Politica

Riforme, da lunedì sedute notturne al Senato. Renzi: "Se non passano si vota"

La conferenza dei capigruppo ha deciso di estendere le sedute dalle 9 di mattina a mezzanotte. Per ora niente 'ghigliottina'. Il premier attacca: "Faremo le riforme nonostante ci sia chi vuole ostruire percorso". Grillo: "Mussolini meno sfacciato di Renzi". Napolitano: "Non si agiti spettro autoritarismo"

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ROMA - La riforma del Senato è sempre più impantanata a Palazzo Madama, intrappolata nell'estenuante dibattito parlamentare sui quasi 8mila emendamenti presentati da opposizioni e dissidenti. Dopo l'allarme lanciato dal capogruppo Pd Luigi Zanda, secondo il quale "con questo ritmo il provvedimento non potrebbe essere completato nel suo esame nemmeno entro il 2014, la fine di quest'anno", la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha deciso di procedere con sedute ad oltranza (dalle 9 a mezzanotte) a partire da lunedì 28 luglio fino all'approvazione del provvedimento. L'obiettivo, come dichiarato da Zanda, è quello di approvare il testo sulle riforme prima della pausa di ferragosto. Più pessimista il relatore Roberto Calderoli che, alla domanda se l'ok al provvedimento possa arrivare entro l'estate, ha affermato: "Più facile che ci sia il voto a novembre...".

IL RETROSCENA RENZI: "SE NON PASSANO LE RIFORME SI TORNA A VOTARE" di G. DE MARCHIS

Per ora non è stato disposto nessun contingentamento dei tempi né la temuta 'ghigliottina' di cui si era parlato con insistenza in mattinata e che era apertamente osteggiata da Lega e M5s. Proteste rumorose dell'Aula del Senato alla notizia delle sedute a oltranza della prossima settimana. Mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso, leggeva il nuovo calendario sono arrivati dai banchi dell'emiciclo boati di disapprovazione.

Sulle riforme è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, nel corso della cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell'Associazione Stampa Parlamentare al Quirinale, ha ammonito: "Non si agitino spettri di insidie e macchinazione di autoritarismo" sulla riforma del Senato. E chiede di "superare l'estremizzazione dei contrasti" nella "espressione del dissenso" sulle riforme. Intanto Beppe Grillo tuona dal blog contro le riforme e l'Italicum: "Analogie tra il 1924 e oggi, esito potrebbe essere la dittatura".

Il dibattito in Aula. In mattinata il dibattito era proseguito senza particolari scossoni, anche se non erano mancati malumori nelle fila della maggioranza per l'impasse nel dibattito e sulla strategia da seguire per superare l'ostruzionismo dell'opposizione. In Aula è arrivato l'appello del capogruppo Ncd Maurizio Sacconi: "Per superare le divisioni serve un'inizia politica di Renzi", per arrivare ad "un consenso più ampio che comprenda anche il punto dell'elettività del senato". Mentre il relatore del ddl Roberto Calderoli ha auspicato una pausa per "mettere nero su bianco" le riflessioni svolte durante il dibattito in aula e "confrontarsi con il governo" sulle possibili modifiche ai primi due articoli della riforma istituzionale.

