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Migranti, l'Europa di papa Francesco: "Sogno che migrare non sia un delitto. Ponti, non muri"

Il Premio Carlo Magno ricevuto per il "Suo straordinario impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori". Nella sala regia del Palazzo Apostolico presenti Schulz, Tusk, Juncker, Merkel, Renzi, il re di Spagna Felipe VI. E il presidente della Bce Draghi
 

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CITTA' DEL VATICANO - Ha raccontato un sogno oggi papa Francesco, parlando ai leader europei arrivati in Vaticano per assistere alla cerimonia del Premio internazionale Carlo Magno. Che è stato assegnato al Santo Padre per il suo " impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori". Ha raccontato il sogno di un'Europa che è stata, e che ora non è più.

"Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo", ha detto il Papa. "Sogno un'Europa giovane, capace di essere ancora madre", ha affermato. "Sogno un'Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo". "Sogno un'Europa, in cui essere migrante non sia delitto bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano".

Un discorso infuocato quello del Papa argentino, pronunciato davanti una platea di leader, re, ambasciatori, rappresentanti politici e internazionali di un'Europa che ha definito "stanca". Vecchia, una "nonna, vecchia e sterile" senza più ricordi.  "La creatività, l'ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all'anima dell'Europa", ha affermato il Pontefice. Che poi però, rivolgendosi ai leader presenti, ha aggiunto: "Che cosa ti è successo, Europa?"

Vaticano: papa Francesco riceve il premio Carlo Magno

Francesco ha invocato quella "umanistica, paladina dei diritti dell'uomo, della democrazia e della libertà". "Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?". La domanda è risuonata nella sala regia gremita di chi sta disegnando un destino di muri e barriere. Infrangendo sogni, di migranti, di Papi, infangando il passaggio di uomini in fuga da guerre e disperazione.  Bergoglio ha ricordato antichi ideali ormai, "spenti, e noi figli di quel sogno siamo tentati di cedere ai nostri egoismi, guardando al proprio utile e pensando di costruire recinti particolari". E' ora, ha detto il Papa, che l'Europa si risvegli. "A tal fine ci farà bene evocare i padri fondatori dell'Europa. Seppero cercare strade alternative, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra. Essi osarono cercare soluzioni multilaterali ai problemi che poco a poco diventavano comuni. I progetti dei padri fondatori, araldi della pace e profeti dell'avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri. Sembrano esprimere un accorato invito a non accontentarsi di ritocchi cosmetici o di compromessi tortuosi per correggere qualche trattato, ma a porre coraggiosamente basi nuove, fortemente radicate".

Il Papa ha tentato di risvegliare un sogno comune. Perché "L'identità Europea è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale". "La bellezza radicata in molte delle nostre città", ha detto Francesco, "si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo le differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni". Mentre "l'esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità. Lungi dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità". La chiesa aiuterà, collaborerà, parteciperà, ma l'Europa intanto deve "passare da un'economia liquida, che tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti, a un'economia sociale. Da un'economia che punta al reddito e al profitto in base alla speculazione e al prestito a interesse a un'economia sociale che investa sulle persone creando posti di lavoro e qualificazione" ha continuato Francesco che - citando parole di Giovanni Paolo II - ha indicato alla Ue l'obiettivio di "un'economia sociale di mercato, incoraggiata anche dai miei predecessori". Un passaggio che, ha concluso, "non solo darà nuove prospettive e opportunità concrete di integrazione e inclusione, ma ci aprirà nuovamente la capacità di sognare quell'umanesimo, di cui l'Europa è stata culla esorgente".

Oggi era la quarta volta che il Papa incontrava la Angela Merkel in Vaticano. Ma la cancelliera tedesca non era sola, con lei al Palazzo apostolico sono arrivati i leader europei ad ascoltare, questa volta, la parola di Francesco sui migranti e il suo appello per l'Europa.

Alla cerimonia Matteo Renzi per l'Italia, il re di Spagna Felipe IV, i tre presidenti europei Schulz, Juncker e Tusk. Presenti anche il governatore della Bce, Mario Draghi, e il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi, che hanno ricevuto il Premio Carlo Magno nelle scorse edizioni. Altri capi di Stato (tra i quali il Granduca di Lussemburgo e il presidente della Lituania) e numerosi ambasciatori hanno assicurato la loro presenza.
 
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