Palermo

Città metropolitane, all'Ars passa la norma Delrio

Approvata la modifica alla legge regionale. Adesso i sindaci di Palermo, Catania e Messina saranno automaticamente primi cittadini delle aree vaste. Ma è scontro nel Pd: alcuni renziani votano contro il recepimento della norma nazionale. D'Alia e Raciti: "Abolire voto segreto all'Ars"

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Passa sul filo di lana la norma Delrio che prevede l'elezione automatica dei sindaci di Palermo, Catania e Messina a guida delle aree metropolitane che coinvolgono tutta la provincia. La legge regionale, voluta e sostenuta dal governo e da buona parte della maggioranza, prevedeva un'elezione di secondo grado. Ma questa scelta da un lato era stata impugnata dal governo nazionale, dall'altro rischiava di creare il caos per l'utilizzo dei fondi destinati alle aree metropolitane, investimenti per oltre 800 milioni di euro come risorse già spendibili. Da qui la decisione del presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone di portare subito in aula una norma che recepisce di fatto la legge Delrio in materia con l'elezione automatica dei sindaci dei capoluoghi a guida delle aree vaste metropolitane. L'emendamento Ardizzone alla fine passa per soli 34 voti contro 32 contrari. Un pezzo dei renziani, che sulla carta dovrebbero appoggiare la norma Delrio e le scelte volute da Palazzo Chigi, erano contrari . In particolare l'area che fa riferimento a Luca Sammartino e Valeria Sudano, che da tempo sono in rotta con il sindaco di Catania Enzo Bianco. I due hanno sostenuto il voto segreto, insieme ad altri dem come Paolo Ruggirello, Raffaele Nicotra e Gianfranco Vullo. E nel Pd si apre un caso: "Il fatto che alcuni deputati del Pd abbiano sostenuto la richiesta di voto segreto apre un grave problema politico da discutere nel gruppo e nel partito, le opinioni sono tutte rispettabili, ma ci sono comportamenti scorretti che non possono passare sotto silenzio”,  dice Filippo Panarello, parlamentare regionale del PD.

Sul caso intervengono con una nota congiunta anche l'ex ministro Gianpiero D'Alia e il segretario regionale dei dem Fausto Raciti, che chiedono di abolire il voto segreto all'Ars: "Se non si vuole affossare definitivamente l’Autonomia siciliana, la madre di tutte le riforme è la revisione del voto segreto all’Assemblea regionale siciliana. Per troppo tempo – aggiungono i due  – il ricorso al voto segreto è stato un espediente per affermare piccoli interessi a discapito del bene comune. La votazione odierna sul recepimento della ‘norma Delrio’ è stata l’ultima triste conferma di una pratica mortificante che ci auguriamo prima o poi venga limitata secondo le norme vigenti e le prassi applicative del Parlamento nazionale”, concludono D’Alia e Raciti. "Il Pd è uno - chiarisce Raciti - Non si può parlare nell'ufficialità di riforme e poi in aula comportarsi all'opposto. Su questo occorre un chiarimento politico"

"La maggioranza di fatto non esiste", attacca il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone. Adesso con questa norma i sindaci di Catania, Bianco, Palermo, Leoluca Orlando, e Messina, Renato Accorinti, saranno i presidenti anche delle aree vaste che corrispondono alle rispettive ex province di Catania, Palermo e Messina. 

 "Finalmente la riforma delle Province e' completa: si chiuda una fase segnata da troppe incertezze, adesso inizia nuova stagione per i sei Liberi Consorzi e per le tre Citta' Metropolitane". Lo dicono Alice Anselmo e Giovanni Panepinto, presidente e vicepresidente del gruppo PD all'Ars, a proposito del voto con il quale l'Ars ha recepito la 'norma Delrio' sui sindaci metropolitani.
"Un risultato - proseguono Anselmo e Panepinto - al quale abbiamo lavorato da tempo e che assicura certezza amministrativa e garanzie per i dipendenti. Ora tocca allo Stato erogare le risorse destinate agli enti di area vasta"

Soddisfatto Ardizzone: "Finalmente otteniamo questo grande risultato. Sono convinto che adesso tre grandi città insieme alla Regione possano spingere di più sul Governo nazionale per avere quello che ci spetta, che ci è dovuto. E' stato anche importante il dibattito d'Aula. Sono dispiaciuto che siamo arrivati in ritardo, ma alla fine è prevalsa la buona politica anche nel gioco delle parti".