Ieri è terminata in Aula la discussione generale: il ministro Maria Elena Boschi ha difeso il testo uscito dalla Commissione Affari costituzionali definendo "vittima di un'allucinazione" chi parla di "svolta autoritaria". Parole che hanno provocato la reazione delle opposizioni, in particolare del M5s, che hanno contestato il ministro dai banchi di palazzo Madama.
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Renzi contro l'ostruzionismo. Il premier Matteo Renzi, tornato questa notte da un viaggio istituzionale in Africa, non intende arretrare di fronte all'ostruzionismo delle opposizioni: "Faremo le riforme nonostante ci sia chi vuole ostruire percorso. Il governo è impegnato a testa alta e viso aperto per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati" ha detto a Palazzo Chigi in occasione della firma di 24 progetti di investimento. Ed ha aggiunto: "Le immagini di qualcuno che vuole bloccare, fermare, ostruire il cammino delle riforme sono le immagini di chi pensa che si possa continuare così com'è. Per cambiare l'Italia bisogna fare le riforme e le faremo". Su Twitter il premier è ancora più duro contro gli oppositori: "#Mentreloro fanno ostruzionismo per provare a bloccare il cambiamento, noi ci occupiamo di posti di lavoro". E su Facebook spiega meglio: "È proprio vero: i politici non sono tutti uguali. Da un lato chi con l'ostruzionismo prova a bloccare l'Italia e le riforme chieste dalla maggioranza dei cittadini. Dall'altro chi si occupa di creare posti di lavoro e pensa alle famiglie, offrendo una speranza per l'Italia di domani. Avanti, senza paura".
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Il timore di Palazzo Chigi è che il dibattito sulle riforme possa andare per le lunghe e l'approvazione finale possa arrivare addirittura a settembre. E poi c'è il pericolo del voto segreto dietro il quale potrebbero rifugiarsi i franchi tiratori. Ieri sono state presentate già diverse richieste in merito (da parte di Sel, M5s e dei dissidenti Pd Mineo e Tocci), anche se la decisione finale spetta al presidente del Senato Pietro Grasso.

SCHEDA/ COME SARA' IL NUOVO SENATO

Sottosegretario Pizzetti: "ghigliottina non sarebbe uno scandalo". L'ipotesi di un rinvio è esclusa con forza dal sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti (Pd): "Vogliono rinviare tutto a settembre, far chiudere l'Aula ad agosto con la riforma a metà strada. Lo impediremo con tutte le nostre forze. L'ostruzionismo è legittimo, ma è altrettanto legittimo, nel pieno e rigoroso rispetto dei regolamenti e delle procedure parlamentari, usare gli strumenti che consentono di arrivare al voto in tempi ragionevoli - ha detto in un'intervista ad Avvenire -. Se le cose continuassero così la ghigliottina non sarebbe uno scandalo. In ogni caso valuteremo prima altri interventi, ad esempio un'attenta valutazione degli emendamenti da bocciare, in modo da farne decadere altri a catena e ridurre il numero delle votazioni".

Grillo attacca Renzi: "Mussolini meno sfacciato". Il dialogo tra il M5s e il Pd sembra ormai destinato ad arenarsi, dopo le aperture registrate nell'incontro di giovedì scorso. Oggi Beppe Grillo dal suo blog lancia un durissimo attacco al premier Renzi con un allarme dittatura nel post dal titolo "Da Matteotti a Di Matteo? #lanuovadittatura". "La storia non si ripresenta mai uguale - si legge sul post - ma tra l'Italia di oggi e quella del 1924, anno del rapimento e omicidio di Giacomo Matteotti, esistono molte e impressionanti analogie. L'esito potrebbe essere lo stesso, la fine della democrazia, con al posto del fascismo, un sistema che comprende tutte le forze del paese che vogliono conservare i loro privilegi e tenere a distanza di sicurezza la volontà popolare: criminalità organizzata, piduisti, istituzioni deviate, partiti".

Nel testo arriva la stroncatura dell'Italicum, la legge elettorale frutto del patto tra maggioranza e Forza Italia: "La legge elettorale fascista Acerbo fu sicuramente più rappresentativa del corpo elettorale e rispettosa della democrazia dell'italicum di Renzie e del noto pregiudicato". Infine l'affondo: "Dalla vittoria alle politiche del 2013 del M5s stiamo assistendo a una controriforma senza che vi sia stata una riforma o un Martin Lutero, neppure Mussolini ebbe la sfacciataggine del trio napolitanorenzieberlusconi". Nel post viene tracciato un parallelo tra le parole del Pm Nino Di Matteo, che sabato scorso, in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, aveva denunciato "i tentativi finalizzati a ridurre l’indipendenza dei magistrati", a quelle del deputato socialista Giacomo Matteotti, che nel suo ultimo intervento alla Camera il 30 maggio 1924, prima di essere assassinato, aveva denunciato il regime fascista e la validità delle elezioni. "Da Matteotti a Matteo. Oggi per imporre la dittatura la forza non è più necessaria, bastano le cosiddette riforme..." si legge sul blog.
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