Brasile 2014

(afp)

Germania o Argentina, è la notte della Coppa

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RIO DE JANEIRO. Col più classico dei duelli del calcio, quello tra il Sudamerica più geniale e nostalgico rappresentato dall’Argentina di Messi e l’Europa più efficiente e concreta incarnata dalla Germania di Müller, la ventesima coppa del mondo si assegna stasera alle 21 italiane, 16 locali) sul sacro prato del Maracanã, dove fu già attribuita la quarta all’Uruguay, con lo storico pianto del popolo brasiliano. Stavolta le lacrime sono sgorgate in anticipo per lo schiaffo della Germania, che ha annichilito la Seleçaõ. E in questo Mondiale iconoclasta ha perso ogni sacralità perfino il prato suddetto. Sei partite, con le canoniche sedute di rifinitura, lo hanno stressato e spelacchiato come l’illustre cugino di Wimbedon alla fine del torneo. Così ieri Löw, il ct della Germania in versione giardiniere, si è accucciato a tastarlo con una certa preoccupazione, prima di dirigersi per l’ultimo allenamento verso il Sao Januario, lo stadio del Vasco de Gama scelto dalla Fifa come surrogato. Analoga procedura ha seguito il suo collega argentino Sabella.

La pioggerellina prevista dovrebbe attenuare il problema. Però, dato l’equilibrio tattico annunciato, i piccoli particolari possono decidere la terza finale della storia tra le due squadre (una vittoria per una). I giocatori vi sono arrivati esausti, dopo un mese di sfide, di lunghi spostamenti e di sbalzi climatici. Può rivelarsi determinante la forma fisica, insondabile: la Germania si è riposata complessivamente di più. L’Argentina ha viaggiato di meno. Il clima del Brasile, in senso non atmosferico, resta un’incognita. Gli argentini, che hanno invaso Rio, confidano nel fatto che lo spirito di fratellanza sudamericano prevalga sulle ataviche rivalità tra i due paesi e che il 7-1 inflitto dai tedeschi alla Seleçaõ cancelli nella folla brasiliana ogni tentazione di solidarizzare coi tedeschi. I quali sono invece sicuri di essersi guadagnati molte simpatie grazie alla campagna di marketing e soprattutto al gioco.

In effetti la Germania, col Brasile, è stata impressionante. «Ma non è il parametro giusto», ammonisce Loew, introducendo la questione tattica principale: l’Argentina non fa tirare in porta gli avversari. Dal suo punto di vista, una soluzione esiste. «Esprimere tutto il nostro potenziale. Avere pazienza. Ricordarsi che l’Argentina non è solo Messi. Se ci riusciamo, abbiamo buone probabilità di vincere. Siamo una squadra matura, ma giovane: il ciclo può essere ancora lungo. Il titolo sarebbe una tappa del cammino, non il punto d’arrivo ». Tradotto in schemi, Löw intende attaccare senza scoprirsi, sorvegliare Messi col trio Schweinsteiger-Khedira- Hummels e innescare il più spesso possibile le micidiali triangolazioni tra Müller e Kroos.

Il punto di vista di Sabella è più tormentato: la disfatta di 4 anni fa in Sudafrica nei quarti (4-0 e divorzio da Maradona ct) potrebbe creare insicurezza nei non pochi reduci. «Ma io non c’ero. Nel frattempo siamo diventati più difensivi. In questo Mondiale siamo cresciuti via via, coprendo meglio le fasce». Il dubbio di formazione è se reimmettere subito in squadra la classe di Di Maria - guarito a tempo di record (8 giorni) da un infortunio muscolare e così desideroso di giocare da avere affittato un charter per familiari e amici - oppure ritardarne l’impiego, per non correre il rischio di bruciarsi subito un cambio come l’Atletico Madrid di Simeone con Diego Costa nella finale di Champions. «Deciderò all’ultimo momento», fa sapere Sabella, soddisfatto dell’assetto più coperto, con Perez e Lavezzi tornanti.

Il nodo è ovviamente Messi, il “desequilibrador”. Gli verrà chiesto di non indulgere alla tentazione del favoloso slalom da metà campo, ma di cercare l’uno-due con Higuain o l’apertura improvvisa per Lavezzi e di abbandonarsi soltanto alle soglie dell’area al suo pezzo forte, l’incursione in velocità. Lo studio della Germania, solida centralmente con Schweinsteiger davanti alla difesa, ne ha rivelato un unico punto debole: la copertura delle fasce, proprio dove l’Argentina raddoppia volentieri. Löw ha scherzato sugli eventuali rigori, togliendosi dalla tasca un bigliettino con le finte istruzioni. Sabella non ha scherzato per nulla, tanto meno sulla presunta intenzione di lasciare la Selecciòn a Martino, in attesa di Simeone. «E’ un argomento irrilevante, di fronte all’importanza di questa finale. Serve la partita perfetta. Alla squadra parlerò del senso di appartenenza. La vittoria darebbe entusiasmo e slancio a tutto il calcio argentino». Arbitra Rizzoli. Sono brandelli d’Italia, ora che Prandelli è altrove.