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CINEMA

Ettore Scola, una vita nel cinema: arriva in sala "Ridendo e scherzando"

Esce (l'1 e il 2 febbraio) il documentario realizzato dalle figlie Paola e Silvia Scola. Il regista si racconta: un viaggio fra ricordi, aneddoti, memorie private, in compagnia di Pif. Al film un Nastro d'argento speciale assegnato dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici

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"Due cose mi ricordo: la risata di Totò a certe stronzate che avevo scritto e Metz che disse ' principe, questa è del giovane Scola'". Le "stronzate" sarebbero quelle contenute nella lettera scritta dai fratelli Capone in Totò Peppino e la malafemmina, 1956, quella - per capirci - della grande morìa delle vacche. Il "giovane Scola" lo racconta il vecchio Scola ma questo è solo un dettaglio, un passaggio nel mare di ricordi, aneddoti, citazioni, memorie pescate in una vita ricca, in una carriera da gigante, quella che scorre sullo schermo in Ridendo e scherzando. Ritratto di un regista all'italiana, scritto e diretto da Paola e Silvia Scola, le figlie, con "l'intento di fare un documentario da ridere - spiegano - e raccontare Ettore Scola cercando di usare la sua chiave, quella del suo cinema, parlare cioè di cose serie senza farsene accorgere, facendo ridere". Presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2015, Ridendo e scherzando arriva in sala l'1 e il 2 febbraio, a meno di un mese dalla scomparsa del regista. Le interviste rilasciate nel corso della vita, i brani dei film "e quello che ci ha voluto dire dal vivo senza mai ricorrere a interviste ad altri che parlino di lui - spiegano ancora le autrici - una sorta di auto-racconto che lui mai avrebbe fatto, dati la sua timidezza, il pudore e il disagio a parlare di sé, ma che abbiamo potuto fare noi che lo conosciamo abbastanza da poterlo sia celebrare sia prenderlo un po' in giro". Di Ridendo e scherzando, prodotto da Palomar e Surf Film e in sala con 01 Distribution, Repubblica.it vi propone in anteprima i quattro minuti iniziali - ma al cinema, si sa, è tutta un'altra storia (e qui c'è la lista delle sale).
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Non l'avrebbe mai fatto, dicono le figlie. E infatti a tirargli fuori racconti e ricordi (e un po' anche vittima sacrificale delle sue battute, del suo sarcasmo) c'è Pif, Piefrancesco Diliberto, che lo accompagna nel percorso e fa da intervistatore, narratore, lettore, agiografo, guida, spalla. Il set è - manco a dirlo - una sala cinematografica, quella del Cinema dei Piccoli a Villa Borghese, Roma, a pochi passi da quella Casa del Cinema dove pochi giorni fa gli amici lo hanno salutato per l'ultima volta.  Intanto l'SNGCI, il Sindacato nazionale giornalisti cinematografici, annuncia che al documentario va un Nastro d'argento speciale: “E’ il nostro modo per ricordare con affetto, ancora una volta, Ettore Scola al quale, con questo riconoscimento, faremo un omaggio proprio in apertura della serata del 25 febbraio prossimo, alla Casa del Cinema dove saranno consegnati i premi ai migliori documentari dell’anno”  spiega a nome del direttivo Laura Delli Colli, presidente del Sngci. “Il Nastro al film di Paola e Silvia Scola, che fa comunque parte della selezione finale dei migliori, è la conferma del nostro sincero apprezzamento e un riconoscimento all’avventura familiare, agli amici che l’hanno sostenuta e al valore, oggi due volte speciale, di questo piccolo film girato con amore e grande cura, da una coppia di registe che - pur con il ‘rinforzo’ di un intervistatore imprevedibile e originale come Pif - certo, non hanno avuto gioco facile nel raccontare senza retorica e con molta leggerezza un padre come Ettore Scola, che nel film si racconta, divertito, in un’ultima foto di gruppo, preziosa e indimenticabile”.
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In Ridendo e scherzando Pif accenna spunti, curiosità, suggestioni, sullo schermo scorrono le immagini dei film ai quali lavorò da scenegiatore e i Super8 di famiglia o i video delle occasioni pubbliche, accanto agli amici-colleghi. Le foto in bianco e nero del suo matrimonio con Gigliola e Alberto Sordi testimone di nozze ("più che un comico, era un 'irritatore'"), Vittorio Gassman che parla di lui dicendo che "prima di fare il regista da par suo ha scritto anche... cito solo Il sorpasso che è certamente una 'pietra emiliana' della mia carriera...", Scola che davanti alle immagini di Dino Risi dice "a lui debbo il dono, che spero di avere in parte, della leggerezza, della levità", De Sica "un signore bello, elegante, sussurrava delle cose in un megafono, una sorta di demiurgo fuori campo che faceva accadere cose che vedevo, che si vedevano".
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C'è la sua "giornata particolare", "avevo sette anni, partecipai all'adunata con mio padre e mio fratello, lui era già balilla io invece ancora figlio della lupa, mia madre restò a casa", come resterà a casa Sophia Loren e poi andrà a stenedere le lenzuola in terrazza con Marcello Mastroianni, "un grande amico - rammenta il regista - con il quale ho fatto la metà dei miei film, non smetterete di scoprire il segreto della sua essenza di attore, la magia della sua rara semplicità". La semplicità degli uomini e delle donne ritratti in Brutti sporchi e cattivi, con Pasolini che "avrebbe dovuto fare una video-prefazione al film, ma lo ammazzarono durante l'ultima settimana di riprese".

L'amore, e la bellezza delle donne: Monica Vitti in Dramma della gelosia o la bruttezza, anche, come quella di Fosca/Valeria d'Obici che però rivendica il diritto a vivere la propria Passione d'amore, quella che invece Vittorio Gassman /Gianni nega alla povera Elide /Giovanna Ralli in C'eravamo tanto amati di cui nel documentario scorrono anche delle foto scattate sul set, durante le pause di lavorazione. Così come prezioso è un filmino privato, girato durante un pranzo con Massimo Troisi, "era un vero intellettuale, contro la retorica e il luogo comune - dice Scola - e poi la grande simpatia, quel ruolo così incerto, fra noi, di padre-figlio: certe volte era lui il padre e io il figlio perché aveva questa dolcezza e quest'intelligenza dei sentimenti, sapeva collocare un sentimento rispetto a un altro". Difficile gestirli, i sentimenti, di fronte a immagini che hanno segnato la vita di molti, raccontato la storia di tutti. Senza retorica, sempre rigorosamente ridendo e scherzando.