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Gino Paoli compie 80 anni: "Sono un uomo fortunato, non ho mai avuto padroni"

Il cantautore non ama le celebrazioni. Meglio gli aneddoti: "Mi hanno chiesto di fare da testimone a una convention di geriatri. Mi sono trovato su una cattedra davanti a questi professoroni. Ho detto: praticamente ho bevuto per vent'anni una bottiglia di whisky al giorno, mi sono sparato, fumo come un pazzo, e sto qua. Quindi per me è solo questione di culo. Erano allibiti"

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Le celebrazioni, per Gino Paoli, sono qualcosa di lontano e poco comprensibile. Anche se si tratta dei suoi 80 anni, vissuti del resto, come se niente fosse, che è sicuramente il modo migliore per viverli. "Sembra che sia una notizia straordinaria, almeno a giudicare dal fatto che tutti mi cercano per questo" commenta con disincanto. A dirla tutta sembra che non gliene freghi poi più di tanto. "Mi conosci, non sono come gli altri, non ho mai sentito queste scadenze come giri di boa. Per me ogni giorno è un giro di boa, ogni mattina rinasco. La mia sensazione è quella di essere stato sempre un provvisorio e questa sensazione di provvisorietà mi segue da quando ho aperto gli occhi, e non cambia con gli anni. Il tempo e lo spazio sono invenzioni degli uomini, ma non mi riguardano molto". Ma neanche una festicciola, un "tanti auguri", una candelina... "Tutte le volte dico a mia moglie: facciamolo passare poi i figli, i parenti, alla fine sì, non mi dispiace perché è un'occasione per stare insieme, e con una famiglia sparpagliata è bello ritrovarsi".
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Di sicuro non è da solo, anche Leonard Cohen è nato quasi nel suo stesso giorno. Lo sapeva? "Sì, beh, me l'hanno fatto scoprire, in questi giorni, ottant'anni fa era nata un bel po' di gente: Ray Charles, Sophia Loren, Brigitte Bardot, senza contare Ornella". Eppure quegli anni ci sono, e sono tanti. Qualche pensiero dovranno pur provocarlo, o no? "Sì, certo, ma io non ho rimpianti, non ho scadenze, non ho bilanci da fare. Li faranno gli altri casomai, per me. Ho detto a tutti che ho un solo rimpianto, quello di aver perso delle persone, e di non aver avuto abbastanza tempo da passare con loro. Mi mancano gli amici che se ne sono andati. È l'unica cosa che mi pesa dell'età. Questo è il brutto. Non ho paura della morte ho paura della morte degli amici".

Molti, superata una certa soglia d'età sentono la difficoltà a vedere la vita come una possibilità di ulteriori progetti, in tutti i sensi. Ma Paoli è ancora attivissimo, e sembra che neanche questo sia vissuto come un problema. Da un certo punto di vista non sembra diverso da come era venti o trent'anni fa. "Io vivo come se il mio giorno fosse il primo e l'ultimo. Ho sempre vissuto questa provvisorietà. Lo dico sempre a mia moglie: guarda siamo provvisori, tutto lo è, tutto è mutevole. L'unica cosa che posso dire è che ho avuto un gran culo, ho fatto quello che volevo, sempre, non ho mai avuto padroni. Non ho mai fatto nulla che non volessi fare, non ho mai venduto me stesso, non devo niente a nessuno. C'è stato un famoso titolo quando morì Leo Ferrè, un giornale se ne uscì titolando 'né Dio né maestri', ma era una pessima traduzione, in originale era 'né Dio né padroni'. Lo stesso è per me". Ma almeno un dialogo, con Dio, lo avrà a breve. Incontrerà monsignor Ravasi per un dialogo pubblico sui massimi sistemi. "Sì, è vero, me lo ha chiesto lui. Ma mi fa molto piacere, lo trovo di grande interesse, perché lui è uno che vuole discutere. Magari lo intitoleranno 'il diavolo e l'acquasanta' ma va bene così. Di solito il prelato vuole insegnarti, ma sulla discussione sono sempre d'accordo, e del resto ho avuto amicizie profonde con preti, vedi Don Gallo. Appunto, quando dicevo che ho avuto la fortuna di incontrare uomini e donne che mi hanno arricchito...".

Paoli è ironico, vitale, disincantato, appassionato, coerente, incorruttibile, poetico, com'è sempre stato per tutta la sua straordinaria esistenza, e forse questo è un valore che lui e pochi altri sarebbero in grado di insegnare. "Senti questa: l'altro giorno sono stato invitato da mio cognato a una convention internazionale di geriatri. Mi hanno chiesto di fare da testimone e mi sono trovato su una cattedra davanti a questi professoroni. Ho detto: praticamente ho bevuto per vent'anni una bottiglia di whisky al giorno, mi sono sparato, fumo come un pazzo, e sto qua. Quindi per me è solo questione di culo. Erano allibiti".