Remain", aveva scritto invece il leader dei laburisti Jeremy Corbyn su Twitter.

E una lettera firmata da 84 deputati conservatori - due terzi dei quali sono sostenitori della campagna Leave - è stata inviata a Cameron per chiedergli di restare in carica. Tra i firmatari, lo stesso Boris Johnson e Michael Gove. Ma adesso la posizione del premier è davvero in bilico. Farage ha già chiesto a gran voce le sue dimissioni. Anche i laburisti sembrano intenzionati a chiederle. Ammesso che lui non decida di anticiparli, facendo spontanemente un passo indietro.